La zona grigia dell'aridità umana di Lorenzo Mondo

La zona grigia dell'aridità umana PANE AL La zona grigia dell'aridità umana H1SSA' se i due imputati per l'omicidio di Marta Russo conservano, dagli anni del liceo, qualche nozione di mitologia greca. Chissà se hanno riflettuto su! nome della loro accusatrice: Alletto con una elle in meno, Aletto, è una delle Furie che inseguivano e tormentavano senza requie gli autori di crimini particolarmente efferati. Strana Furia in verità questa Gabriella Alletto, quasi un refuso. Prima piange e si dispera, giura sui propri figli di non sapere nulla del delitto; e poi ammette di essere stata testimone, nell'aula sei di Filosofia del Diritto, di quello sparo fatale. Non sappiamo se, con la sua aria dimessa appena stralunata dall'ansietà, si manterrà ferma sulla sua ultima deposizione, chiave di volta del castello accusatorio; oppure se farà un passo indietro e ritratterà. A troppi colpi di scena ci ha abituati questo processo. Ma qualunque cosa decida di fare, lascia esterrefatti la sua, come dire, primitiva amoralità. Sostiene infatti di avere negato tutto perché sperava di proteggere se stessa e la propria famiglia da fastidiose conseguenze: trascurando il sangue di una giovane donna che chiedeva giustizia. Tanto da lasciar sospettare che, per la sua stessa tranquillità insidiata dagli inquirenti, sia disposta a distruggere la vita dei due giovani che si trovano oggi alla sbarra. E' sempre lei, del resto, che non intervenne a scagionate un primo indiziato, il bibliotecario Zingale, affermando clie non ne sentiva hi necessità: in fondo, non era neanche un suo parente. "Non sono fatti miei», è il ritornello che cadenza le sue confessioni. Vien da pensare che, accanto alla banalità del male, e ad essa intrecciata, ci sia anche una banalità del bene, dei buoni sentimenti familiari. Di fronte a questa elementare irremovibilità, foriera di tanti ondeggiamenti, si giustifica forse l'eventuale ruvidezza I dei magistrati intesi ad accertaI re una difficile verità. Ma il di¬ scorso si allarga e incupisce, quando da più parti si chiama in causa, per allusioni e chiare denunce, l'indifferentismo e perfino il clima «omertoso» della Facoltà. Quasi si temesse che il rumore suscitato dal delitto compromettesse la rispettabilità dell'istituzione accademica. Gli addebiti vengono respinti con indignazione. Esigono in ogni caso l'onere della prova. Troppo generici, si prestano a essere tacciati di illazioni indebite e vaneggiamenti. Resta il fatto che qualcuno, presumibilmente, ha visto e sentito, è in grado di alleggerire la posizione di Scattone e Ferraro o di inchiodarli alla loro responsabilità. Chi ha ucciso Marta Russo si trovava all'Università di Roma in un'ora di punta, con professori", studenti, impiegati, uscieri: non in un confuso sommovimento di piazza, non in un capanno solitario per la posta alla selvaggina. Sembra credibile che la zona grigia dell'ottusità morale si estenda ben al di là degli umori instabili di Gabriella Alletto, chiamata indebitamente ,i rappresentarla. Sono queste comparse occulte, e le loro motivazioni, che aggiungendosi all'apparente gratuità del delitto rendono così illuminante, nelle sue oscurità, il processo. Ne tanno lo specchio di una diffusa, sconfortante aridità. Certo, l'omicidio come frutto di irresponsabile bravata o gioco perverso; ma anche il silenzio di chi assiste impassibilmente, senza pagare biglietto, a un dramma che non ammette repliche. Chele Furie, quelle vere, possano costringerli a ritrovare un minimo di umana diunità. Lorenzo Mondo dj

Persone citate: Aletto, Ferraro, Gabriella Alletto, Marta Russo, Scattone