In 10 anni cacciatori dimezzati

In 10 anni cacciatori dimezzati Oggi via alla stagione In 10 anni cacciatori dimezzati ROMA. La caccia si apre oggi per 900.000 doppiette, dopo le preaperture del 2 e 6 settembre, e già infuriano le polemiche. Un copione già visto. La Lav, Lega antivivisezione, punta il dito contro «caccia selvaggia» e «i calendari venatori regionali, frutto di un'arrogante politica filovenatoria», chiedendo al governo «il commissariamento delle regioni trasformatesi in repubbliche autonome delle doppiette». Una di queste sarebbe la Sicilia, almeno secondo quanto sostiene il Lav, perché lì «non si è esitato a varare leggi e decreti incostituzionali che permettono di sparare su ogni specie». Un'«idonea vigilanza» e un invito ai cittadini «perché denuncino tutte le situazioni di illegalità». Lo chiede invece «Oikos protezione ambientale», mentre il Wwf dice che grazie ai milioni di cartucce sparati da oggi fino a gennaio, nel nostro Paese ci ritroveremo con 25.000 tonnellate di pallini, almeno 4 etti di piombo a testa. E' una media che il Wwf spiega di aver calcolato in base al numero dei cacciatori sparsi sul territorio. Arci-Caccia assicura invece ai «compagni della natura» un'attività di sostegno «ad una campagna sempre più viva e vissuta», nel rispetto «del lavoro degli agricoltori». Anche le risorse dei cacciatori vanno impiegate a difesa di «fauna e ambiente» scrive in una nota l'associazione, invitando i propri iscritti a sostenere l'iniziativa di Legambiente «Puliamo il mondo». Dai dati di una ricerca dell'Eurispes si rileva comunque che i cacciatori in Italia sono una «razza in via di estinzione». I «superstiti» sarebbero circa 900 mila (erano 1 milione e 480 mila nel 1989). Inoltre attorno a loro si muove un mondo del lavoro di 50 mila persone tra occupati nella produzione di beni e servizi legati all'attività venatoria e altre 11 mila persone impegnate nell'indotto. Ne consegue che questi ultimi «esemplari» (in 7 anni sono diminuiti del 41%) dovrebbero godere forse di una maggior tutela. Se non altro per l'impatto economico delle attività che si muovono intorno alla caccia: circa 6 mila miliardi l'anno. Da segnalare ancora che sembra ora conclusa la lunga fase discendente che ha riguardato negli ultimi anni il fenomeno venatorio, in Italia come nel resto d'Europa. Così come sembra finita l'emorragia dei lavoratori impegnati nel settore. Dal '94 ad oggi l'occupazione diretta e indotta nella produzione di armi sportivo-venatorie è cresciuta dell'1,6%. In crescita anche le aziende faunistico-venatorie a tutela dell'ambiente, volute dalla legge del '92, che coprono ormai un'area di 1,2 milioni di ettari con un aumento di circa il 5,5% l'anno. Osservando un po' più da vicino il cacciatore si scopre che il 71,3% risiede al Centro-Nord, mentre il rimanente 28,7% vive nelle regioni del Mezzogiorno. Più numerosa risulta la presenza di cacciatori nelle regioni di antica tradizione venatoria. Innanzi tutto la Toscana (15,6% sul totale), la Lombardia (11,7%) e il Lazio (8,8%), mentre l'Umbria è la regione con il maggior numero di cacciatori rispetto al totale dei residenti. Infatti ha un rapporto di 55 cacciatori ogni mille abitanti, seguita dalla Toscana con 38 cacciatori ogni mille abitanti e dalla Sardegna (30/1000). [Ansai

Luoghi citati: Europa, Italia, Lombardia, Roma, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria