Berlusconi: cambiamo la legge elettorale
Berlusconi: cambiamo la legge elettorale Riparte il dialogo per la riforma. Indagine sulla corruzione: la Lega potrebbe votare no Berlusconi: cambiamo la legge elettorale D'Menta-, devo essere più prudente, ma si può tentare ROMA DALLA REDAZIONE La legge elettorale la vogliono veramente riformare quasi tutti, soprattutto per evitare che si tenga il referendum proposto da Mario Segni e, successivamente, da Antonio Di Pietro. Cosi si intensificano ammiccamenti e sussurri per tentare di trovare un accordo tra Polo e Ulivo mentre le parti continuano a darei legnate su tutti gli altri argomenti in campo. A cominciare dalla commissione parlamentare di inchiesta su Tangentopoli, che sarà messa ai voti alla Camera mercoledì. Commissione che il Polo vuole, ma l'Ulivo rifiuta, anche se con alcuni dubbiosi (Verdi, dimani, socialisti). E' una situazione schizofrenica e imbarazzante per i protagonisti, a cominciare da Berlusconi che fece fallire la commissione per le riforme. Ora il presidente di Forza Italia pare, invece, il più interessato ad approvare la riforma elettorale. «Non si può andare avanti con la legge elettorale attuale - ha detto ieri - e siamo disposti a sederci attorno ad un tavolo per trovare un sistema che abbia ima maggioranza allargata. Certo è che la nostra proposta rimane il doppio turno di coalizione. Anche con An c'è l'accordo. Vedremo se ci sono proposte di compromesso che possano migliorare la legge esistente». E il partito di Fini conferma (per bocca di Publio Fiori) che «una legge elettorale può essere fatta in quindici giorni con legge ordinaria». An pone come condizione che non si discuta per introdurre l'ele¬ zione col doppio turno «di collegio» (che piace ai Ds). «Non pessimo accettare il doppio turno di collegio perché penalizzerebbe il centro-destra» confessa Pierferdinando Casini, segretario del Ccd. Replica pronto Massimo D'Alema. leader Ds: «Sui dialoghi con Berlusconi sono un po' prudente, visto come è andata l'ultima volta». Ma lascia aperto il discorso: «Noi abbiamo avanzato una proposta di riforma elettorale; c'è una base di discussione. In Parlamento si può fare tutto». Visto il clima favorevole, i Popolari rilanciano proponendo di cogliere l'occasione per razionalizzare l'intrigo di sistemi elettorali con i quali votano gli italiani. Luciano Violante sta lavorando attivamente perché un accordo si trovi. E ieri il presidente della Camera esortava: «Visto che la riforma elettorale è l'unica cosa sulla quale si può lavorare insieme con l'opposizione, che la si faccia. Ma la maggioranza deve assumersi le sue responsabilità». Il presidente del Senato, Nicola Mancino, sembra invece scettico: «Può darsi che il discorso elettorale possa essere ripreso, ma già si sentono tuoni e lampi. Facciamo le riforme propone - vediamo quale è l'ordina¬ mento approvato dal Parlamento e poi parleremo di riforme elettorali». Di fronte all'attivismo dei due poli, Elio Veltri (Italia dei valori) commenta che «è partita la corea per evitare il referendum sulla legge elettorale. Però si inizia male». Bisogna approvare la proposta di riforma col doppio turno di collegio chiesta da 350 mila cittadini e depositata al Senato, spiega Veltri. Muro contro muro, invece, il 23 a Montecitorio, quando sarà messa ai voti la proposta del Polo per una commissione di inchiesta su Tangentopoli. I due poli dovrebbero fronteggiarsi compatti: i berlusconiani per il sì e gli ulivisti per il no. I dubbiosi dell'Ulivo, infatti, cominciano a ripensarci. Staiano, di Rinnovamento italiano, infatti, parla di im sì alla commissione a condizioni che il Polo ha detto che non accetterà («nessuna azione inquisitoria nei confronti dei magistrati»). Se si vuole strumentalizzare il voto, spiega Staiano, è inutile ricordare che tra Berlusconi e Prodi, noi scegliamo Prodi». Fermi sul sì, invece, i socialisti di Boselli che smentiscono di avere dei dubbi. Altalena tra i cossighiani dell'Udì-. In mattinata Mastella e Buttiglione avevano annunciato il voto assieme al Polo. A sera Francesco Cossiga, fondatore del partito, li ha contraddetti: «Io non voterei a favore dell'istituzione della commissione». Così Mastella ha ripiegato sul voto libero, per libertà di co- scienza. Che farà la Lega? Sinora, il Carroccio non si è mai espresso, né contro né a favore (pur essendo calcolata tra le forze politiche schierate per il sì e quindi con il Polo). Ma ora il leghisti sembrano molto più tiepidi nei confronti dell'organismo diventato la «bandiera» del centro-destra; interpellato sulle intezioni di voto del Carroccio, Roberto Maroni ha risposto con un laconico: «Vedremo, vedremo...». E se la Lega si schierasse per il no, molto difficilmente la Commissione vedrebbe la luce. La prima volta del senatore a vita alla Festa dell'Unità di Bologna «Meglio col Prc che con Borrelli» Massimo D'Alema e Silvio Berlusconi in un recente incontro I due leader tornano protagonisti del confronto sulle riforme
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