Battaglia per Daimler Benz-Chrysler

Battaglia per Daimler Benz-Chrysler Battaglia per Daimler Benz-Chrysler La megafusione passa, piccoli azionisti all'attacco bonn NOSTRO SERVIZIO Il preannunciato e «storico» matrimonio industriale del secolo ha passato il vaglio dei numerosi «apparenti» minori dei due sposi, vale a dire gli azionisti del gruppo tedesco Daimler-Benz e della corporation americana Chrysler. Ma mentre a Stoccarda una piccola e battagliera parte degli oltre 16 mila soci presenti del più importante gruppo industriale tedesco hanno anche litigato apertamente fino a notte con i vertici della Daimler (divorando 60 mila salsicce), a Wilmington nel Delaware (Usa) meno di 200 azionisti hanno suggellato in un paio d'ore un «sì» a stragrande maggioranza (97,5 per cento) già giunto per lettera. In nottata, è giunto anche il più sofferto assenso degli azionisti tedeschi, dato per scontato vista l'approvazione già segnalata dai maggiori soci quali la Deutsche Bank con quasi il 22 per cento del capitale, lo Stato del Kuwait con il 13 per cento e altri investitori istituzionali con un 45%. Anche se per avallare la nascita di questo gigante dell'auto (terzo al mondo per fatturato e quinto per auto prodotte) sarebbe stato sufficiente il sì del 75%, il problema è costituito dalla conversione 1 a 1 delle «vecchie» azioni Daimler nelle future DaimlerChrysler: se durante la conversione, fissata tra il 24 di questo mese e il 23 ottobre, non verranno scambiati almeno il 90% dei titoli, il neonato gruppo perderebbe notevoli sgravi fiscali e la Daimler potere al suo interno. La mega-fusione da 42 miliardi di dollari, la maggiore della storia dell'auto e la seconda per dimensioni nell'industria dopo quella petrolifera BP-Amoco, ne riceverebbe mi colpo. Per convincere anche gli «azionisti critici», soprattutto ecologisti, antimilitaristi e idealisti contrari.ad un'americanizzazione del gruppo simbolo della laboriosa Germania post bellica, il presidente della Daimler-Benz, Jùrgen Schrempp, ha vestito i panni del generale prima di una battaglia: «Signore e signore, oggi farete la storia», ha esordito il top-manager rivolgendosi alle migliaia di azionisti confluiti in un palazzotto dello sport della città-sede del gruppo. Poi li ha allettati con utili e dividendi futuri in crescita assicurati dalla fusione con il terzo maggiore produttore d'auto statunitense che farà nascere un nuovo gruppo già inizialmente da 260 mila miliardi di lire di fatturato e 4,4 milioni di veicoli prodotti l'anno. La salute con cui la Daimler si avvicina al «matrimo¬ nio» «da una posizione di forza» è stata sottolineata da Schrempp con i dati dei primi otto mesi, connotati da un balzo del giro di affari del 20 per cento a 90,9 miliardi di marchi. Gli azionisti critici però hanno espresso tutti i loro timori per un taglio di un quarto dei 430 mila posti di lavoro del nuovo gruppo, e soprattutto per 0 «deleterio» ma probabile forte aumento degli stipendi dei manager tedeschi: è nota infatti l'attuale disparità di trattamento fra Schrempp (che guadagna l'equivalente di 3 miliardi di lire l'anno) e il numero uno della Chrysler, Robert Eaton, uomo da 20 miliardi di lire. Schrempp ha negato che vi saranno tagli al personale, promettendo addirittura «un'espansione» dell'occupazione. Sui compensi è rimasto sul vago ma ha indicato che «dovranno orientarsi in funzione del mercato» dei manager. Rodolfo Calò Un'assemblea-fìume ieri a Stoccarda Divorati oltre 60 mila salamini m Juergen Schrempp presidente della Daimler-Benz

Persone citate: Robert Eaton, Rodolfo Calò, Schrempp

Luoghi citati: Delaware, Germania, Kuwait, Stoccarda, Usa