Baima Bollone: quel sangue è una sfida alla scienza di Gabriele Beccaria

Baima Bollone: quel sangue è una sfida alla scienza Baima Bollone: quel sangue è una sfida alla scienza TRA MISTERO E RELIGIONE PIERLUIGI Baima Bollone, direttore dell'Istituto di medicina legale di Torino e del Centro di sindonologia, ha studiato il miracolo una decina d'anni fa, su richiesta del cardinale Giordano. Professore, che cosa prova a sentire la parola miracolo? «Come uomo di scienza, io parlo di evento inspiegabile». Quello che ha osservato è davvero sangue? «Sì. Si tratta di pigmenti ematici». Come ne ha avuto la prova? «Con un esame spettroscopico». Ce lo spiega? «E' un esame già condotto a inizio secolo, che ho ripetuto. Si è svolto a liquefazione avvenuta, quando il sangue si può far di- stendere come un velo sul vetro dell'ampolla». Come funziona? «Come un cristallo scompone la luce nei colori dell'iride, così fa il raggio della strumentazione: scompaiono certe bande e si risale al materiale che si osserva». Esclude trucchi? «Nella maniera più radicale». Ma la manipolazione durante l'ostensione può avere un'influenza? «Assolutamente no». Nel '91,3 ricercatori avevano riprodotto una sostanza il cui comportamento è identico a quello del sangue di San Gennaro. «Sono 150 anni che si indicano ricette di materiali che cambiano stato, da quello solido a quello liquido, ma non è possibile stabilire un rapporto tra quei test e il comportamento del sangue di San Gennaro, che si liquefa solo in date fisse e in occasioni straordinarie. Inoltre, agli esami spettroscopici questi materiali dovrebbero avere le reazioni del sangue, il che non ò». Che cosa ha rivelato la spettroscopia sulla liquefazione? «Nulla. E' un evento inspiegabile». Verranno mai aperte le ampolle? «Non si può, perché aprirlo significa romperle. Sono fissate in un reliquiario di epoca angioina. Quella grande contiene il sangue, quella più piccola è vuota: il contenuto è pressoché scomparso». Se la potesse aprire? «Mi basterebbe mezza goccia. Si potrebbero fare tutte le analisi e verificare le caratteristiche». Anche leggere il Dna? «Sì. E si potrebbe confrontare con quello delle ossa del santo». A questo punto si capirebbe ciò che è inspiegabile? «La liquefazione si può capire o non capire. Non capirla significa rimanere in un certo tipo eh interpretazione, capirla significa poterla interpretare». Ha esaminato le ampolle? «Sì. Sono degli anni riferibili al martirio di San Gennaro, all'inizio del IV secolo». Quindi, tutto corrisponde alla tradizione popolare? «E' così, come ho scritto nel libro "San Gennaro e la scienza"». Lo stesso vale per le ossa? «Le ossa corrispondono quasi tutte a un maschio dell'età che si pensa avesse San Gennaro, tra i 25 e i 30 anni, e anche l'insieme somatico è simile a quello di un ritratto trovato nella catacomba a lui intitolata». Come spiega che del sangue si sia conservato per 17 secoli? eli sangue dovrebbe essersi decomposto, ma il fenomeno è possibile se ci fossero materiali conservativi. Tracce di sangue, per esempio, sono state trovate in mummie egizie e sudamericane». Lei ha studiato la Sindone. Anche lì le indagini si sono concentrate sul sangue. «Si tratta di problemi diversi. Per quanto riguarda la Sindone resta l'interrogativo su come si è formata l'immagine. Per il sangue di San Gennaro il "giallo" è la non alterazione dei materiali ematici». Gabriele Beccaria «I test non riescono a spiegare il fenomeno della liquefazione Ma escludo trucchi o manipolazioni» ^1 Il professor Baima Bollone che ha studiato Il mistero della liquefazione del sangue di San Gennaro

Persone citate: Baima Bollone

Luoghi citati: Torino