Tirana, tolta l'immunità a Berisha

Tirana, tolta l'immunità a Berisha Il Parlamento (assenti i deputati del partito democratico) ha dato il via libera al procedimento penale Tirana, tolta l'immunità a Berisha Ma per Nano «non è il momento di arrestarlo» TIRANA DAL NOSTRO INVIATO «Pro», scandisce Nicol Lesi e mostra la prima scheda perché tutti la possano vedere: «Signori, non ci sono trucchi, qui c'è la glasnost». E' lui il presidente dell'assemblea degli onorevoli deputati che ha appena deciso pollice verso per Sali Berisha e lui, che è l'unico indipendente di tutto il Parlamento, magnate dell'informazione, certo non è amico del vecchio leone perché un anno fa gli bruciarono il giornale, «Koha Ione» e lo picchiarono gli uomini dello Shik, i Servizi segreti. Ora è lì e dice «Pro» che significa, sì, processatelo. E magari prova quel sottile piacere che ti regala soltanto mia vendetta fredda. «Pro... prò... prò...... Sono le 13,44, comincia lo spoglio. Hanno votato in 108, naturalmente i democratici neppure si sono avvicinati al vecchio palazzo degli uffici del Parlamento, i loro alleati sono saliti fino al salone al quarto piano, dove ai tempi di Enver Hoxha si tenevano le riunioni del partito del lavoro, insomma gli unici incontri consentiti in Albania. Ma poi, alle 13, cominciata la procedura del voto, se n'erano andati. Quelli della maggioranza non mostrano alcun imbarazzo a dover decidere da soli. Nel banco della prima fila siede Fatos Nano, un po' irrequieto tanto che devono chiamarlo due volte, quando è il suo turno, per depositare la scheda. Appare sereno. In fondo, nella notte, ha anche detto qualcosa che poteva somigliare a un gesto di distensione: «Non è il momento di arrestarlo...». «Pro... prò... prò...», 73 volte e soltanto alle 13,52, senza provocare sorprese, arriva la prima scheda nulla. Alla fine saranno 5 in tutto, nessun contrario, nessun astenuto: parlare di votazione bulgara, co- m'era d'uso un tempo, appare francamente restrittivo. Si va avanti rapidi, Nano scivola dietro alle bianche colonne corinzie e lascia la sala, ma Luisa Hoxha, che faceva parte del comitato per la salvezza di Valona nei giorni dell'inferno, non lascia il banco fino a quando, alle 14,03, Lesi dichiara concluso il «processo verbale per togliere l'immunità al deputato Sali Rain Berisha». Poi raccoglie la sua borsetta nera, ci caccia dentro un fascio di documenti e se ne va, l'aria di chi ha fatto per intero il proprio dovere. Accanto, Bashkim Fino, già primo ministro nel governo di coalizione, ride e scherza, come uno scolaro discolo. Skender Ginushi, presidente del Parlamento, si sgola a ripetere che questa non è stata una votazione «per decidere sull'arresto ma soltanto per dar via libera al processo a Berisha». E Raki Mementhori, che ha la faccia segnata dalla fatica, quando gli domandano che cosa accadrà, scuote il capo: «Non lo so che cosa potrà succedere, noi abbiamo seguito la procedura». Ma è vero che esiste un accordo sottobanco per evitare il carcere a Berisha? «La Procura è libera di decidere. No, nessun accordo nascosto: di solito non ci son problemi a seguire la legge». Lo ripetono tutti, la galera non è necessaria. Anzi, è il momento di tendere la mano, e Pandeli Maiko, che ha l'aspetto raffinato di un ragazzo educato a Eton ed è il segretario generale del partito socialista, conferma che «non abbiamo problemi a trattare con il partito democratico. Ma senza di lui, senza Berisha. Certo, non è necessario arrestarlo, per ora. Più avanti si vedrà, dopo il processo». Distante non più di un chilometro, oltre quel fosso maleodorante chiamata Lana e che è il fiume della città, Berisha aspettava la conferma ai suoi timori, soprattutto quelli inconfessati. Attendeva nell'ufficio dalle pareti di legno al primo piano del palazzotto bianco quartier generale dei democratici. Quando in pieno stomaco riceve il colpo, domanda tempo. «Parlerà alle 18,30», informano. Perché ci vuol tempo per riprendersi anche per uno come lui. E a pomeriggio inoltrato si presenta, il volto segnato, ma ancora sorridente. «Se mi arrestano? Io combatterò sempre e in qualsiasi luogo mi trovi. Questo è un Parlamento di comunisti, son sicuro che Nano ordinerà di nuovo di sparare alla gente, ma noi andremo avanti fino al supremo sacrificio». Aveva passato la mattina ad arringare i suoi, forse tremila, dal balcone e poi in piazza Scanderbeg, dove spiccavano due bandiere statunitensi e una dell'Unione euro- pea, portato per far capire che erano apprezzato le pressioni di americani e comunitari verso i socialisti. Non che il vecchio leone si fosse fatto illusioni, in l'ondo lo sa bene che i diplomatici stranieri ragionano in mi modo e gli uomini del potere, qui in Albania, in un altro. Identico al suo. «Sono disposto a tutto, per il bone del Paoso, a qualsiasi sacrificio», aveva garantito. Anche: «Chiamo all'unità il popolo albanese, alla ribellione e alla manifestazione pacifica. Preparatevi al sacrificio supremo». Un po' di conforto lo aveva ricevuto dalla notizia che a Scutari, su a Nord, dove comincia il suo feudo, i suoi avevano manifestato e sembravano tanti. Aveva anche voluto dare l'im¬ pressione di guardare alto, non al suo nemico personale: «Patos Nano ò uno che sogna di notte, come tutti i dittatori, e lui è un piccolo Saddam con la barba di Lenin». Ma quando gli haimo detto che avevano deciso di processarlo, malgrado l'esortazione del suo nemico, l'orse per la prima volta ha capito che tutti e due rischiano di finirò fuori dal campo, espulsi dalla partita. Che rischia di diventare violenta: problemi grossi dal Kosovo, bande ingovernabili, lotte intestine alla maggioranza. Con questo fosco quadro davanti agli occhi L'ambasciata italiana ha pronto un piano di evacuazione. Vincenzo Tessandori L'ex presidente «Faranno ancora sparare sulla gente ma noi andiamo avanti comunque» «Il premier sogna come tutti i dittatori E' un piccolo Saddam che porta la barba di Lenin» mm mmm Il leader dell'opposizione Sali Berisha ha arringato i suoi sostenitori ieri a Tirana dal balcone della sede del Partito Democratico Nella foto più piccola, uno scorcio del corteo successivo al comizio nelle strade della capitale [rOTO ANSA AP|

Luoghi citati: Albania, Kosovo, Scutari, Tirana