La rivolta in doppiopetto dei Verdi tedeschi
La rivolta in doppiopetto dei Verdi tedeschi In bilico tra il radicalismo movimentista e le possibili responsabilità in un governo di sinistra La rivolta in doppiopetto dei Verdi tedeschi Gli ecologisti in declino DUESSELDORF DAL NOSTRO INVIATO Racconta che, durante un tour elettorale nel Baden, ha ritrovato i luoghi dove la sua avventura politica è cominciata, nel giugno del '67. Racconta la marcia contro la guerra nel Vietnam, le cariche di polizia, la condanna a sei settimane di prigione, l'amnistia. Sull'autobus clie dalle fiancate annuncia «Il cambiamento è verde» - e che lo porta al primo appuntamento di una giornata completamente e faticosamente preelettorale - il passato deve sembrare un sogno a Joschka Fischer, leader storico dei Verdi, deputato al Bundestag e potenziale vice Cancelliere in una coalizione con l'Spd. O piuttosto un privilegio, l'occasione per meditare la biografia di una ribellione e di una marginalità che si è evoluta, da allora, in un partito candidato a gov -mare la prima potenza economica d'Europa. Soltanto un azzardo? 0 la testarda emancipazione di un «sovversivo» entrato per la prima volta al Bundestag in scarpe da jogging e jeans ma diventato nel frattempo un mito - un culto - nello stereotipato panorama della politica tedesca che Fischer attraversa di preferenza, oggi, in giacca blu e cravatta? La risposta all'interrogativo potrebbe cambiare gli equilibri a Bonn, città considerata dal leader ecologista «una realtà virtuale» perché sospesa - nella sua soporifera provincialità sulla realtà e sul «mondo esterno». Ma se le premesse al gran balzo d'autorità e prestigio - la metamorfosi definitiva dei Verdi - sembravano fino a pochi mesi fa corrette, l'avvio dell'anno elettorale ha avuto un effetto devastante, sulla sinistra del partito. Come se la prospettiva di assumersi responsabilità nella guida del Paese avesse sbigottito il radicalismo ecologista che ancora serpeggia fra i «Grùnen», avesse risve¬ gliato il demone dello spontaneismo che Fischer ha cercato invano d'imbrigliare. Avesse sollecitato una via forzata all'autodistruzione confermata dai sondaggi: dal 12 al 6% in 6 mesi su scala nazionale. Il desiderio di recuperare una rassicurante marginalità - riaffiorato al congresso di primavera a Magdeburgo - si è tradotto in un'incredibile sequenza di gaffe politiche e infortuni cui il «realista» Fischer ha tentato di rimediare al meglio, ma con prospettive ancora dubbie di successo. Dalla «benzina a 5 marchi», ipotesi suicida in un Paese senza limiti di velocità nel quale l'auto è bastione ideologico prima che mezzo di trasporto; alla «tassa ecologica sui voli turistici», prospettiva sconsiderata nel Paese campione del mondo delle vacanze esotiche. La tensione fra professionismo politico ed estremismo agita da un decennio i Verdi tedeschi, ma a 18 anni dalla nascita li pone di fronte a un bivio che potrebbe essere fatale, nella prospettiva del 27 di settembre. Oltre che contro i demoni interni, Fischer deve lottare infatti contro le grandi trasformazioni della società tedesca, che hanno ricalibrato il profilo ecologista del suo partito. La forza dei «Griinen» lievita nella generazione maturata fra le manifestazioni del 1968 e il movimento pacifista: fra quanti, negli affluenti Anni 80, alimentavano la protesta antinucleare e ambientalista e non avevano in una Germania divisa in due dal Muro di Berlino - alternative «comuniste» di protesta. Quella Germania non c'è più. «Nel mutato clima degli Anni 90 molte fra le opportunità che hanno segnato l'ascesa dei Verdi si trasformano in svantag¬ gio», riassume un'analisi dell'Istituto Allesbach, fra i più prestigiosi «think-tank» del Paese: «La loro distanza dai temi economici», per esempio, «il loro scetticismo nei confronti del progresso tecnologico, la loro propensione per una cultura militante di protesta». Joschka Fischer ha buon gioco a ribattere che i suoi deputati hanno lavorato a fondo su «temi economici e politici centrali», ma la percezione popolare dei «Grùnen» resta datata Anni 80: un partito di protesta impegnato nella difesa dell'ambiente (67% dei tedeschi) e nella ricerca di energie alternative (65). Un «partito monotematico»? Sull'autobus che annuncia «il cambiamento» gira una foto remota soltanto in apparenza: l'ascetico Joschka Fischer pesava 40 chili in più, il parco consumatore di verdura e yogurt festeggiava una sontuosa grigliata di bratwurst. E' la foto di una metamorfosi fisica e mentale, il segno di una scelta definitiva e travagliata. Il sigillo di un «passaggio» che Fischer si è imposto: «Umbau», dicono i tedeschi, «ricostruzione». La proposta di un forte aumento della benzina e di una tassa sui viaggi aerei ha fatto crollare i sondaggi dal 12 al 6 per cento in soli sei mesi Una manifestazione di Verdi tedeschi a Mùenster. I Griinen stanno vivendo un travagliato periodo di transizione
Persone citate: Fischer, Joschka Fischer
Luoghi citati: Baden, Berlino, Bonn, Europa, Germania, Magdeburgo, Vietnam
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