Clinton ritorna lunedì sulla gogna di Andrea Di Robilant

Clinton ritorna lunedì sulla gogna Inutile tentativo dei democratici di oscurare le parti scabrose, e arrivano altre 2800 pagine di documenti Clinton ritorna lunedì sulla gogna Vìa libera al video dell'interrogatorio WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La commissione Giustizia della Camera ha deciso: lunedì mattina, contro la volontà popolare, scaricherà sugli americani una valanga di materiale a luci rosse sulla relazione tra Bill Clinton e Monica Lewinsky, incluso il famoso video della testimonianza del Presidente. Il voto di ieri, che ha visto i repubblicani compatti contro i democratici, è venuto dopo una battaglia acrimoniosa durata due giorni, che ha finito per fare a pezzi queH'«equilibrio» che tutti avevano solennemente auspicato la settimana scorsa. «E' stata una discussione civile», ha detto sornione il presidente della commissione Giustizia, Henry Hyde, lasciando il campo di battaglia. Ma il democratico Barney Frank gli ha praticamente strappato i microfoni: «Macché civile! Se fosse davvero così i Taleban meriterebbero la medaglia d'oro per la moderazione. La verità è che i repubblicani hanno già deciso di procedere all'impeachment». Dopodomani alle nove di mattina, un'ora prima del discorso del Presidente all'assemblea delle Nazioni Unite, la commissione Giustizia diffonderà sia il video inespurgato della testimonianza di Clinton il 17 agosto scorso sia le 2800 pagine di allegati del Rapporto Starr. Fonti che hanno visto quelle pagine dicono che gli al legati sono ancora più espliciti del rapporto diffuso la settima na scorsa. Vengono descritti con gran dovizia di particolari tutti i giochi erotici tra il Presidente e l'ex stagista, le loro conversa zioni al telefono, i loro segreti più intimi. I democratici hanno dato battaglia per «tagliare» i particolari più intimi ma sono stati sistematicamente battuti dai repubblicani, che dominano la commissione. E alla fine solo pochissimi dettagli sessuali sono stati tolti. «Ci hanno fatto a pezzi», ha riconosciuto il democratico John Conyers, numero due della commissione. Ma se la battaglia in commissione è stata sui verbali, adesso l'attesa è soprattutto concentrata attorno al video. Il peso delle immagini, dicono molti osservatori, sarà sicuramente maggiore di quello di una messe di dettagli pruriginosi la cui diffusione comincia a infastidire gli americani. La reazione a quelle immagini rimane tuttavia imprevedibile. L'ultimo sondaggio Cnn-Time indica che il 67 per cento degli americani è contrario alla diffusione del materiale. E la Casa Bianca spera che la decisione della commissione Giustizia di andare contro la volontà del pubblico finisca per avere un effetto-boomerang contro Starr e i repubblicani (tanto più che sarà diffuso dm-ante la festività ebraica del Roshoshana). Ma i sondaggi indicano anche che il 50 per cento degli americani vedrà comunque il filmato. E l'immagine di un Presidente irritato, evasivo, arrogante, messo alle corde dal procuratore Starr e dai suoi colleghi potrebbe avere un effetto devastante sulle prospettive di Clinton perché mostrerà quel «volto oscuro» che i suoi collaboratori hanno sempre cercato di nascondere al pubblico. Il voto della commissione Giustizia ha costretto tutti i principali networks a rifare i palinsesti della settimana prossima per poter mandare in onda l'intero video. E si prevede che le trasmissioni avranno audience altissime negli Stati Uniti e in tutto il mondo. La reazione dell'opinione pubblica avrà un peso determinante sulla direzione che il dibattito alla Camera prenderà la settimana prossima. Ma sarà comunque difficile riportare serenità tra i democratici e i repubblicani. E la Casa Bianca si consola con il fatto che almeno nell'immediato i democratici quelli che siedono nella commissione Giustizia - sono tornati ad essere compatti in sua difesa. Ma quei democratici rappresentano soprattutto l'ala sinistra del partito. E il Presidente dovrà lavorare sodo per recuperare il sostegno dell'insieme del partito. Che mantiene le distanze da Clinton in attesa di vedere come il Paese reagirà al grande «video-show» di lunedì. Andrea di Robilant o al a ell e ù al ihi naei ai Il presidente Clinton a Boston ha ottenuto più fischi che applausi Tra la folla una moltitudine di cartelli gli intimavano di dimettersi

Luoghi citati: Boston, Stati Uniti, Washington