Prodi: il mondo ha bisogno di politica di Vittorio Foa

Prodi: il mondo ha bisogno di politica Il premier e Veltroni al festival dell'Unità: contro la crisi un'intesa tra governi che hanno le stesse idee Prodi: il mondo ha bisogno di politica «Per l'economia globale una rete di protezione» BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO Romano Prodi parla di «governo mondiale dell'economia» e insiste perché la «politica costruisca una rete di protezione» per affrontare la crisi internazionale. Walter Veltroni applaude, e fa notare che «l'incontro di New York va in questa direzione...». Il presidente del Consiglio e il suo vice si ritrovano insieme alla Festa dell'Unità di Bologna, ufficialmente per celebrare Vittorio Foa, il padre nobile della sinistra che compie 88 anni, in pratica per sciogliere i grandi temi dell'economia: dalla Finanziaria alla crisi internazionale. Sulla manovra, il premier definisce il calendario dei lavori: «Il 25 settembre sarà pronta in Consiglio dei ministri», annuncia al suo arrivo alla Festa, tra un applauso e una stretta di mano, sorridendo a un paio di ragazzini irriverenti che si lamentano perché «le tasse sono troppo alte». Il voto in Parlamento? «La Finanziaria, con le tabelle fatte, sarà presentata alle Camere il 29 - continua Prodi -, un giorno prima del previsto. Tensioni? Per la prima volta abbiamo una manovra che non strozza il Paese. Credo che anche Bertinotti sappia cogliere la differenza». La lunga giornata bolognese del presidente del Consiglio si era aperta nel pomeriggio, con una visita all'Ina di Casalecchio, nel cuore della «sua» provincia emiliana. Ed è qui che il premier lancia l'allarme per il primato della politica sull'economia: «L'inflazione è sotto controllo ovunque dice -, le crisi dei vari Paesi riflettono problemi istituzionali locali. Bisogna dare un messaggio, biso gna far capire che su questi temi ci sono un accordo politico e un'azione comune...». In serata, dal palco, Prodi toma sugli stessi argomenti: «Nel mondo ci sono disorientamento e paura - dice quella che manca è la politica...». Vittorio Foa e Walter Veltroni parlano del passato e del presente della sinistra. Il vecchio sindaca lista si commuove ai regali del ministro, e il ministro solletica le emozioni, parla del Vietnam e del Cile, ricorda gli anni «in cui si passavano le giornate a organizzare comizi o a ciclostilare volan tini». Veltroni tocca i grandi temi, dal razzismo alla povertà, dal l'immigrazione alla scuola: «Sono stanco della politica bonsai - dice -. Stufo del gioco quotidiano di chi si chiede che cosa avrà detto Mastella o con chi si sarà schiera to Casini. Anche a questo serve il vertice di New York: a portare le nuove generazioni nella lotta contro la povertà e l'emargina zione». Prodi ascolta compiaciuto, spe eie quando Veltroni afferma tra gli applausi che «la sinistra italiana deve mettere sulle proprie mostrine il risanamento econo mico di questo Paese». Ma nel suo primo intervento, il presiden te del Consiglio non concede qua si nulla all'autocompiacimento «La situazione interna è "più buona", quella internazionale "più cattiva" delle previsioni» taglia corto. Butta lì che «non ci sono drammi» se la crescita dell'economia nazionale è del 2 e non del 2,5 per cento come si pensava. Poi rilancia anche lui l'appuntamento americano: «Oggi non esiste una rete di protezione nella struttura del governo mondiale - spiega -. Noi non andiamo a New York per fare concorrenza all'Internazionale socialista. Queste sono sciocchezze: in un momento come questo bisogna costruire una rete tra coloro che "più o meno" sono ispirati dalle stesse idee, tra chi pensa che il mondo non va abbandonato al mercato...». Dopo un inizio sospeso tra la concretezza di Prodi e la passione di Foa e Veltroni, il dibattito si trascina sul déja vu: Veltroni punzecchia Bertinotti e si indigna con Borghezio che vuole «stampigliare il numeretto sul braccio degli immigrati». Prodi enuncia il programma per il rilancio del Mezzogiomo, glorificando Gioia Tauro «che non aveva neppure una nave e ora è uno dei porti più grandi d'Europa». Veltroni critica i partiti «cresciuti in quantità industriale» e si inventa le parole per irridere «Buttiglione che sminestra». Prodi ripete che «non ha paura della destra», ma della «marmellata» che nasce dalla diffusione in periferia di «alleanze che non si sa dove vengono, quando il Paese ha bisogno di stabilità». Veltroni ribadisce che quello dell'Ulivo «non è un governicchio» e che i rapporti tra lui e D'Alema non sono «mai stati tanto buoni come adesso». Vittorio Foa assiste in silenzio, e tace pure il pubblico venuto qui con la voglia di battere le mani. Gli applausi arrivano tardi, quando Veltroni dà del «ciclotimico» a Berlusconi, e urla che «sulla giustizia non otterrà mai quello che vuole». Ormai sono toni da comizio, e quando il vicepremier invita la sinistra a ritrovare «antagonismo e agonismo» contro la destra l'applauso cresce. Per diventare ovazione quando Foa chiude con l'ultima stoccata al Cavaliere: «Qualcuno sta inquinando la politica - spara il grande vecchio - e questo qualcuno si chiama Silvio Berlusconi...». Guido Tiberga «Se la crescita è al due per cento non è drammatico Nel '99 alla pari con Francia e Germania» Il presidente del Consiglio Romano Prodi • e il vicepresidente Walter Veltroni sul palco della Festa dell'Unità a Bologna. Sopra Vittorio Foa