Nuova legge elettorale Il Ppi rilancia il dialogo di R. R.

Nuova legge elettorale Il Ppi rilancia il dialogo Un ponte fra i poli contro il referendum Di Pietro Nuova legge elettorale Il Ppi rilancia il dialogo ROMA. Usata come arma di pressione su Bertinotti, evocata nei discorsi dei leader politici, la legge elettorale è tornata ad affacciarsi nel dibattito politico. Tutti, o quasi, la vorrebbero, ma non è chiaro come possa essere riesumata. Per esempio: come conciliare il doppio turno di collegio che vuole D'Alema con il doppio turno di coalizione che piacerebbe a Berlusconi? E poi, soprattutto, se la Corte Costituzionale desse il via libera al referendum per l'uninominale proposto da Di Pietro, Segni e tanti altri, non sarebbe più possibile nemmeno immaginarla, questa nuova legge elettorale. Ieri è stato Franco Marini a dire «torniamo a parlarne», raccogliendo un invito del presidente della Camera Luciano Violante. E si sa che, su questo punto, i Popolari e Rifondazione la pensano allo stesso modo, perché entrambi temono una soglia di sbarramento troppo alta. Ma Marini l'ha rilanciata «come ponte del dialogo tra Polo e Uli- vo», e come via per evitare il referendum di Di Pietro, che sarebbe esiziale per i piccoli partiti e ostacolerebbe l'obiettivo del bipolarismo. Dal Polo è stato Fini a dare il proprio via libera, ma a patto che non si parli di doppio turno di collegio né di rafforzamento della quota proporzionale. Mentre gli «ulivisti» di Botteghe Oscure si sono schierati col sindaco di Napoli Bassolino: se l'Ulivo deve trasformarsi e rafforzarsi come alleanza politica vera e propria, la riforma della legge elettorale sarebbe opportuna. «La proposta dei Ds in materia c'è, ora tocca al Polo esprimersi», ha fatto notare Antonio Soda, che è stato lo sherpa di D'Alema in Bicamerale. E ha ricordato quella proposta: il doppio turno di collegio con adeguata rappresentanza per le minoranze, e un 10-15% dei seggi alle liste che non si presentano al secondo turno. Insomma, di legge elettorale si torna a parlare, ma ognuno ripropone la propria, invalicabile, posizione. [r. r.]

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