Tangentopoli, è rissa tra i poli di Maria Grazia Bruzzone

Tangentopoli, è rissa tra i poli Il centrodestra convoca una manifestazione alla vigilia del voto sulla commissione Tangentopoli, è rissa tra i poli Memoriale di Craxi sui finanziamenti ROMA. «Le sinistre sono liberissime di votare contro la commissione di inchiesta su Tangentopoli, però non possono motivare il loro no attribuendo al Polo l'intenzione di trasformare la commissione in un laboratorio dell'odio... Berlusconi non ha mai frequentato la scuola comunista, e non conosce quindi neppure i rudimenti delle campagne d'odio... Se comunque Veltroni e Mussi vogliono ancora suonare i vecchi tasti della "dismlbrmatia", facciano pure, non otterranno altro che alimentare i peggiori sospetti sulla loro opposizione alla ricerca della verità. E gli italiani capiranno ancor meglio». Il capogruppo degli azzurri Beppe Pisani! risponde per le rime agli esponenti diessini che hanno invitato l'intero Ulivo a seguire la Quercia nel suo «no» radicale alla commissione. Motivandolo col fatto che «in questo clima sarebbe solo di un laboratorio dell'odio, un ring politico nel bel mezzo di passaggi delicatissimi come i due turni amministrativi, l'elezione del Capo dello Stato, le europee», come ha detto Veltroni in un'intervista a Repubblica. Più tardi arriva anche Gianfranco Fini a insinuare maliziosi dubbi: «Se la sinistra non dice sì alla commissione, noi siamo politicamente autorizzati a pensare che da quella commissione possano scaturire prove di un connubio tra il sistema delle Coop e alcuni grandi appalti delle opere pubbliche. Oppure è Prodi che non vuole la commissio- ne, chissà, proprio lui che è stato presidente dell'lri a quell'epoca». Il fatidico momento del voto si avvicina, e i toni ira i due poli diventano sempre più accesi. Il comitato politico dei Ds di giovedì scorso non ha mutato indicazione, anzi (ma martedì si riunisce la direzione). Mentre il Polo ha convocato tutti i suoi parlamentari per una manifestazione al cinema Capranica martedì 22, alla vigilia dell'aula. Nessuno azzarda ufficialmente previsioni su come andrà a finire, anche se non mancano esponenti dell'Ulivo certi che «passerà», e rappresentanti del Polo che giurano sul fatto che alla fine l'Ulivo si compatterà. Perché il centrosinistra al momento non è poi così unito. I più duri sono i socialisti. Ma anche i Verdi tengono a distinguere le loro posizioni: «I Ds hanno deciso di votare no comunque, i Verdi non sono di questa opinione», precisa Mauro Paissan, e rilancia l'idea di far partire i lavori della commissione subito dopo l'elezione del Presidente della Repubblica. Rinnovamento, che si sforza a tutti i costi di mediare, propone che lavori per un mese o due soltanto. Una proposta che l'azzurro Franco Frattini, relatore di minoranza, e autore lui stesso di una proposta intermedia (sospensione dei lavori da metà marzo a maggio) si è detto disponibile a discutere a nome del Polo. Ma fino a un certo punto. «Ci sono di mezzo due mesi in cui si deve a tutti i costi lavorare, altrimenti è una presa in giro. Nessuno vuole inquinare niente, vogliamo solo ristabilire la verità storico-politica», sostiene il segretario del Ccd Pierferdinando Casini. «Due mesi sono più che sufficienti per interferire con le delicate elezioni presidenziali. Perché insistere, allora, se la commissione, una volta varata, avrebbe poi tutto il tempo per lavorare senza paura di inquinamenti?», risponde il responsabile giustizia del Ppi Carotti. Il quale nega che fra le file del suo partito si possano nascondere dei «franchi tiratori» pro-commissione, come insinua invece l'opposizione. E il faccia a faccia continua, sempre più duro. Mentre da Hammamet Bettino Craxi spedisce ai presidenti delle due Camere il testo della sua «prima relazione» su Tangentopoli, un testo di 18 cartelle in cui l'ex leader del Psi ripercorre la storia del finanziamento illegale ai partiti, cominciato a suo pai-ere, ben prima degli Anni 80. Intanto proseguono i commenti sul documento della maggioranza sulla giustizia. Gli avvocati penalisti si dividono, con l'ex presidente delle Camere penali Pecorella (oggi deputato di Fi) che ne critica finanche l'incipit, che a suo dire attaccherebbe Berlusconi. E il nuovo presidente Corbi più morbido. Per il presidente della Camera si tratta di un «documento organico», sul quale la maggioranza «ha il dovere di cercare un'intesa con le opposizioni: quando quest'intesa però non è possibile, ha il dovere di andare avanti». Maria Grazia Bruzzone Gianfranco Fini

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