«Nessuna irregolarità nell'interrogatorio»

«Nessuna irregolarità nell'interrogatorio» Caso Marta Russo, il processo prosegue regolarmente: «Nel video non ci sono condizionamenti del teste» «Nessuna irregolarità nell'interrogatorio» Roma, ilprocuratore assolve i due pm ROMA DALLA REDAZIONE Nessuna irregolarità: è il giudizio definitivo del capo della procura della Repubblica di Roma, Salvatore Vecchione, sulla vicenda della videoregistrazione dell'interrogatorio di Gabriella Alletto, supertestimone nel processo per l'assassinio di Marta Russo, giudizio che ha provocato una nuova levata di scudi da parte delle forze politiche, mentre i penalisti chiedono l'azione disciplinare a carico dei due pm autori dell'interrogatorio. «Non è apparso - ha scritto il procuratore - che emergano condotte capaci di condizionare un teste o di lederne la dignità. I magistrati effettuarono necessarie contestazioni e rappresentarono veritiere circostanze di fatto già risultanti dalle indagini fino ad allora svolte». Confermata la piena fiducia ai due pm coinvolti nelle polemiche, Italo Ormanni e Carlo Lasperanza, il processo prosegue regolarmente il suo iter. «Dati i risultati a cui sono pervenuto - ha spiegato il procuratore capo - i pm terranno regolarmente l'udienza martedì prossimo. Non ritengo infatti che emergano situazioni di illegittimità nell'operato dei magistrati di quest'ufficio». Il procuratore capo ha trasmesso due giorni fa al ministero della Giustizia, al Csm, al procuratore generale presso la Cassazione e al procuratore generale presso la corte d'appello due relazioni redatte dai magistrati sotto accusa insieme con una sua nota, in cui spiega che l'intercettazione ambientale «era stata preventivamente richiesta e autorizzata dal gip; l'utilizzazione di una videocamera era stata ritenuta legittima dalla corte d'assise». I due pm hanno chiarito - ha aggiunto il procuratore capo - «che, poiché l'intercettazione era contemporanea all'escussione della teste, si po¬ neva l'esigenza tecnica di interrompere la registrazione quando questa non era attinente all'attività di intercettazione dei colloqui tra la teste e l'altro soggetto. Al fine di realizzare con maggiore precisione l'attività di distacco delle conversazioni non riguardanti l'intercettazione, i magistrati provvidero a autorizzare riprese con una videocamera in guisa da rendere noti all'operatore tecnico i momenti in cui i due soggetti rimanevano soli e dovevano essere intercettati». Per questo motivo - conclude Vecchione - «la videoregistrazione non doveva essere acquisita agii atti e rimase nella disponibilità degli organi di polizia che avevano curato la compilazione delle cassette». Le spiegazioni fornite dal procuratore capo sono all'esame degli ispettori del ministero di Grazia e Giustizia insieme con la videocassetta e i documenti processuali. Una decisione del ministro non verrà presa prima della metà della prossima settimana, quando si potrebbe avere anche il verdetto del Csm. In attesa delle decisioni, il pm Lasperanza si dice sereno: «Sono sempre stato sereno - afferma -. L'unica preoccupazione è che questa vicenda rischia di condizionare il processo. Sono state attaccate le prove, ma anche chi le ha prodotte, un attacco portato avanti con parole dure come tortura o intimidazioni». Di fronte alla difesa della procura le forze politiche passano all'attacco. Il Polo sceglie il sarcasmo con un'unica eccezione: Gianfranco Fini, presidente di An, che si è pronunciato a favore dei due pm: «Non c'è nulla di male. Quello è il loro compito. Loro sono l'accusa. Quindi la difesa deve trovarsi in posizione di parità rispetto all'accusa e, perché siano in condizioni di parità, occorre che il giudice sia terzo rispetto alle due parti. Questo porta alla necessità della separazione delle carriere fra pm e giudici». Molto diverso il commento di Marco Taradash di Forza Italia, che si serve di una frase del procuratore Vecchione - «non c'è nulla di strano» - per affermare: «lo sapevamo: è per questo che da anni denunciamo l'illegalità del partito dei magistrati». Taradash annuncia una denuncia nei confronti dei due pm per falso ideologico, perché non riportarono nel verbale dell'interrogatorio il fatto che fosse presente il pm Italo Ormarmi e il cognato della Alletto, Gino Di Mauro. Preoccupata la reazione del presidente dei deputati del Ccd, Carlo Giovanardi: la nota del procuratore «dimostra che il problema giustizia è ancora più drammatico di quel che si potesse immaginare». Ma la condanna più forte è giunta dai penalisti, che chiedono un'inchiesta disciplinare. «E' imperdonabile I spiega Gaetano Pecorella, deputato di Fi e leader dei penalisti - il ritardo del ministro Flick anche perché non si capisce di quali carte abbia bisogno». Favorevole all'azione disciplinare anche Fabrizio Corbi, presidente dell'Unione delle Camere penali: «Sono aimi che ai magistrati fanno passare tutto. Ma il problema è che non funziona il controllo disciplinare del Csm che è diventato un organo politico». E intanto spunta un nuovo video: anche la ritrattazione di Francesco Liparota, infatti, fu videoregistrata. Il 17 giugno '97, l'impiegato dell'Istituto di filosofia del diritto, arrestato il 14 e messo agli arresti domiciliari dopo due giorni, ritrattò le accuse a Ferrara e Scattone. Sul nastro è stata immortalata la fàccia di Liparota mentre sostiene «ho avuto veramente paiu-a del carcere, non ce l'ho fatta... adesso non resisto più, preferisco stare dentro pur di... se questi due sono innocenti o colpevoli non lo so». A destra un'immagine del video con la registrazione del discusso interrogatorio di Gabriella Alletto Sotto la donna supertestimone al processo e il pubblico ministero Carlo Lasperanza Agii atti c'è un'altra registrazione in cui Liparota ritratta le accuse agli imputati Lasperanza: sono preoccupato che questa vicenda possa condizionare il dibattimento

Luoghi citati: Ferrara, Roma