Antonio il «tedesco» non molla di Stefano Lepri

Antonio il «tedesco» non molla Antonio il «tedesco» non molla Non è ancora l'ora, dicono in Bankitalia ORA, la situazione è cambiata. La crisi finanziaria internazionale preme. Le attese già da qualche giorno chiare ai mercati, che Hans Tietmeyer ieri si è limitato a confermare, sono che la convergenza dei tassi a breve avverrà probabilmente molto più in basso, molto più vicino all'attuale livello tedesco, di quanto si ritenesse prima dell'estate. Si va verso il 3,3-3,5%, non al 3,7-3,8%. Ma c'è anche un elemento che un banchiere centrale non può permettersi di dichiarare a chiare lettere: nella tempesta, il convoglio dell'Euro deve stare serrato il più possibile, per manovrare meglio, per essere pronto a rea- gire a tutti gli imprevisti. «Non capiamo Fazio» è da circa due mesi il commento più frequente che si ascolta tra gli analisti finanziari. Data la situazione, si è subito sparsa la voce che proprio di tassi italiani abbiano parlato il presidente del Consiglio Bomano Prodi e il membro italiano del direttorio della Banca centrale europea, Tommaso Padoa-Schioppa, nel loro colloquio di ieri. E a voler proseguire nelle dietrologie, si potrebbe anche leggere la polemica del commissario europeo Mario Monti contro chi «vuole accelerare la riduzione delle imposte» - benché indirizzata al presidente della Con¬ findustria - come un messaggio obliquo al governatore. Seguitando ancora, si potrebbe immaginarsi al comando della Banca d'Italia - organismo «monocratico» quanto nessuna altra banca centrale - un uomo solo, tenace e testardo; che continua a essere convinto che l'Euro non sia la soluzione migliore per l'Italia. Ma non sembra possibile ricostruire davvero così la questione. Esiste invece, nel riserbo con cui queste faccende vengono trattate, un dibattito serio, che è andato avanti anche ieri, nei contatti quotidiani tra banchieri centrali. Perché Fazio tiene duro? Almeno il suo collega irlandese Maurice O'Connell, che detiene il record dei tassi più alti nell'area Euro, ha buoni motivi per rinviare al massimo la convergenza: una economia in pieno boom, con qualche pressione sui prezzi. L'Italia invece non presenta rischi di inflazione e cresce poco. Tanto poco che il 2% di aumento del prodotto interno lordo, su cui il governo è ripiegato dal 2,5% originario, pare a molti uffici studi ottimistico. Si parla ora - ancor più dopo il dato della produzione industriale in luglio diffuso ieri - dell'1,8% o anche meno. E' la situazione adatta per abbassare il costo del denaro. Rispondono con orgoglio alla Banca d'Italia che la crisi di ago¬ sto, da loro prevista, era esattamente il motivo per tener duro. Non aveva fatto capire il governatore Fazio, più e più volte nel corso della primavera, che la crisi asiatica era grave e che le Borse dell'Occidente erano sopravvalutate? Quando è crollata la Russia - proseguono - l'unica cosa da fare era mantenere saldamente la rotta, per evitare problemi al cambio della lira ormai stretto al marco dalla parità fissa (990,004) annunciata per il 1° gennaio. Sì, questo è giusto, replicano i tedeschi, ma prima avete sbagliato l'analisi. Il mondo è bello perché è vario, e l'economia non è una scienza esatta; cosicché proprio dai tedeschi, usualmente reputati pedanti, libreschi e senza fantasia, viene l'invito ad andare oltre ciò che c'è scritto sui manuali. Avete visto in Italia troppa liquidità in giro - dicono troppa crescita della moneta; è vero che di solito questo significa pericolo di inflazione ma nel vostro caso è diverso. La tesi della Bundesbank è che i tassi a breve troppo alti, lungi dall'essere la medicina, sono invece la causa per cui (semplificando) tanti italiani tengono i soldi parcheggiati in banca invece di investirli. Una controreplica? Andando a scavare, Fazio ha una sua differente interpretazione della crisi internazionale. Gli pare che ci sia troppa liquidità in giro, che il livello dei tassi sia già basso e che le recenti decisioni giapponesi peggiorino la situazione. Benché abbia, come gli altri governatori, sottoscritto il comunicato del G-7, ritiene che un ribasso concertato dei tassi non sarebbe la medicina adeguata. Non cambierà facilmente idea; e ritiene di non essere affatto solo tra i suoi colleghi. Secondo gli ottimisti, calerà uan prima volta il tasso di sconto in ottobre quando sarà scomparso il pericolo di una crisi di governo; secondo i pessimisti, aspetterà ancora. Stefano Lepri

Persone citate: Hans Tietmeyer, Mario Monti, Maurice O'connell, Tommaso Padoa-schioppa

Luoghi citati: Italia, Russia