Tietmeyer richiama Fazio: giù i tassi

Tietmeyer richiama Fazio: giù i tassi «L'Italia è in ritardo sul processo di convergenza». Borse europee e Wall Street in altalena Tietmeyer richiama Fazio: giù i tassi «L'Euro è vicino, non frenate» MILANO. «Una cosa è chiara, più le banche centrali europee ritardano la convergenza, più grandi saranno i passi da fare alla fine dell'anno o all'inizio del prossimo». Lancia il suo sasso da Lucerna, durante un convegno sull'unione monetaria, il presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer. Tre giorni 13 aveva spiegato, incassando un generale ribasso dei mercati finanziari sensibilissimi a un argomento tanto delicato come è quello del costo del denaro, che immaginare un calo dei tassi in un'Europa dove i consumi (e la domanda) vanno bene è impensabile. E adesso, con l'occhio attento alle Borse che vanno su e giù (anche ieri più giù che su) e cambiano di segno alla velocità della luce, ribadisce che Eurolandia è terra dove l'economia va bene, terra dove la parola recessione che viene dal Giappone, dalla Russia, da alcuni paesi sudamericani, è parola sconosciuta. Come dire che se in questo momento l'Europa è un'oasi nel deserto delle altre economie in crisi, tanto vale dimenticarsi che l'Euro che verrà, questione ormai di mesi, possa vedere tassi in discesa. Ma attenzione, insiste Tietmeyer da Lucerna, questo non significa che all'interno dei singoli paesi europei che hanno aderito alla prima fase dell'Euro non possano - anzi debbano - verificarsi movimenti di aggiustamento dei tassi: è chiaro che chi, come l'Irlanda (dove lo sconto è al 6,75%) e l'Italia (5%), ha tassi più alti dovrà entro gennaio portarli se non alla pari con quelli di Francia e Germania (3,3% e 2,5%), il più vicino possibile. E' la logica della convergenza messa in conto, all'indomani dello storico accordo di maggio, da economisti, banchieri, uomini di finanza e d'azienda. Eppure, il trend di discesa del costo del denaro, in Irlanda come in Italia, dopo una iniziale accelerata sembra essersi fermato; da mesi l'interrogativo che rimbalza da ambienti politici, finanziari, confindustriali, è quando e di quanto la Banca d'Italia ridurrà il tus. Gennaio si avvicina, il coro degli analisti scommette su un taglio (tra lo 0,75% e l'l%) del tasso di sconto, chi dice prima, chi immagina dopo il varo della finanziaria, ma intanto dal governatore Antonio Fazio non arrivano se- gnali. Anzi, chiosando tra le righe di un'intervista rilasciata due giorni fa da Fazio qualche osservatore vi ha letto una certa resistenza del governatore ad agire sulla leva dei tassi. «In Europa ha argomentato Fazio - la domanda va complessivamente bene, in Germania i tassi sono al 3,5%, uno dei livelli più bassi della sto- ria: per cui non ci si aspetti una riduzione europea». Apparentemente, una fotocopia di quanto detto due giorni fa da Tietmeyer. Solo che ieri, da Lucerna, il presidente della Bundesbank, addolcendo la pillola («L'economia europea va bene»), ha lanciato qualcosa che assomiglia molto a un monito per chi è in ritardo nel processo di convergenza: quei paesi che non lo faranno per tempo, ha ripetuto due volte il capo della Bundesbank, saranno costretti a un'unica correzione «alla fine dell'anno» o, al massimo, «all'inizio del prossimo». Traduzione per i non addetti ai lavori: o l'Italia si dà una mossa per ridurre progressivamente i suoi tassi verso il basso, cioè verso il 3 e mezzo per cento medio di Germania e Francia («Conver- genza più probabile, al momento attuale - spiega Tietmeyer - di una convergenza sulla media matematica tra i vari tassi») oppure dovrà farlo tutto di colpo a fine anno con contraccolpi forse più pesanti sul sistema. Non cita nemmeno per sbaglio i paesi in questione, Tietmeyer, non dice Italia, non dice Irlanda, ma è fin troppo evidente che il messaggio arrivato da Lucerna è qualcosa di più di un semplice richiamo all'ordine, ai tempi, agli impegni per l'euro. Così, tra un invito ad adeguarsi per tempo senza aspettare l'ultimo minuto del presidente della Bubdesbank e la cautela ribadita da Fazio, il dibattito sul costo del denaro nel Belpaese trova argomentazioni diverse. C'è chi, come gli economisti Siro Lombardini e Alberto Quadrio Curzio, approvano la strategia del governatore: «La lira è forte ma non è il marco - spiegano -, un taglio oggi in assenza di una diminuzione negli altri paesi creerebbe pericoli alla nostra moneta». Chi, come il ministro Ciampi (intervistato dalla Stampai immagina tassi in discesa in Italia anche se non subito. E chi, soprattutto gli operatori finanziali, scommette su un primo taglio a ottobre e un secondo a novembre per evitare la «pericolosa concentrazione di interventi a fine anno» denunciata dal presidente della Bundesbank. Nell'attesa i mercati registrano l'incertezza. Tutte ancora sull'altalenta, anche ieri, le Borse che hanno incassato un venerdì così così dopo il giovedì nerissimo: su e giù Wall Street, unica in rialzo Tokyo (->-0,89%), male Hong Kong (-1,75%), male Parigi (-1,7%), maluccio Londra (-1,51%), a un soffio dal nulla di l'atto (0,24%) Piazza Affari dove gli scambi hanno superato i 5.300 miliardi. Armando Zeni «L'Europa va bene Se non lo fate ora voi e l'Irlanda sarete costretti a farlo in blocco a fine anno con contraccolpi» Il governatore è convinto che la crisi dei mercati sarà lunga e l'economia può decollare senza toccare il costo-denaro «L'Europa va bene Se non lo fate ora voi e l'Irlanda sarete costretti a farlo in blocco a fine anno con contraccolpi» genza: quei paesi che non lo faranno per tempo, ha ripetuto due volte il capo della Bundesbank, saranno costretti a un'unica correzione «alla fine dell'anno» o, al massimo, «all'inizio del prossimo». Traduzione per i non addetti ai lavori: o l'Italia si dà una mossa per ridurre progressivamente i suoi tassi verso il basso, cioè verso il 3 e mezzo per cento medio di Germania e Francia («Conver- geatuntedoanpenequIttrarpil'o Hans Tietmeyer presidente di Bundesbank e (al centro) Antonio Fazio governatore della Banca d'Italia