«Code e attese, i punti neri»
«Code e attese, i punti neri» «Code e attese, i punti neri» Guzzanti: e ci sono 100 mila camici di troppo S EX MINISTRO E MEDICO I ROMA NTANTO io colgo con soddisfazione il fatto che gli ospedali pubblici sono apprezzati per la qualità scientifica del loro servizio. E non mi meraviglia affatto, perché ne ho consapevolezza, che la gente si lamenti dell'organizzazione». Così parla Elio Guzzanti, medico, ricercatore, docente universitario ed ex ministro della Sanità. Insomma una vita tra i malati. E allora professore? «Allora bisogna costituire delle joint-ventures, cioè delle collaborazioni pubblico-privato se voghamo che il servizio sanitario si possa veramente modernizzare e adeguare alle istanze che i cittadini reclamano». E perché ci servono i privati? «Perché serve quella cultura dell'efficienza, del servizio rapido e affidabile che è fino ad ora è mancata al settore pubblico. Ma soprattutto servono capitali. Consideri che la spesa sanitaria è già molto alta: se noi vogliamo adeguare le strutture e la loro funzionalità agli standard che la gente indica in questa ricerca, non possiamo che seguire l'esempio della Gran Bretagna, dove il governo laborista ha creato una serie di collaborazioni pubblico-privato per migliorare il servizio sanitario». E chi impedisce di farlo? «Ci sono certamente delle resistenze culturali a questo processo, ma credo che la strada non possa essere che questa». Quindi, secondo lei, il salto di qualità è soprattutto nell'efficienza delle strutture? «Secondo la ricerca del censis i cittadini non si lamentano della qualità professionale del servizio sanitario nazionale, ma delle code, delle attese: dell'organizzazione, insomma. Ma rispondo subito alla sua domanda e le dico che no, certo, non è un problema solo di strutture, ma anche di formazione della classe medica. Il servizio sanitario pubblico presenta delle carenze anche perché le università non sono state in grado di garantire una formazione adeguata. Guardi che noi abbiamo in Italia almeno 100 mila medici di troppo. Le nostre università per anni ne hanno sfornati in quantità e la quantità e andata a scapito della qualità. Noi non sappiamo come i nostri medici più giovani siano stati preparati, e la gente percepisce questa carenza sottoforma di inefficienza, di indolenza, di pressappochismo. Avverte - in definitiva - la sanità come carrozzone: grande, scientificamente valido, ma carrozzone». Comunque anche il «carrozzone» sta cambiando, professore. Il Censis aveva già fatto una analoga ricerca dieci anni fa. Se la rifacesse tra dieci anni troverebbe il nostro servizio sanitario sostanzialmente cambiato? «Non mi faccia fare il futurologo perché quelli che lo hanno fatto sono incappati in figuracce. Dico solo che le istanze evidenziate dal Censis sono da tempo note, che le regioni stanno lavorando alacremente sulla qualità del servizio e che la formazione dei medici è tornata ad essere più rigorosa. Quello che garantisco, dunque, è lo sforzo che si sta facendo, ma per i risultati, che vuole.,.». [r. mas.] «Copiamo gli inglesi: le collaborazioni tra pubblico e privato migliorano i servizi» L'ex ministro Elio Guzzanti
Persone citate: Elio Guzzanti, Guzzanti
Luoghi citati: Gran Bretagna, Italia, Roma
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