L'Anonima sconfitta da un cane

L'Anonima sconfitta da un cane Nel mirino dei banditi c'era la figlia di un pediatra, è stato l'animale a dare l'allarme L'Anonima sconfitta da un cane Nuoro, sventato il sequestro di una ragazza NUORO NÒSTRO SERVIZIO La cronaca dell'ultimo sequestro fallito in Sai-degna ruota attorno ad un antieroe per definizione, un minuscolo Yorkshire che si gode le carezze della padrona mollemente disteso sulle sue gambe. «Ci ha salvate il cane», racconta, seduta in poltrona, Maria Rita Scanu, 55 anni, insegnante, moglie di un pediatra di Nuoro. L'altra notte era in compagnia della figlia Stefania, 17 anni, studentessa, nella villa al mare, nella zona di San Teodoro, quando Polly si è lanciata come una furia, abbaiando, verso l'ingresso. I richiami non l'hanno zittita. E la donna, che guardava alla tv un film sulla principessa Sissi, è stata costretta ad andarle dietro. «Ho socchiuso il portoncino - racconta - e ho visto due persone con un cappuccio sul volto. Quasi d'istinto ho chiuso il battente, prima che riuscissero ad entrare in casa e poi ho tenuto ferma la maniglia mentre dall'esterno cercavano di forzarla. A mi tratto - ha aggiunto - ho sentito un rumore fortissimo e ho capito che stavano cercando di entrare dalla vetrata. Ma il vetro blindato ha tenuto, ha resistito ai colpi. Ho urlato a Stefania di chiamare i carabinieri. E abbiamo atteso». Quando sono arrivati i carabinieri, il giardino era vuoto. Rassicurate madre e figlia, avvertito il capofamiglia, Raimondo Bandinu, 57 anni, medico con una vasta rete di conoscenze anche in Gallura, è iniziata la routine delle indagini, mentre l'allarme si diffondeva a macchia d'olio in un'area che pare essere una riserva di caccia dell'anonima sequestri fin dai tempi di Graziano Mesina. Per tutta la giornata voci insistenti hanno spiegato che l'obiettivo dei malviventi era Stefania Bandino, «merce» ancor più pregiata della madre in una trattativa per il rilascio. Gli investigatori, invece, non hanno sposato l'ipotesi di un rapimento andato a male. Non escludono che possa essersi trattato di un tentativo di rapina o di furto. Ma non intendono minimizzare. «Anche se la signora non ha visto armi in mano agli sconosciuti spiega il questore di Nuoro Giacomo Deiana - si è trattato di mi episodio che ci preoccupa». Ne è una riprova il fatto che nel cuore della notte è scattato il piano antisequestri. Non potrebbe essere diversamente in una regione a rischio sul fronte dei ladri di uomini. I banditi, è vero, non si facevano più vivi da diciannove mesi, dal febbraio del '97, quando un commando prese in ostaggio a Tortoli Silvia Mehs. E l'eco della tremenda avventura della giovane, anche per le polemiche seguite alla sua liberazione, non si è ancora dissolta. Stavolta è andata bene, e, anzi, l'ipotesi investigativa formulata dal pretore di Nuoro, Maria Grazia Genoese, ha ridimensionato nella serata di ieri la vicenda. Danneggiamento e tentato furto sono i reati sui quali indaga il magistrato. La zona in cui sorge la villa rosa della famiglia Bandinu ha un nome che sa di sinistra premonizione, «L'imboscata» (Lu Impostu» in sardo). S'affaccia sull'isola di Tavolare, a sette chilometri da San Teodoro e a una quindicina da Olbia. E' ricca di case e residence, frequentati da turisti, ma anche da molti professionisti di Nuoro. Vi trascorre le vacanze il calciatore Gianfranco Zola, punto di forza della squadra londi¬ nese del Chelsea. E' un'area ricca di calette e spiagge difficili da raggiungere via terra e diventata la meta preferita di vip che non amano la mondanità e il chiasso della Costa Smeralda. Ma è anche ima fetta di Sardegna ad alto rischio. Fui dal 23 ottobre del 1966, quando il mitico Graziano Mesina prese in ostaggio il possidente Paolo Mossa, rilasciato due settimane dopo il pagamento di una cifra che oggi fa sorridere, venti milioni. Nel luglio del 1980, a Porto Caverna, sfuggì ai malviventi il banchiere svizzero Luigi Resinclli, protagonista suo malgrado in epoca recente di mi filone d'inchiesta del Pool milanese «Mani pulite», legato al magistrato romano Renato Squillante. I precedenti non tranquillizzanti avevano imposto un rafforzamento delle misure di sicurezza. Corrado Grandesso Maria Rita Scanu, la moglie del pediatra di San Teodoro, ripresa nella sua villa mentre racconta agli investigatori la notte di paura. Al centro pagina: Giuseppe Soffiantini insieme con la moglie poche ore dopo la liberazione