«Deciderà il popolo»

«Deciderà il popolo» «Deciderà il popolo» «Abbiamo tagliato fuori Madrid» L'I GRIGIA DEI FALCHI MADRID NOSTRO SERVIZIO In Herri Batasuna (Hb), ove dal '76 è uno dei leader più carismatici ed ascoltati, lo chiamano «l'Invisibile». Perché Inigo Iruin Sanz, 45 anni, avvocato, economista ed esperto costituzionalista di Hernani, da sempre considerato uno dei cervelli politici di Età, ama muoversi nell'ombra. Ma è onnipresente in tutti i momenti decisivi. Nell'8889, quando Età trattò ufficialmente in Algeria con il governo socialista di Gonzélez, Jui era il consigliere del negoziatore «etarra», il suo amico Eugenio Exebeste «Antxon». In questi mesi, è stato lui il direttore d'orchestra dell'apertura di «Hb», della creazione del nuovo cartello elettorale etarra Eh, dei contatti con il democristiano Pnv. Schivo, inflessibile e sempre dalla parte dei «falchi» militaristi, parlare con Iruin è come parlare con la direzione strategica di Età. Come valuta la tregua di Età? «E' una gran notizia, una grande opportunità per raggiungere la pace offrendo una soluzione politica del conflitto basco. Età offre a tutta la società basca la possibilità di compiere un salto importante nel transito verso una democrazia politica piena ove i diritti nazionali di Euskal Herria (Paesi Baschi spagnoli e francesi più la Navarra ndr) siano rispettati». E' la prima volta che Età offre una tregua incondizionata e indefinita, che non parla di trattative dirette con Madrid, che non accenna ai suoi 600 militanti incarcerati. Perché? «Perché la differenza fondamentale fra questo comunicato e gli altri consiste nel fatto che Età si rivolge direttamente al popolo basco. Età lascia Madrid e lo Stato oppressore spagnolo in un secondo piano sottolineando la natura storica e politica del conflitto». Lei, come dirigente di Hb, ha partecipato da febbraio a 12 incontri con il Pnv, che per la prima volta Età non attacca, bensì loda. Cosa significa? «In sintesi Età si rivolge al Pnv. Che la tregua sia definitiva dipende dal popolo basco e, molto particolarmente, dal Pnv. Questo perché Madrid può dare una soluzione falsa al conflitto solo se il Pnv si presta al gioco. Lo Stato spagnolo, senza il Pnv è obbligato a risolvere il conflitto dando la sovranità ai baschi. Sta al Pnv impegnarsi a fondo nella lotta per i diritti nazionali di Euskadi, per un cambio politico. Vedremo se lo farà o se, alla fine, si schiererà, ancora una volta, con Madrid». Perché il Pnv ha cambiato linea? «Noi manifestammo al Pnv che lavorare con noi per raggiungere la pace era più efficace che farlo con i partiti "spagnolisti", che invece volevano isolarci. Cioè creare condizioni politiche per una tregua di Età. Il frutto di questi incontri fu il "documento di Lizarra", ove si dice che il conflitto basco non è un conflitto tra violenti e democratici, bensì un conflitto politico storico. Noi vogliamo costmire, con il Pnv ed altri partiti baschi, un "fronte popolare" ove confluiscano partiti di sinistra e nazionalisti per raggiungere l'indipendenza». Perché fallirono i negoziati in Algeria? «Perche il governo socialista non aveva volontà politica di risolvere il conflitto perché il Pnv ed altri partiti baschi li boicottarono. Gli accordi non fallirono in Algeria, ove ci fu accordo, ma a Madrid». Ma il governo Aznar non vuole trattare con Età. «Il contesto è molto diverso. Adesso 0 Pnv ed altri partiti si sono accorti che lo statuto di autonomia basco non serve più al nostro popolo. Nell'88-89 sì, ci credevano. Madrid giocava su due perni: lo statuto di autonomia ed i patti anti-Eta. Ambedue gli strumenti sono falliti. Inoltre la situazione internazionale, con il processo di pace irlandese, è cambiata». C'è un parallelismo tra Irlanda e Paesi Baschi? «In ambedue i casi c'è un conflitto politico e la soluzione per entrambi è l'autodeterminazione. Come gli irlandesi hanno imparato dal Sud Africa, noi abbiamo imparato dall'Irlanda». Età abbandonerà le armi per sempre tra breve? «La tregua è un punto di partenza importantissimo. Se i contenuti del "documento Lizarra" vanno avanti, Età si tirerà da parte ed abbandonerà per sempre la lotta armata». Gian Antonio Orighi baschi, meno i popolari ed i socialisti, in cui si sottolineava: «Il conflitto basco ha natura politica e storica. E' il popolo basco che deve decidere la sua indipendenza. L'agenda per risolvere il conflitto è aperta ad ogni proposta politica nella fase preliminare. In quella risolutiva si dovrà verificare l'assenza permanente di ogni espressione di violenza». Non una parola, si badi, al cancro del terrorismo dell'Età. Anzi: dialogo con Herri Batasuna, il braccio politico dell'Età, e al suo «lifting politico» che si presenterà alle prossime regionali del 25 ottobre, «Euskal Herritarrok» (Noi i cittadini baschi). Il «Documento di Lizarra», carta straccia fino al comunicato di ieri, è criticato dai due partiti «spagnolisti», i popolari di Aznar e i socialisti di Almunia-Gonzalez. La possibilità della tregua era nell'aria da giorni, ma tutti i due grandi partiti l'hanno definita all'unisono «un miraggio che serve solo ad ingannare gli elettori baschi. L'unica cosa che può fare l'Età è abbandonare per sempre le armi». C'era grande attesa per le dichiarazioni di Aznar. Il premier, nonostante persino il suo alleato catalano Pujol abbia manifestato che «bisogna approfittare dell'annuncio della tregua», ha ribadito, in sintesi, il suo leit-motiv di sempre: «Con l'Età e con l'HB non si tratta». Aznar, insomma, non è Blair. E i venti di pace irlandesi sono ancora molto lontani, nonostante Washington, l'Irlanda e Londra giudichino «molto positiva» la tregua. [g. a. o.] Inigo Iruin Sanz «Tratteremo solo con la de locale Se non ci tradirà con la Spagna in futuro potremo consegnare le armi» «Inganno» anche per i socialisti. Favorevoli solo i catalani di Pujol li premier spagnolo José Maria Aznar