Cermis, processo bloccato dai soldi di Chiara Beria Di Argentine

Cermis, processo bloccato dai soldi ■MBH II tribunale di Trento non può pagare la traduzione delle testimonianze Cermis, processo bloccato dai soldi SMILANO OSPIRA Carlo Ancona, il giudice della strage della funivia del Cermis: «All'addetto per le questioni giuridiche dell'ambasciata americana non posso che ripetere che ho bisogno di altro tempo per la rogatoria. Non ho infatti i soldi per pagare la stenotipia, l'unico sistema di verbalizzazione previsto dal nostro codice e richiesto dai giudici militari americani, delle dichiarazioni dei testimoni e dei periti». Ma come si spiega dottor Ancona che per alcuni milioni (la stenotipia costa circa 150 mila all'ora) si ritardano i tempi di un processo su una vicenda tanto drammatica e dai risvolti internazionali così delicati? «Non dò spiegazioni, io faccio il giudice. Dallo scorso giugno ho chiesto al ministero e al presidente della Corte d'Appello, che in questo distretto ha vietato per ragioni di spesa l'uso della stenotipia, un'autorizzazione ad hoc. Ma non ho avuto ancora da nessuno, nessuna risposta. La verità è che tutti sostengono che si devono celebrare i processi ma mentre le procure, anche quella di Trento, hanno a disposizione somme illimitate per le indagini e mentre si spendono centinaia di milioni per perizie, voli in elicottero o persino per mettere sotto sequestro dei rifugi alpini, nessuno in Italia si preoccupa di finanziare i processi». Quella di Carlo Ancona non è solo la testimonianza di uno dei tanti giudici italiani, poco noti alle cronache, alle prese quotidianamente con le carenze della macchina giudiziaria. Sembra paradossale, ma se- condo quello che sostiene Ancona, per un cavillo da un pugno di milioni le autorità italiane rischiano l'ennesima brutta figura dopo aver sollecitato e ottenuto la solenne promessa del presidente Clinton e del segretario di Stato Madeleine Albright che i 20 morti del Cermis avrebbero avuto giustizia e che ci sarebbe stata da parte Usa la massima collaborazione. Promessa che finora sembra essere stata mantenuta, dagli americani. Dopo quel tragico 3 febbraio quando un «Prowler» di stanza alla base di Aviano volando a bassa quota tranciò il cavo della funivia provocando la strage, gli Stati Uniti con un comunicato del Comandante in capo delle Forze armate Usa in Europa annunciarono che non avrebbero, in base alle norme Nato del 1951, rinunciato alla giurisdizione come era stato invece richiesto dal governo italiano. In sostanza, il processo ai quattro militari che quel giorno erano a bordo del jet non si sarebbe fatto in Italia. Un male? Da allora, la giustizia militare ame- ricana ha lavorato con rapidità. Scagionati i due membri dell'equipaggio che sedevano nel retro dell'aereo (decisione inspiegabile, secondo alcuni avvocati italiani di parte civile) l'indagine preliminare si è chiusa a luglio. E ai primi di agosto ha avuto inizio il processo in corte marziale per Richard Ashby e Joseph Schweitzer, il pilota e il navigatore del jet che dovranno rispondere di omicidio colposo e violazione di consegna. Non solo. Dopo tre giorni di udienze alla base di Camp Lejeune il generale Peter Pace, comandante dei marines per la regione atlantica ha anche silurato il comandante dello squadrone al quale apparteneva il «Prowler», e ha emesso un provvedimento disciplinare per il direttore delle procedure di sicurezza dello squadrone e disposto la revisione completa delle norme di volo. Ora a Camp Lejeune il giudice, tenente colonnello Roberto Nunlev, aspetta i verbali dei testimoni e periti italiani per poterli tradurre e procedere con la rogatoria. Ma a Trento il giudice Ancona prende tempo e lamenta di non poter collaborare per via di quei soldi che ancora non arrivano. Attacca il giudice: «Non è solo perla strage del Cermis. Mentre in procura hanno somme illimitate per il personale da noi in Tribunale non abbiamo neppure i fondi necessari per gli straordinari. Ripeto: che si celebrino i processi e che lo si possa fare velocemente non interessa a nessuno». Chiara Beria di Argentine Il magistrato: per alcuni milioni sono costretto a ritardare l'invio dei verbali all'America

Persone citate: Clinton, Joseph Schweitzer, Lejeune, Madeleine Albright, Peter Pace, Richard Ashby, Roberto Nunlev