L'Ulivo si ricompatta sulla Giustizia di Maria Grazia Bruzzone

L'Ulivo si ricompatta sulla Giustizia Approvato dopo mesi di mediazioni un documento che soddisfa sia Rifondazione sia Di Pietro L'Ulivo si ricompatta sulla Giustizia II Poh: ma questa riforma è soltanto una messinscena ROMA. «Buono» per la maggioranza, «deludente» per l'opposizione. Era invevitabile che il documento del centro-sinistra sulla giustizia, che finalmente vede la luce, non potesse soddisfare entrambi i poli. Tanto più nel clima di contrapposizione frontale di questa ripresa d'autunno, e in vista del voto di mercoledì sulla commissione di inchiesta su Tangentopoli sulla quale, apparentemente, continua il muro contro munì. Cosi i primi sottolineano soprattutto la valenza politica dell'iniziativa, la volontà di superare le divergenze in materie delicate come il funzionamento della giustizia ordinaria e la trasparenza e la legalità (le nonno anticorruzione approvate già l'altro ieri), «E' la prima volta dopo due anni di governo dice il responsabile giustizia dei ds Pietro Folena - che l'intero centrosinistra, non solo l'Ulivo, lavora su una piattaforma comune in questa materia, e indica le priorità per i prossimi diciotto mesi». «Un consenso che rappresenta un importante passo avanti», è l'opinione del ministro degli Esteri Bini, di Ri. E di un risultato «straordinariamente imporrante» parlano Piscitello e Veltri, dell'Italia dei valori. Mentre Gliuliano Pisapia, presidente della commisione giustizia della Camera, Prc, più rammaricandosi del mancato accordo sulla nuova normativa sui pentiti - di fatto rinviato - apprezza il metodo del «confronto» e ritiene che l'intesa sui contenuti «ponga le basi per completare un progetto di riforma organica». E un «buon documento» è anche per il portavoce dei verdi Luigi Maniconi che si compiace per la «penalizzazione» di reati contro l'ambiente e la sicurezza sid lavoro, ma non accetta la decisione che ha portato a stralciare un tema caro ai verdi come la droga, che è stata destinata a un provvedimento del ministro Turco. Persino per Marco Boato, verde «anomalo», già relatore in materia di giustizia alla Bicamerale, si tratta di «un accordo di grandi! importanza». Unica voce discorde, Ersilia Salvato di Prc, sostiene che «mancano elementi di novità» e che i nodi principali - le sanzioni all'illecito finanziamento ai partiti e il valore probatorio delle dichiarazioni dei pentiti - sono stati elusi». Ma apprezzamenti vengono pure dall'Anni e dagli avvocati. Elusione e delusione sono parole che ricorrono nei conunenti, ben più drastici, dell'opposizione. Per la Lega sono «misure deboli e inadeguate». Per l'Udr «pannicelli caldi». 11 responsabile giustizia di An Lisi usa la metafora del «molto fumo, poco arrosto», critica la separazione delle funzioni (e non tra le carriere), lamenta la mancata intesa sui pentiti ma apprezza la pur vaga necessita di nuove norme elettorali sul Csm. «Non c'è nulla» dice Donato Bruno, imo dogli esperti di Fi, «sono tutte cose arcinote». La colpa per l'azzurro Bruno, è del trio «Prodi-Flick-Di Pietro. Forse D'Alema ha cercato di essere un elemento trainante - concede ma ha dovuto prendere atto che non ci sono elementi in cui la maggioranza possa ritrovarsi per fare delle riforme degne di questo nome». Muro contro muro, appunto. Mentre i socialisti confermano ancora una volta il loro voto favorevole alla commissione di inchiesta su Tangentopoli il 23. E il capogruppo dei Ds Fabio Mussi, invitando la maggioranza a respingerla compatta («non vediamo le condizione politiche favorevoli»), fa sapere ai «compagni dello Sdì» che «ima divisione sarebbe una brutta cosa, dalla quale ognuno dovrà trarre le dovute conseguenze». Intanto però, al di là delle roboanti dichiarazioni politiche, i «tecnici» della materia sono al lavoro per diminuire la distanza fra i due schieramenti, che riguardano soprattutto i tempi di avvio della commissione. Uno dei paletti del- l'Ulivo tocca infatti lo slittamento a dopo l'elezione del Capo dello Stato, a maggio. Boato presenterà un emendamento che prevede un sì immediato e una sospensione a febbraio (in pratica, dati i tempi di avvio, un mese di lavori). Marianna Li Calzi (Ri) aggiungo un differimento del voto, per consentire di «calendarizzare» simultaneamente le norme anticorruzione. L'azzurro Franco Frattini, che ha proposto una sospensione dal 15 marzo risponde che quella di Boato «è una buona base di discussione» . Ma di slittamento del voto non vuol sentir parlare, «equivarrebbe a insabbiarla». Maria Grazia Bruzzone mmt.

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