Tokyo attende la tempesta di Ugo Bertone

Tokyo attende la tempesta Tokyo attende la tempesta Le banche tremano, il listino rotola IL TRAMONTO DEL SOL LEVANTE TOKYO DAL NOSTRO INVIATO Al solito educatissimi, i funzionari della Borsa di Tokyo battono le mani per segnalare la fine delle contrattazioni. Eppure non c'è granché da festeggiare al termine dell'ennesima giomata di crisi: il listino chiude a quota 13.859, con un ribasso del 2,38%; l'indice scivola ai minimi dal 1986, pochi mesi dall'accordo del Plaza che sanciva il nuovo status di superpotenza economica mondiale del Sol Levante. Di lì a qualche anno l'indice avrebbe raggiunto quota 39 mila, la capitalizzazione del mercato di Tokyo avrebbe toccato una cifra sei volte superiore a quella della City di Londra, oggi più «ricca» della piazza di Tokyo. E il peggio, con ogni probabilità, deve ancora venire a giudicare dall'andamento incerto, se non peggio, dell'economia da cui arrivano soltanto note negative (ieri, 4,5% le vendite dei grandi magazzini) e, soprattutto, dalle mille difficoltà che incontra la trattativa tra maggioranza e opposizione sul salvataggio delle banche, a partire dal caso critico della Ltcb, la Long Term Credit Bank, a rischio di fallimento. Sui cieli di Tokyo incombe aria di catastrofe, insomma, anche se il tifone numero 5, dopo aver paralizzato la metropoli, ha proseguito la sua corsa verso Nord. Ma tre incursioni americane hanno affondato, nel giro di pochi minuti, le poche certezze che sorreggono i destini del Kabutocho, la Borsa di Tokyo. Il primo affondo, ovviamente, lo lancia Alan Greenspan, il presidente della Federai Reserve, ammonendo che il ribasso dei tassi, così atteso dai mercati, non è affatto imminente. Per l'ennesima volta la finanza giapponese, che ha già tagliato, una settimana fa, i tassi overnight, è colta in contropiede da Greenspan. Il rischio è di una nuova crisi dello yen. Il secondo è, agli occhi degli analisti del Sol Levante, ancor più grave. Miss Charlene Barshefsky, responsabile dei rapporti commerciali Usa, è piombata a Tokyo con messaggi di guerra: gli Usa, ha detto, sono pronti a far la loro parte verso l'Asia, accettando una crescita delle importazioni dal Far East. Ma il Giappone, ha ammonito la Barshefsky, deve aprire le porte alle assicurazioni, alle imprese di costruzione, ai network delle comunicazioni Usa. Ma come è possibile, replica un rappresentante del governo giapponese, dettare condizioni del genere a un'economia che, come quella giapponese, è alle prese con una caduta pesante della domanda interna? Ma l'incursione più drammatica è l'ultima. Standard and Poor, agenzia di rating internazionale, retrocede 4 banche giapponesi, il colosso Dai-Ichi Kangyo, l'Industriai Bank of Japan, la Sanwa Bank e la Fuji Bank e annuncia di aver messo nel mirino altri sette istituti. Soprattutto, però, l'agenzia Usa lancia un allarme destinato a creare panico: le sofferenze e i crediti incagliati del sistema bancario potrebbero ammontare a una cifra enorme, ben più dei 25-35 mila miliardi di yen (ovvero 325-450 mila miliardi di lire) paventati in un primo momento o addirittura degli 87.500 miliardi (1100 mila miliardi di lire) ipotiz¬ zati dagli analisti più arditi. Il rischio delle banche giapponesi, ammonisce l'agenzia Usa, potrebbe toccare la cifra di 151 mila miliardi di yen, ovvero l'esplosiva cifra di 2 milioni di miliardi di lire, pari più o meno al debito pubblico italiano e al 30% di quello giapponese. E' una cifra drammatica, probabilmente assai esagerata (in pratica, a causa della recessione, viene considerato a rischio qualsiasi credito industriale), ma che testimonia del clima di assedio in cui il premier Obuchi tenta di trovare l'indispensabile intesa con l'opposizione, rappresentata da Naoto Kan, leader del partito democratico, per non far fallire la Ltcb e, soprattutto, poter arrivare al prossimo vertice con il presi¬ dente americano Bill Clinton con uno straccio di risultato sul fronte finanziario, capace di sopire l'irritazione della Casa Bianca per l'inazione del governo sul fronte più delicato. A tarda sera di giovedì, pero, tutto era ancora in discussione, anche il possibile vertice tra i due leader per chiudere la partita. E in questo quadro, nessuno si fa illusioni: la Borsa, e l'economia giapponese, devono ancora affrontare i tempi più duri. Anche stamane, a fare il gesto del compratore al Kabutocho sarà solo il robot, che mima, per la gioia dei visitatori, le operazioni della vecchia Borsa, quella della «bolla finanziaria» e dei guadagni facili. Ugo Bertone ■'■ì.ì.i^i gp||§ §fc /. ... Nella foto a sinistra operatori alla Borsa di Tokyo. ai minimi da 12 anni Sui cieli del Giappone c'è aria di catastrofe A destra, Alan Greenspan presidente della Fed