L'ombra del Sexgate

L'ombra del Sexgate L'ombra del Sexgate L'America paralizzata dalla vicenda Clinton NEW YORK e l ; i , e a NOSTRO SERVIZIO Era l'inizio della settimana, Bill Clinton aveva mostrato di potersi salvare dalla cacciata, il G7 aveva mostrato di voler prendere di petto in modo coordinato il problema della crisi finanziaria mondiale e Wall Street si era messa a ballare la danza del Toro. Ora, a quattro giorni di distanza, Wall Street balla la danza dell'Orso e il precipitare dell'indice Dow Jones fa il paio con quello del dollaro. La musica, infatti, è di nuovo cambiata. Per Bill Clinton, il fatto che la grande maggioranza dei i cittadini dica nei sondaggi che vuole tenerselo I com'è non basta. 1 giornali continuano a chiedere le sue dimissioni e i repubblicani, ieri, stavano minacciando di rendere pubblico - dopo il devastante rapporto pornografico di Kenneth Starr anche il video della sua deposizione del 17 agosto, che si preannuncia ancora più imbarazzante per lui. L'incertezza è cosi rientrata trionfante nello Stock Market, dovioltre tutto ha trovato un'altra bella smentita all'umore dell'inizio settimana: quella che una riduzione coordinata dei tassi di interesse non ci sarà, o almeno non ci sarà per ora. Alan Greenspan, il chairman della Federai Reserve, lo aveva già detto mercoledì, deponendo di fronte alla commissione Finanze della Camera, ma lo aveva detto quando ormai la chiusura di Wall Street era vicina, non c'era tempo per valutare appieno La portata delle sue parole e il mercato aveva chiù so con il Dow Jones su di 65 punti. Ieri pero il tempo per le valutazioni c'era, anche perchè intanto erano state fatte dai mercati europei. Il «no» di Greenspan, avevano consideralo quelli, è il terzo nel giro di pochi giorni alla riduzione coordinata dei tassi, dopo quelli di Eddie George, governatore della Banca d'Inghilterra, e di Hans Tietmeyer, presidente della Bundesbank, sicché le «promesse» di lunedì (discorso di Clinton e pronta «adesione» da parte degli altri capi di governo del G7I erano da considerare a dir poco prive di fondamento. Giù i mercati europei, quindi, e giù ciucilo di Wall Street, gravato per di più - come si diceva - dai problemi personali di Clinton e anche da altre cose' tutte «americane». Fra queste, il latto che la tanto temuta inilazione non è più una possibilità remota. I dati di agosto, pubblicati ieri, dicono che i prezzi al consumo negli Stati Uniti hanno subito un aumento. E' stato piccolo, dello 0.2 per cento, ma la sua «proiezione» porta a un indice inflazionario annuale dell' 1.6 per cento e tutti sono concordi nel ritenere che Greenspan, già fin troppo noto per la riluttanza a toccare i tassi di interesse, in una situazione del genere piuttosto che abbassarli è pronto a l'arsi scorticare vivo. E' vero che un altro dato di agosto, quello della bilancia dei pagamenti, è più positivo di quanto ci si aspettasse, lo si prevedeva di almeno 15 miliardi di dollari e invece, grazie alla riduzione del prezzo del petrolio e alle «svendite» dei Paesi asiatici, ha superato di poco i 13 miliardi. Ma è anche vero che quell buona notizia non è stata sufficiente a bilancare le altre due. Così Wall Street ha vissuto la sua ennesima giornata triste nell'altalena di questo periodo e si è messa di nuovo in attesa di un «segnale» politico. Difficile che arrivi presto. Washington, in questo momento, è troppo occupata con la pornografia. Anche l'inflazione torna a risalire I conti esteri sono salvati dal petrolio Franco Pantarelli Anche l'inflazione torna a risalire I conti esteri sono salvati dal petrolio

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