La Finanziaria convince i sindacali di Gian Carlo Fossi

La Finanziaria convince i sindacali Cgil, Cisl e Uil: le linee della manovra vanno collegate da subito al patto sociale per lo sviluppo La Finanziaria convince i sindacali D'Antoni: propositi buoni, ma adesso aspettiamo i fatti ROMA. Le linee della prossima Finanziaria da 13 mila 500 miliardi vanno nella direzione giusta, ma debbono essere strettamente collegate entro la fine del mese ad un «quadro di regole definite», cioè al «patto sociale per lo sviluppo». Così i leader di CgUCisl-Uil Cofferati, D'Antoni e Laicizza hanno precisato la loro posizione sulla manovra in un «vertice» di tre ore a Palazzo Chigi con una nutrita rappresentanza del governo. Insieme al presidente del consiglio Prodi c'erano il vice presidente Veltroni, il sottosegretario alla presidenza Micheli, i ministri del tesoro Ciampi, delle finanze Visco, del lavoro Treu, dell'industria Bei-sani, dei lavori pubblici Costa, della solidarietà sociale Turco e dei trasporti Burlando. Un altro incontro è previsto per la prossima settimana, ma il «placet» dei sindacati sembra quasi scontato e, di conseguenza, sta progressivamente sfumando la minaccia di sciopero generale ventilata dal segretario generale della Cisl. Nella conferenza stampa seguita alla riunione, alla domanda (rivolta a D'Antoni) se l'ipotesi dello sciopero generale restasse ancora in piedi risponde per primo Cofferati. «Ma perché voi giornalisti - dice con un sorriso provocatore - gli infliggete sempre questa pena?». E D'Antoni, anch'egli sorridente, ma un po' tirato: «Quale pena? Per me è anche una gioia». Allora è come per Bertinotti, gli fa notare un cronista: «Ma no - replica D'Antoni abbiamo obiettivi diversi. E io non ho cambiato idea: la minaccia dello sciopero generale cade solo se ci sono i risultati e siccome risultati certi ancora non ci sono la minaccia resta. Siamo in presenza di elenchi di buone intenzioni, ma penso che la pressione dello sciopero abbia fatto aprire il dibattito. Adesso speriamo che dal dibattito si passi alle cose concrete». Nel «vertice» non sono state fatte cifre, ma il governo ha ribadito l'impianto della Finanziaria, centrato soprattutto su un forte impegno in direzione dello sviluppo e dell'occupazione. Tra le varie misure vi sono la decontribuzione per i nuovi assunti, il rifinanziamento della 488, la carbon-tax destinata anche a finanziare la soppressione degli oneri sociali impropri che pesano per 10 0,6-0,7% sul costo del lavoro, 11 riordino degli incentivi con legge delega, sgravi fiscali per la prima casa, l'incremento delle pensioni sociali. Tutto bene, ma perché la Finanziaria sia efficace è necessario avere - sottolinera Cofferati - «un quadro di regole e procedure, come quello utilizzato dal '93 ad oggi, che consentano di rafforzare la politica dei redditi e la concertazione». Dunque, aggiunge, il patto sociale per lo sviluppo «è il fondamento sul quale collocare anche le scelte contingenti, sebbene molto impegnative per il governo, che di norma vengono riassunte nella legge Finanziaria». D'Antoni incalza: «Non c'è dubbio che mia riduzione strutturale del costo del lavoro fatta con una riforma che durerà alcuni anni, che libererà risorse per le imprese ma anche salario netto a favore dei lavoratori, sarà molto più incisiva in un quadro di concertazione. Insomma, il patto per lo sviluppo deve essere un tutt'uno con le scelte della Finanziaria». D'Antoni in¬ siste; «Siamo in presenza di alcuni orientamenti che, se inseriti nel rilancio della politica di concertazione, possono dare un contributo importante per l'occupazione e il lavoro. Se invece vengono frammentati perdono la loro rilevanza». Un giudizio più approfondito verrà espresso quando il governo sarà in grado di rendere noti i dettagli delle singole misure, indicando finalità precise, tempi di attuazione e quantità economiche. Gli esperti ministeriali sono al lavoro soprattutto per accertare gli oneri finanziari derivanti allo Stato dall'esenzione dal pagamento dei contributi per le imprese che faranno assunzioni nel Mezzogiorno nei prossimi tre o quattro anni. Dai primi calcoli sarebbe risultato che per ogni 100 mila nuovi assunti l'aggravio per lo Stato sarebbe di mille miliardi. Per gli investimenti, verrebbe rispettata la cifra di 5 mila miliardi contenuta nel Documento di programmazione economica e finanziaria. Gian Carlo Fossi

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