I temerari non sono tutti uguali. Migone e il dibattito sull'Albania

I temerari non sono tutti uguali. Migone e il dibattito sull'Albania LETTERE AL GIORNALE I temerari non sono tutti uguali. Migone e il dibattito sull'Albania Quando l'imprudenza non è necessaria Al contrario di quanto sostenuto dal signor Andrea Botto (La Stam pa, 6 settembre), ritengo giusto l'obbligo di indossare le cinture eh sicurezza e, inoltre, spero che il Parlamento approvi la legge che impone l'uso del casco anche per i maggiorenni. Infatti se io, casualmente, vedessi un'altra persona che si sta suicidando cercherei di salvarla, analogamente il legislatore, sapendo che, in caso di grave incidente, per clu non usa le cinture di sicurezza o il casco la probabilità di morire è elevata, stabilisce l'utilizzo obbligatorio delle cinture di sicurezza e del casco nel tentativo eh salvare la vita di altri individui. Ma perché, allora, non vietare tutti i comportamenti temerari? Perché non tutte le azioni rischiose sono delio stesso tipo. Chi usa l'auto privo delle cinture o la molo senza casco, compie un'azione imprudente ma necessaria per spostarsi. Invece chi si arrampica sui monti o si immerge in acque molto profonde compie una azione imprudente e non necessaria. Giovanni Bello, Merlara (Pd) La favola bella dei prigioniero audace Prende una profonda tristezza al pensiero che non sono poche le autorità del nostro Paese a credere che gli italiani siano un popolo di imbecilli. Ogni volta che un sequestro di persona si conclude felicemente con la liberazione dell'ostaggio, sono in tanti a gridare con enfasi: «Non è stata pagata una sola lira di riscatto!». E' inutile dire che nessuno ci crede, anche perché dopo un po' di tempo si scopre che per la scarcerazione sono stati sborsati i miliardi, e non di rado tanti. La versione ufficiale è quasi sempre la stessa nella sua monotonia: la vittima ha approfittato di un momento di disattenzione dei suoi carcerieri per fuggire. E' mai credibile che criminali così abili da eludere per mesi e spesso per anni le ricerche cosi capillari, misteriosamente alla fine diventino in tutti i casi così smidollati da farsi sfuggire la vittima da sotto il naso? Noi italiani non saremo magari delle cime, dato che spesso siamo disposti a prendere per buone le versioni più cervellotiche e palesemente assurde di tante vicende più 0 meno oscure, ma pensare che possiamo ingoiare persino la favola bella del prigioniero audace che beffa nella notte il guardiano mezzo tonto, è veramente troppo. La storia di ogni sequestro comunque finisca è sempre una sconfitta per lo Stato. Cercate di salvare il salvabile stando almeno zitti. Giuseppe Sortino, Ragusa 1 rapimenti e la prostituzione Un giornale radio delle 8 trasmetteva un'intervista con un insigne giurista. Questi affermava che il rapimento con rilascio dell'ostaggio senza pagamento di riscatto è punibile con la reclusione da 6 mesi a 8 anni. Non penso sia facile dimostrare che un riscatto sia stato pagato: i rapitori non hanno l'abitudine di rilasciare la ricevuta fiscale. Mi lasciano allora sconcertato i nuovi rimedi contro la prostituzione, con la cella come ultimo deterrente. Andare con una prostituta (e quindi necessariamente farla anche scendere dall'auto) costa da 2 a 6 anni di carcere. Tenere una persona segregata e incatenata per mesi peggio di ima bestia è un reato assai meno grave che andare con una prostituta? Gianfranco Capponi, Milano Le sofferenze recate dal morbo di Parkinson Ho la malattia di Parkinson dal 1985, e vorrei dire alla lettrice Mazzocato che non è vero che un parkinsoniano (come il Papa) non soffra di dolori fisici per la rigidità, sintomo a volte acuito da contratture muscolari dolorosissime. La signora non parla di malattia degenerativa e progressiva qual è il Parkinson e tutto ciò che queste carat- teristiche comportano. Ad ogni peggioramento scatta il problema dell'aggiornamento della terapia; questo aggiornamento può durare giorni o settimane di prove fino a che quel programma di terapia non abbia raggiunto l'optimum. Il parkinsoniano in tali periodi è un malato grave: non si regge più in piedi tale è la stanchezza che lo colpisce con stordimento profondo. Immagino perciò in tali momenti, che certamente avrà anche il Papa, il grave disagio di comparire in pubblico. La malattia di Parkinson chiede una terapia solo sintomatica e non curativa e perciò clù è colpito sa che non guarirà mai. Lorenzo Gonrad, Aosta «In Senato confronto sereno» Ancora una volta la polemica sembra prevalere sui contenuti, ma è proprio così? Mi riferisco, in particolare, al titolo e all'articolo di Maurizio Molinari in merito al dibattito che si è svolto in Senato seduta congiunta delle Commis¬ sioni Esteri del Senato e della Camera dei deputati - sugli sviluppi della situazione in Albania, alla presenza del ministro Dini. Il titolo: «Albania, pioggia di critiche sul governo. Maggioranza e opposizione attaccano la strategia italiana dopo l'elezione di Nano a premier». Non è così. Sarebbe stato sufficiente l'ascolto un po' più attento della seduta per trarre conclusioni diverse. Allego il resoconto stenografico della seduta. A titolo di esempio qui di seguito riproduco solo alcune frasi di apertura di due autorevoli colleghi. 1) Russo Spena: «... condivido l'introduzione de! presidente Migone e del ministro Dini». Non è una frase di maniera. Russo Spena non risparmia certo critiche al governo, ma lo richiama a dare vita a una strategia più concreta di cooperazione, denuncia l'insufficienza della missione Alba, evidenzia il ruolo che la comunità internazionale ha affidato all'Italia e auspica un rapido ritorno alla legalità in Albania, che può e deve essere favorito dalle politiche del nostro Paese. Ma ricordiamo le posizioni del Prc sugli interventi italiani in Albania? Per poco non produssero una crisi di governo. Quindi, non mi sembra poca cosa il consenso espresso da Russo Spena, e quindi dal Prc, all'introduzione del ministro Dini; 2) Gawronski: «Signor presidente, mi sembra che in questa situazione di grave crisi in Albania il governo italiano abbia dimostrato buona volontà e abbia fatto tutto quello che poteva fare, cioè poco. Questo poco dipende dal non aver saputo sfruttare l'influenza che l'Italia ha avuto sull'Albania nel passato, dal non aver saputo sfruttare la sua influenza per evitare la crisi». Anche Gawronski critica il governo, ma in maniera serena e costruttiva, in genere gli interventi dei colleghi del Polo non hanno più il tono (e qualche volta nemmeno i contenuti) di certe dichiarazioni della vigilia. Un altro esempio. Il senatore Andreotti viene presentato come subdolamente critico. Chi ha se¬ guito con attenzione il suo intervento ne ha perfettamente compreso il significato, di tutt'altro segno. Le agenzie di stampa lo hanno definito dibattito «pacato». Direi di più. Ravviso, in maggioranza e opposizione, giusta attenzione e preoccupazione, atteggiamento critico - anche serrato -, ma nessuna smentita degli impegni presi dall'Italia con la comunità internazionale e con l'Albania. Comprendo benissimo che l'attuale clima politico generale porta molto spesso a trasportare ogni notizia - per esempio sulla giustizia nell'ormai eterno scontro frontale tra maggioranza e opposizione. Visto che Maurizio Molinari e La Stampa hanno avuto il merito di prestare attenzione al nostro dibattito, perché non prendere atto che i parlamentari - se tempestivamente informati dal governo non sono sempre e solo falangi armate di «amici» e nemici del governo, ma esseri pensanti che nutrono il loro consenso (o dissenso) di osservazioni critiche? Soprattutto non in materia di politica estera. Non è un caso se il nostro recente passato dimostri come molte di queste decisioni abbiano travalicato, e giustamente, schieramenti precostituiti. Gian Giacomo Migone presidente commissione Affari Esteri-Emigrazione del Senato La documentata lettera, al pari del resoconto stenografico della seduta, non smentisce obiezioni e critiche di deputati e senatori riportate nell'articolo in questione da chi ha seguito direttamente il vivace dibattito. [m. mo.l Le lettere vanno inviate.,: a: LA STAMPA\ I Via Marenco 32,10126 TORINO\ | fax 011 -6568924 ^1 e-mail lettere@lastampa.it |