LAVORO la verità di un pessimista

LAVORO la verità di un pessimista anteprima. «Se tre milioni vi sembrati pochi»: saggio-denuncia di Gallino sul fenomeno della disoccupazione LAVORO la verità di un pessimista Overtà. di un pessimista 1 | -ftT| ON so se Luciano Gallino potrà gradire l'accostamento con lo «scandaloso» Pierre Bourdieu, ac- I k 11 cademico di Francia che dall'alto dei suoi anni e della sua indiscutibile autorevolezza da qualche tempo ha deciso di contrapporsi pubblicamente all'intelligencija facilona e modaiola d'Oltralpe, fino a dare luogo a un vero e proprio «caso» per via della sua ruvidezza polemica. Il sociologo italiano adopera certamente toni più pacati dell'illustre collega francese. Ma non sarà un caso se oggi entrambi, forti della libertà intellettuale che gli deriva da una vita intera dedicata alla ricerca, scelgono di cantare fuori dal coro, quasi per metterci in guardia contro le troppe pseudo ricerche destinate piuttosto alla propaganda che alla soluzione dei problemi. Per questo è facile prevedere che il nuovo libro di Gallino, Se tre milioni vi sembrati pochi (Einaudi), così sgradevole nelle sue verità incatenate logicamente l'una all'altra, e soprattutto implacabile nella demolizione delle ricette facili riguardo alla creazione di nuovi posti di lavoro, farà scalpore. Sempre che si abbia l'onestà di farci i conti senza cedere alla tentazione di ignorarlo. Innanzitutto: chi può dimostrare che nelle nostre società una vigorosa ripresa economica produca di per sé nuova occupazione, quando invece tutta la crescita dei decenni appena trascorsi ci dice il contrario? Il dato è sconfortante ma difficilmente contestabile: il Pil italiano dovrebbe crescere stabilmente del 7-8% l'anno («ritmi da Est-Asia degli anni ruggenti») per accrescere il numero degli occupati della modesta cifra di 200 mila l'anno. Le particolari debolezze dell'economia italiana - squilibri territoriali, carenze nella formazione e soprattutto esclusione dai settori di produzione strategici e innovativi - ci candidano piuttosto a trasformarci in un Paese che perde ulteriormente quote di lavoro, col pericolo che in un futuro non troppo lontano diamo luogo alla «società dei quattro quinti»: solo il 20% della popolazione attiva ben inserita nel lavoro e ben retribuita, tutti gli altri precari e sottopagati o addirittura disoccupati. Assai nutrito è l'elenco delle teorie cui il professore, pagina dopo pagina, si prende la libertà di controbattere. Teorie divenute ormai luoghi comuni provenienti un po' da tutte le parti: da quelle forzosamente ottimiste degli esperti governativi fino a quelle rispecchianti gli interessi confindustriali, dalle rigidità conservatrici dei sindacalisti confederali fino al- le esagerazioni truccate sul boom del capitalismo statunitense e anglo-sassone. Ce n'è davvero per tutti. Il professore rigoroso, ad esempio, può anche condividere l'obiettivo di introdurre una maggiore flessibilità nel mercato del lavoro italiano. Ma purché non si pretenda di dimostrare l'indimostrabile, e cioè che ne deriverebbe un aumento delle assunzioni. L'equazione «più licenziamenti uguale più assunzioni» nella realtà ha subito già fin troppe smentite. Sia chiaro, Gallino non è uno studioso estremista, nessuno leggendo il suo libro potrà liquidarlo quale nemico delle libertà economiche o del libero mercato. Il suo non è un lavoro anti-sistema, bensì una preziosa operazione antidemagogica, portata fino in fondo a costo di risultare sgradevole e terribilmente pessimista. E' il Gallino che già avevamo conosciuto nei primi Anni Ottanta, quando troppi laudatori dell'automazione industriale preconizzavano in tempi brevi la scomparsa della classe operaia e lui, saggio e pignolo, ci spiegava come fos- se ancora di là da venire una fabbrica interamente gestita da robot guidati da pochi tecnici in camice bianco. Perfino burbero nella sua severità, il sociologo torinese mette in fila i suoi dati senza guardare in faccia nessuno, come dimostra anche la sua recente discussione su La Stampa col ministro Ciampi. La tendenza mondiale è a produrre sempre maggiori ricchezze con un numero limitatissimo di addetti; inutile illudersi che la ripresa economica porti di per sé nuovi posti di lavoro; ingenuo credere che il settore terziario possa colmare i vuoti che si allargano nell'industria e nell'agricoltura; quanto al troppo mitizzato «modello americano», la più parte del merito va attribuita alle dinamiche migratorie e poi comunque si tratta di posti di lavoro precari, e pagati sempre di meno; mentre s'allarga anche tra i lavoratori dipendenti col posto fisso la fascia di coloro che vivono in condizioni di povertà. Purtroppo il terzo capitolo del libro di Gallino, quello dedicato alle proposte per nuove politiche dell'occupazione, non fornisce soluzioni altrettanto nette che le denunce. Ma era inevitabile che così fosse: uno studioso che rifugge la spettacolarità e l'improvvisazione non poteva che indicare le vie più lente ma efficaci per evitare di precipitare nella «società dei quattro quinti»: investire molto di più nella formazione dei futuri lavoratori, incentivare le produzioni dei settori strategici ad alto tasso di innovazione, colmare gli squilibri di costi per indirizzare nuovi investimenti nelle aree svantaggiate. Con discrezione, Gallino aggiunge due soli consigli ai leader politici della Sinistra e della Destra. Per la Sinistra: mettete via la vostra ostilità nei confronti della grande impresa e dei suoi profitti, perché in Italia di grandi imprese ne abbiamo troppo poche. Per la Destra: anche se siete liberali, ricordatevi che la funzione regolatrice dello Stato in economia resta preziosa soprattutto in momenti come questi. Sono i consigli di un pessimista. La Storia ci insegna che ad ignorarli si corrono brutti rischi. Gad Lerner Per l'Italia si profila un futuro in cui soltanto il 20 per cento della popolazione attiva avrà un posto ben retribuito: tutti gli altri saranno precari o sottopagati o senza impiego Un libro implacabile nella demolizione delle ricette facili: non è vero che una vigorosa crescita economica produca di per sé nuova occupazione Qualche consiglio ai politici: la Sinistra abbandoni l'ostilità verso grande impresa e profitto, la Destra ricordi che la funzione regolatrice dello Stato in economia resta più che mai preziosa Undnccpn Il sociologo Luciano Gallino: nel suo nuovo libro mette in guardia da un futuro da «film dell'orrore economico» A destra il dramma dei disoccupati in cerca di lavoro. Nell'immagine più piccola una linea di montaggio robotizzata

Luoghi citati: Francia, Italia