Se i mercati ballano con il Sexgate

Se i mercati ballano con il Sexgate La crisi globale della finanza era annunciata, il caso Clinton la rende meno governabile Se i mercati ballano con il Sexgate CARO Direttore, dalle vicende della prima crisi che abbia colpito il sistema economico globalizzato emergono per ora due chiare lezioni che il governo dell'economia devo apprendere. La prima è che la liberalizzazione dei movimenti dei capitali non può avvenire senza condizioni; e in particolare che può essere molto pericoloso dare piena cittadinanza nei mercati globalizzati a sistemi bancari sforniti di una adeguata supervisione, ed in grado di emettere senza Orniti attività finanziarie rischiose in moneta diversa da quella nazionale. La seconda è che, per quanto gli americani abbiano mostrato grande abilità e competenza, una gestione troppo individuahstica del governo dell'economia espone il sistema a gravi rischi che derivano da questioni di politica interna del Paese egemone. La crisi dei mercati del Sud Est asiatico può essere considerata una crisi annunciata, nella quale, tuttavia, si sono inseriti elementi imprevisti che, oltre ad aggravarne gli effetti sulle economie dell'Occidente, rischiano di portare la situazione fuori controllo. E' stata una crisi annunciata perché un forte rallentamento di quelle economie era previsto da tempo, e questo era stato il princi: pale argomento discusso nella riunione del Fondo Monetario Internazionale già nel settembre dello scorso anno. Ugualmente previsto era il fatto che la recessione in quei Paesi avrebbe provocato gravi conseguenze sul sistema bancario del Giappone e della Corea del Sud, che in definitiva erano i prestatori di ultima istanza di fondi a quei Paesi. Ancora, era previsto che ciò si sarebbe ripercosso sul prezzo delle materie prime, e da orai la forte discesa del prezzo del petrolio fino allo scorso agosto, creando difficoltà ai Paesi esportatori, ed in particolare alla Russia. Non era invece previsto che ciò potesse condurre ad una grave crisi della leadership politica di El- tsin, e al rischio davvero mortale che la situazione a dir poco opaca che sovrasta il controllo delle risorse economiche russe potesse estendersi al controllo dell'arsenale missilistico e nucleare. Dell'incontro fra Clinton e Eltsin di fine agosto si conosce il rifiuto degli americani di intervenire con aiuti finanziari, sia direttamente, sia tramite il Fondo Monetario. E' molto probabile che la soluzione identificata per aiutare l'economia russa abbia riguardato l'aumento del prezzo del gas e del petrolio, che - infatti - nella prima settimana di settembre ha invertito la tendenza, risalendo di oltre il 10%. Lo scenario che ne segue pone problemi particolarmente seri per le economie europee. Oltre agli effetti del venire meno dei mercati del Sud Est, vi è infatti la necessità di impedire che il rincaro della «bolletta» petrolifera si traduca in spinte inflazionistiche interne, proprio alla vigilia del varo di una nuova e non collaudata moneta europea. L'unico modo immediatamente efficace di frenare questa spinta inflazionistica consiste nella rivalutazione delle monete dell'area del Marco sulla moneta in cui si esprimono i prezzi petroliferi, cioè sul Dollaro. La consueta abilità di Greenspan ha fatto in modo che ciò avvenisse rapidamente, ventilando una discesa dei tassi di interesse negli Usa, e togliendo quindi agli europei l'imbarazzo di dovere rialzare i propri. Sebbene gestita con determinazione ed eleganza, questa vicenda trasferisce sulle economie europee buona parte del costo del sostegno alla Russia, introducendo ulteriori elementi recessivi. Comunque, il giudizio sulla capacità degli americani di gestire una crisi dell'economia globalizzata potrebbe essere ancora molto positivo se le vicende della politica interna degli Usa non provocheranno un cambiamento delle aspettative in quel Paese. La lunga espansione dell'economia americana, infatti, è dovuta anche alla circostanza che la crescita dei valori azionari contribuisce a mantenere elevatissimi i consumi. La perdita di fiducia nella leadership politica può provocare un aumento del premio che gli investitori richiedono per il rischio, e di qui una crisi della Borsa, che indurrebbe gli americani a risparmiare contraendo i consumi. Ciò potrebbe avviare una spirale di crisi in grado di sfuggire di mano anche all'abilissimo Greenspan. Questi sono i motivi della grande incertezza che domina i mercati finanziari di tutto il mondo, e che inducono a seguire la vicenda Clinton con un interesse che non è circoscrivibile solo ai codici dell'etica. Una attenuazione dell'estremismo liberista a favore di maggiori controlli di stabilità del sistema finanziario internazionale, ed una gestione più collegiale, attraverso il G-7, del governo mondiale dell'economia, possono rappresentare le utili lezioni da trarre dalle tempestose vicende d'agosto. Carlo Scognamiglio

Persone citate: Carlo Scognamiglio, Clinton, Eltsin, Greenspan

Luoghi citati: Corea Del Sud, Giappone, Russia, Usa