«Privacy garantita in farmacia» di Ferdinando Camon

«Privacy garantita in farmacia» Il presidente Federfarma: il numero del libretto sanitario non basta «Privacy garantita in farmacia» «Proteggeremo l'anonimato nelle ricette» ROMA. C'è un problema di privacy anche in farmacia, ed è un problema particolarmente grave, visto che riguarda i malati. Ferdinando Camon ieri ha sollevato la questione e soprattutto «l'incivile usanza di scrivere nome e cognome del paziente sulla ricetta». Ma la Federfarma, l'associazione nazionale dei farmacisti, risponde tramite il suo presidente Giorgio Siri che si tratta di «un falso problema», e che i dati del paziente sono indispensabili per una corretta applicazione della terapia prescritta dal medico. Camon aveva sottohneato che quella ricetta con tanto di cognome fa sì che il malato abbia «l'angosciante sospetto di restare schedato e catalogato». E si domandava: «Non basterebbe il numero del libretto sanitario?». No, risponde il dottor Siri, «non basta. Comunque, noi farmacisti comprendiamo benissimo le esigenze di riservatezza dei pazienti, e facciamo il possibile perché nessuno si senta imbarazzato davanti al bancone. Stiamo cercando una soluzione, ma mi pare più utile la trancruillità del cittadino, rispetto ad una privacy che, in questi casi, non serve». Martedì Siri incontrerà il Garante della privacy, per discutere proprio dell'anonimato delle ricette mediche. Nella pratica, esiste già un metodo per proteggere l'identità di alcuni pazienti, come i malati di Aids e quelli di cancro che utilizzano la terapia Di Bella: una sigla di due lettere al posto del cognome. Ma è im escamotage che ha troppe controindicazioni. Spiega Siri: «Quando il farmaco non è subito disponibile - e succede spesso - siamo costretti a chiedere un nome al paziente. Dobbiamo dirgli "torni domani", e quando questo torna, come possiamo ricordare chi è e cosa voleva? E se c'è un errore nella ricetta? Come rintraccio il paziente? Ma quello che vorrei fosse chiaro è che il farmacista, come il medico, ha l'obbligo della riservatezza. Se io domando alla persona che mi sta davanti se il paziente è un adulto o un bambino, un motivo c'è: di solito chi è malato se ne sta a casa, e manda un altro in farmacia, e se la ricetta non è chiara, io devo assolutamente informarmi, per non correre il rischio di fornire un farmaco non adatto, o addirittura sbagliato». Camon spiega che nelle farmacie la privacy viene «costantemente e legalmente violata», parla della vergogna di chi ha «malattie delicate» e si sente chiamato ad alta voce in una farmacia strapiena. Dice che l'arrivo del Viagra «moltiplicherà» il problema. Sarà così, dottor Siri? «Per quanto riguarda il Viagra, aspettiamo che arrivi, e poi ragioneremo. E personalmente non ho mai saputo di pazienti sbeffeggiati in farmacia per le malattie che avevano. Anzi, con il farmacista c'è di solito un buon rapporto. Molti, in mancanza del medico, ci portano le analisi per avere un primo consiglio. Per quanto riguarda la privacy, abbiamo posto ima serie di quesiti al Garante, vogliamo sapere anche noi come comportarci. Ma sappiamo che anche lui ha delle perplessità neh'adottare norme che poi risulterebbero di difficile applicazione», [bru. gio.] «Faremo il possibile perché nessuno sia imbarazzato davanti al bancone» Anonimato a rischio in farmacia

Persone citate: Camon, Di Bella, Giorgio Siri

Luoghi citati: Roma