«Clandestini, sanatoria condizionata» di Maurizio Tropeano

«Clandestini, sanatoria condizionata» L'annuncio a Torino: così si potranno regolarizzare trecentomila situazioni «Clandestini, sanatoria condizionata» Una proposta di An: purché si autodenuncino TORINO. «Il problema è la posizione dei trecentomila clandestini ancora presenti in Italia e che restano al di fuori della quota d'ingressi fissata dal governo. A rigor di legge dovrebbero essere espulsi. In linea di principio noi restiamo su questa posizione ma il problema è che è quello di far rispettare la legge e il governo se ne disinteressa completamente. Ecco perché stiamo studiando la possibilità di regolarizzare quelle situazioni attraverso il sistema dell'autodenuncia». Di fatto: una sanatoria condizionata all'autodenuncia accompagnata dalla necessità di perseguire con vigore chi vi si sottrae, ma pur sempre ima sanatoria ed è per questo motivo che Gian Paolo Landi, responsabile nazionale di An per il dipartimento ùnmigrazione, misura le parole: «Questa non è ancora una proposta ma solo ima mera ipotesi allo studio del dipartimento». Ma il fatto che quelle parole siano pronunciate durante la visita che il presidente di Alleanza Nazionale fa a San Salvario «un quartiere che suo malgrado - spiega Fini - sta diventando un simbolo negativo dei rischi che si corrono quando non si attua una politica per la sicurezza del cittadino e por il controllo e l'integrazione di una quota di extracomunitari compatibile con la realtà sociale del nostro Paese», dimostra come la destra italiana sia decisa ad affrontare la questione immigrazione con Realpolitik, la stessa che portò Landi e Mantovano ad incontrare il ministro dell'Interno Napolitano durante l'emergenza sbarchi. E Fini a chi gli chiede quale sia la sua posizione sull'immigrazione ribadisce: «La linea del partito sul problema è quella indicata da Landi». Ma in che cosa consiste questa «mera ipotesi di studio»? Landi specifica cosi la proposta: «Pensia- mo ad un patto per l'immigrazione, una sorta di patto di fiducia. Al clandestino che fornisce le sue generalità, che si impegna a rispettare le nostre leggi offriamo la possibilità di iscriversi ad un anagrafe di merito che consenta l'accoglienza temporanea per un periodo di sei mesi». Ancora: «Previa verifica della copertura finaziaria si dovrebbe prevedere un sussidio per evitare che gli immigrati delinquono e l'iscrizione a corsi di formazione anche linguistica. Poi ci dovrebbe essere la disponibilità alla mobilità, cioè a trasferirsi nelle zo¬ ne dove c'è necessità di forza lavoro». E alla fine dei sei mesi? «Chi ha di che vivere e mantenersi legalmente resta». Aggiunge ancora Landi: «E' evidente che se la posizione di questi trecentomila clandestini venisse regolarizzata si dovrebbe rivedere il sistema delle quote di ingresso in Italia». Fini e i suoi accompagnatori (oltre a Landi, i vertici piemontesi del partito da Martinat a Ghigna alla senatrice Sittcruini) comunque continuano a sottolineare anche la necessità di garantire con forza ordine e sicurezza nelle città - e da «questo punto di vista Napolitano fa mere petizioni di principio» - e l'espulsione immediata di chi delinque. Pugno di ferro, insomma, anche se Fini aggiunge subito: ((Abbiamo una posizione che non può e non deve essere in alcun modo assimilata a quella di altri esponenti della destra europea e che si può riassumere con l'aggettivo xenofoba». Detto questo però aggiunge: «Non siamo tra coloro, che in Italia invece abbondano, che vogliono tenere gli occhi chiusi, senza rendersi conto dei gravi rischi che presenta la situazione italiana». Ecco allora la richiesta di «modificare le leggi vigenti. In particolare, chiediamo di modificare il codice penale nella parte in cui omette di individuare il reato del rifiuto di dare le generalità. Si tratta di istituire questo nuovo reato». Ecco allora la richiesta di «evitare le eccessive le concentrazioni numeriche di immigrati in poche città. Non si può prendere il dato numerico nazionale come se si trattasse di un fenomeno omogeneo sul territorio». An, infatti, è preoccupata dell'alta concentrazione di immigrazione in Regione come Lazio, Lombardia e Piemonte e in città come Roma e Torino. «Bisogna evitare - conclude Landi - di creare concentrazioni monoetniche sul territorio che possono creare tensioni con la popolazione residente. An non pensa a deportazioni ma ad una distribuzione più omogenea sid territorio legata alla disponibuità di lavoro». Maurizio Tropeano La rrjanifestazione a San Salvario di Torino, uno dei quartieri caldi della città, dove ieri si è recato in Visita Gianfranco Fini