Clinton: continuerò a guidare il Paese di Andrea Di Robilant

Clinton: continuerò a guidare il Paese Prima conferenza stampa, con Havel, dopo il rapporto Starr: devo riportare l'armonia in famiglia Clinton: continuerò a guidare il Paese Assediato dai giornalisti ripete il no alle dimissioni WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Gli americani vogliono che io vada avanti e faccia il mio lavoro. Ed è ciò che intendo fare». Forte dei sondaggi che continuano ad essergli favorevoli, Bill Clinton cancella ogni ipotesi di dimissioni e invita il Paese - e il Congresso - a non «impantanarsi nei dettagli» della vicenda Lewinsky. «lo, nel frattempo, devo ancora impegnarmi nel difficile compito di riportare armonia nella mia famiglia». Fiancheggiato dal presidente ceco Vaclav Havel, ha assicurato che non ha mai smesso «di guidare il Paese». Non tocca a lui dire se ha ancora l'autorità morale per la leadership del mondo, ha aggiunto. «Ma i colloqui che ho avuto nei giorni scorsi con vari leader nel mondo mi hanno rincuorato». E lo stesso Havel, un leader dalla riconosciuta statura morale, è venuto in aiuto del Presidente dicendo che «l'America di Clinton è stata un'ispirazione» per lui. Come previsto, buona parte della conferenza stampa - la prima da quando è stato diffuso il Rapporto Starr - è stata dominata dalla vicenda Lewinsky. Oggi la commissione Giustizia della Camera voterà quasi certamente per la diffusione del video di Clinton durante la sua deposizione sul caso Lewinsky il 17 agosto scorso. Il Presidente ha detto: «Come sapete ho ammesso di avere avuto quella relazione ma in quel video ho rifiutato di parlare dei dettagli». Chi ha visto il video di quattr'ore assicura che l'immagine presidenziale di Clinton ne esce fortemente ammaccata. Lo si vede perdere le staffe, rispondere in modo evasivo. Ad un certo punto, incalzato sull'uso erotico del famoso sigaro, il Presidente si alza e se ne va (per un'ora). La Casa Bianca teme l'impatto del video sull'opinione pubblica. E i democratici temono soprattutto che i repubblicani ne facciano un uso «politico», usando spezzoni per le loro campagne elettorali in vista delle elezioni congressuali di novembre. Ma il video mostra anche un Presidente messo alle corde da un procuratore che sembra frugare come un ossesso negli angoli più intimi della sua vita privata. E alcuni osservatori pensano che la diffusione di quel materiale potrebbe avere un effetto-boomerang per i repubblicani. La fretta con cui la commissione Giustizia della Camera, dominata dalla destra repubblicana, ha voluto diffondere il documento ha provocato un'ondata di vera e propria ripulsa nell'opinione pubblica. Un sondaggio Cbs/New York Times ha rivelato che il 70 per cento degli americani è contrario alla diffusione del video. Non solo: i sondaggi continuano ad essere favorevoli a Clinton. Stando ai dati Cbs/New York Times il 64 per cento non vuole che il Presidente rassegni le sue dimissioni. Il 58 per cento è contrario all'avvio di un procedimento di impeachment. E il 57 per cento crede che la soluzione migliore sia una mozione di censura da parte del Congresso. E questa, del resto, continua ad essere l'ipotesi attorno alla quale i leader democratici e repubblicani continuano a lavorare. L'ostacolo principale ad un compromesso rimane l'indisponibilità della Casa Bianca ad ammettere l'ovvio, e cioè che il Presidente si rese spergiuro quando disse sotto giuramento che non aveva avuto una «relazione sessuale» con Monica Lewinsky. La Casa Bianca spiega che da un punto di vista politico sarebbe ovviamente la cosa da fare. Ma insiste che il Presidente non può ammettere di aver commesso un reato perché correrebbe il rischio di essere incriminato. E' una spiegazione che non convince i democratici, gli unici che possono tirare il Presidente d'impiccio. E alla fine è probabile che la Casa Bianca dovrà cedere qualcosa su questo punto. Anche perché comincia a profilarsi un altro grosso ostacolo ad una soluzione di compromesso: l'intransigenza della destra repubblicana. «Combatterò fino in fondo la messa al voto di una mozione di censura», dice Tom DeLay, numero due del partito repubblicano alla Camera e capofila dei deputati che non vogliono farla «passare liscia» al Presidente. Andrea di Robilant Oggi la Camera potrebbe decidere di diffondere il video dell'interrogatorio «Non mi preoccupa mi sono rifiutato di dare i dettagli» | il presidente Clinton con un affaticato Havel, durante il discorso di benvenuto alla Casa Bianca

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