Gli alleati del Kosovo ribelle
Gli alleati del Kosovo ribelle Gli alleati del Kosovo ribelle Guerriglieri dellVck in piazza Skanderbeg TIRANA DAL NOSTRO INVIATO Una lunga e dolente fila, dicono, scenderebbe dal Nord. Ottomila l'uggiti dal Kosovo che, attraverso il Montenegro, punterebbero su Scutari, e poi verso chissà dove, magari la spiaggia larga di Velipoje, dalla quale partirono le carrette del mare cariche di disperati che puntarono verso la Puglia, verso Lamerica. Scutari non è una città qualsiasi, è la piazzaforte del partito democratico e anche di chi avrebbe volentieri barattato la Repubblica per un regno. Sali Berisha e i suoi ci hanno sempre contato sull'appoggio di quelli di Scutari e in fin dei conti la città sembra essenziale per, chiamiamolo così, l'equilibrio politico, che Valona farebbe pendere verso i socialisti. Forse è semplicistico, ma alcune cose fanno riflettere: per esempio, l'indiscrezione che da Valona sono accorsi qui a Tirana in 2 mila, negli ultimi giorni, per rimpinguare le forze di polizia. Voce che nessuno si è preoccupato di smentire. Oppure, l'avvertimento dato ieri dal portavoce del primo ministro Fatos Nano ai kosovari che rivendicano l'indipendenza dalla Serbia e che sembrano vedere nel partito di Berisha un punto di riferimento assai piii preciso che imn quello offerto dai socialisti. «Alle forze politiche kosovare diciamo di prendere le distanze dai criminali perché tutto quanto è successo in questi giorni era indirizzato contro gli interessi del Kosovo», ha garantito ieri Ben Blushi. In altre parole, i socialisti danno l'impressione di temere assai una saldatura fra quelli che combattono oltrefrontiera contro Belgrado e i democratici che non mancano occasione per ripetere in modo esplicito il loro appoggio all'irredentismo. Timori non ingiustificati, quelli dei socialisti, soprattutto dopo il mutamento della politica uf¬ ficiale da parte del governo di Tirana che ha adottato il termine «autonomia» dopo aver rifiutato quello di «indipendenza», cosi caro agli albanesi di Serbia e non soltanto ai militanti dell'Uck, l'esercito di liberazione del Kosovo. E poi, si sottolinea qui a Tirana, alcuni militanti dell'Uck hanno dichiarato che loro sono dalla parte di Berisha, senza discussioni, nell'affare del colpo di Stato. Fatto è che due albanesikosovari son finiti in galera accusati di aver partecipato, lunedì, all'assalto al Palazzo della televisione. «Erano tutti e due armati e si trovavano all'interno dell'edificio», ha dichiarato Artan Bizgha, portavoce del ministero degli Interni. I nomi degli arrestati non dicono molto, in apparenza: Dritan Gjeci, di Podujeva, e Agron Pashuni, di Junik. E proprio nei pressi di Podujeva, ieri, si sono intensificati i combattimenti fra serbi e kosovari. Del resto che esistano contatti tra quelli dell'esercito di liberazione e il Pd di Tirana sembrerebbe dimostrato dalla presenza di campi d'addestramento e di smistamento proprio a Nord, a ridosso della frontiera, nel cuore del feudo di Berisha. E, quindi, i rischi all'orizzonte appaiono enormi, visti con occhi socialisti, perché quelli di Tropoja, patria di Berisha, ma anche di Azem Hajdari, assassinato l'altro giorno, e quelli di Scutari sembrano non avere la minima intenzione di lasciar spazio agli argomenti della politica ufficiale albanese. Tanto meno ora che il Kosovo è tornato un rogo. [v. tess.] Il governo: le forze politiche kosovare prendano le distanze dai criminali
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