Prodi sceglie l'equidistanza tra i due palazzi di Tirana di Maurizio Molinari

Prodi sceglie l'equidistanza tra i due palazzi di Tirana Prodi sceglie l'equidistanza tra i due palazzi di Tirana GLI AIUTI CONDIZIONATI ROMA DJ L sostegno e gli aiuti all'Al■ bania sono condizionati ai progressi di Tirana sulla via della democrazia e alla ripresa del dialogo fra i contendenti: questo il monito lanciato dal presidente del Consiglio, Romano Prodi, a governo ed opposizione schipetari durante il «question time» a Montecitorio. Dopo tre giorni di intense consultazioni telefoniche con tutti i protagonisti della nuova crisi albanese, Prodi ha rotto il silenzio davanti alla Camera dei Deputati in una diretta tv che ha potuto essere seguita anche sull'altra sponda del Canale di Otranto. L'intervento è stato breve ma di forte significato politico: Prodi ha parlato all'Albania come Paese, e non come governo, per affermare che la partnership con l'Italia non è scontata né gratuita ma condizionata alla condivisione dei principi della democrazia. E' la stessa ricetta storica che fonda i rapporti fra i partner europei e atlantici e che l'Italia rilancia verso Tirana in sintonia con la condizione posta dalla Nato nel 1997 per l'adesione degli ex Paesi comunisti. «L'Italia potrebbe essere condotta a non essere vicina al'Albania come lo è oggi se i progressi democratici non fossero pari alle attese della comunità internazionale», ha avvertito Prodi, chiedendo a chiare lettere al premier Fatos Nano ed al leader dell'opposizione Sali Berisha «basta con la contrapposizione violenta, niente vendette e niente boicottaggi» e «piena cooperazione istituzionale fra tutti i partiti nel futuro». Mai negli ultimi due anni Palazzo Chigi si era mostrato così equidistante fra i duellanti di Tirana, impegnati in queste ore in un pericoloso braccio di ferro dall'esito quanto mai incerto anche se «l'ordine pubblico si va ristabilendo». «La cooperazione è essenziale per la democrazia ma è sempre mancata» ha aggiunto Prodi, con un'im- plicita critica sia a Berisha sia a Fatos Nano per gli errori che hanno distinto la classe politica schipetara dall'indomani della caduta del comunismo. Oramai qualcosa è cambiato fra Roma e Tirana: l'interlocutore è solo il presidente della Repubblica, il moderato Rexliep Mejdani. L'Italia insomma si presenta come il garante internazionale di una democrazia che devono essere gli albanesi a creare e rispettare «tornando alla legalità, abbandonando la violenza e difendendo le istituzioni che han¬ no tenuto» in questa difficile occasione. Per Prodi è «il sostegno alla ricostruzione albanese» che dà diritto all'Italia e alla comunità internazionale di porre queste condizioni. Chiunque vincerà lo scontro in corso fra i palazzi di Tirana è avvertito: «Saremo inflessibili nel giudicare il comportamento di chiunque avrà permesso o incoraggiato l'uso della violenza». Lo sforzo diplomatico intanto continua su due fronti. A Tirana l'ambasciatore Marcello Spatafora, in stretto contatto col mi¬ nistro degli Esteri Lamberto Dini, continua a fare la spola fra Nano, Berisha e Mejdani in cerca di un compromesso. Dalla Farnesina il ministro degli Esteri Lamberto Dini (ieri mattina ricevuto al Quirinale) spinge per rafforzare l'impegno della comunità internazionale in vista della Conferenza sugli aiuti in programma a Tirana il 30 ottobre. La proposta italoamericana è di riunire in vista di questa data i Paesi maggiormente disposti ad impegnarsi nella ricostruzione in un grup¬ po denominato «Friends of Albania». Sempre su sollecitazione italiana, l'Unione Europea ha nominato un suo inviato speciale per l'Albania, l'austriaco Herbert Grubmayr. La decisione di Bruxelles segue la lettera di Dini e del collega tedesco Klaus Kinkel che avevano chiesto anche «una missione di polizia internazionale per assistere le autorità albanesi nel mantenimento dell'ordine e specialmente per impedire il traffico di armi nel Kosovo e l'immigrazione illegale». Non si tratta però di una nuova «Operazione Alba»: Roma e Bonn propongono infatti ai Quindici di rafforzare il contingente dell'Unione Europea Occidentale, presente in Albania dal maggio del 1997 con compiti di addestramento degli istruttori militari locali e forte al momento di un centinaio di unità (7 gli italiani, incluso il vicecomandante). Maurizio Molinari Diretta tv dalla Camera (seguita sull'altra sponda dell'Adriatico) «L'Italia potrebbe esservi meno vicina se continueranno vendette e contrapposizione violenta» Il ministro degli Esteri Lamberto Dini