Viaggio virtuale nel Tecnoporto finto

Viaggio virtuale nel Tecnoporto finto Viaggio virtuale nel Tecnoporto finto Ultimi lavori col fiatone per Vhub che non decolla IL «CANTIERE» MALPENSA 200® SMALPENSA E voi foste una valigia vuota - con un codice tatuato dal gessetto giallo - stareste già belli che accatastati al centro dell'area Check-in, qui al piano terra, 45 mila metri quadrati di pietra bionda e cristalli, del super Malpensa, il tecnoporto avvistabile tra le brughiere del NordOvest: là dove finiscono tutte le strade e comincia l'avventura. Le 5 mila valigie sono la simulazione di quelle vere. Stanno per imbarcarsi verso un finto viaggio, lungo un finto nastro, dove finti facchini le smisteranno verso finte destinazioni di un finto mondo, dove solo il tecnoporto esiste davvero, essendo già costato 2 mila miliardi di vere lire. Ma che diavolo è 'sta roba? ti viene voglia di chiedere a un autentico, nonché gentilissimo addetto alle pubbliche relazioni. E lui (che legge negli occhi per mestiere) risponderà: «Questa è simulazione di operatività». Operatività di cosa? «Dei sistemi di smistamento». Smistamento di cosa? «Delle valigie». Le valigie di chi? «Dei passeggeri». Quali passeggeri? «O santo cielo, i passeggeri di Malpensa 2000». Quale Malpensa 2000 che l'hanno appena cancellata? «Ma va là. Questa sì che è ima barzelletta...». Tutti magnificamente italiani, gli umani che incontri tra gli immensi spazi vuoti di questa scatola perfetta ideata da Sottsass. Tutti di buon umore. Tutti certissimi che una via al decollo si troverà («O per dritto o per rovescio», ti dicono), perché là dove non arriva il buon umore, c'è sempre la fede a supplire. Titanio o non Titanio. Il tecnoporto ha appena sbattuto contro il cubo di ghiaccio del signor Kinnock. Altri nove iceberg - chiamati Lufthansa, British Airways, Air France, eccetera - stanno navigando in rotta di collisione. L'uragano Burlando è appena passato, ha scoperchiato tutto, e sta per ripiombare a marcia indietro. Così pure i piccoli tornado locali (l'Albertini e il Formigoni) più quello appenninico (il Rutelli) che in mancanza di meglio fanno tempesta tra loro. Ma invece di trovare lacrimoni, umidità, distribuzione di coperte e vitto caldo, sul Tecnoporto aleggia la spensierata alacrità dei naviganti ignari. Ovunque spuntano drappelli in forma di elettricisti, tecnici, falegnami, muratori, rifinitori. Ovunque si inchioda, si pialla, si avvita, si trafora, si salda. Sarete pronti per il 25 ottobre? «Prontissimi». E arriveranno anche i passeggeri, anche gli aerei? «Ali, questo non lo sappiamo... però si, credo di sì». La direzione della Sea, che sta a 50 chilometri da qui, dentro al vetro di Linate, ha appena spedito 1700 lettere di trasferimento valide per sola andata a questo approdo. Arriveranno gli impiegati, le hostess, i mezze maniche da scrivania e quelli da consolle. Arriveranno i baristi. I pulitori. Gli addetti alle partenze. Tutto procede verso il fatidico 25 ottobre, anche se il treno di collegamento con Milano non c'è ancora. Se l'autostrada non è stata del tutto ampliata. Se la superstrada 336 non è pronta del tutto. Se la torre di controllo - bella, imponente, svettante - è ancora fasciata di ponteggi. Dovrà gestire 58 «movimenti ora», che poi sarebbero i decolli e le partenze, in una prima fase. E poi addirittura 78 per un totale di 24 milioni passeggeri l'anno, quando l'aeroporto sarà pienamente operativo. Ma al momento, e per un anno ancora, non sarà in grado di fare atterrare neppure una peppola o un gabbiano. «Bella, vero?», ti dicono tutti. Come no. La si vede da qualunque punto, quando infine si approda al manufatto del Tecnoporto sotto al bel sole delle 13, superando escavazioni, ponteggi, alberi sradicati e alberi interi, voragini, terrapieni. Ai limiti del cantiere: manovali nordafricani fanno la fila davanti al camion che distribuisce pizza, panini, acqua. Poi arriva - tra le gru e i tubi di un orizzonte spettinato il nastro d'asfalto che diventa ponte sospeso. I) ponte è l'accesso. L'accesso è 650 metri di cristalli orizzontali, profili verde inglese, un pavimento come mare in mescola di granaglie, ogni 40 metri una colonna ocra, ogni colonna nuove direzioni verso i 96 Check-in, i corridoi, gli archi dei metal detector ancora incellophanati, gli ascensori che portano ai tre piani superiori e ai due interrati, i tubi mobili dei finger: tutti ancorati al nulla. «Li ci saranno gli aerei», ti dicono. «Lì ci sarà il treno». «Lì ci sarà il parcheggio multipiano». «E lì ci saranno gli Hotel». Oliali Hotel? «Come quali Hotel? Li ha disegnati Gregotti...». Ali... «Vede dove c'è quello spiazzo?». In verità è tutto uno spiazzo, 20 chilometri quadrati di spiazzo. «Beh, lì, dove c'è quella gru... Bravo. Saranno bellissimi». Gli onirici ti fanno anche la spiega: «Prenda i rifornimenti di carburante. Abbiamo costruito un oleodotto che parte da San Martino di Trecate e spara direttamente qui, fino ai bocchettoni della pista. Ogni aereo parcheggiato avrà il suo bocchettone di carburante. Sa cosa vuol dire? Che abbiamo tolto dal traffico non meno di 400 autobotti...». Gli onirici vanno al dettaglio: «Avremo le aree parcheggio dei taxi e degli autobus completamente al coperto». Oppure: «Secondo gli studi l'occupazione crescerà di 18-20 mila unità. Che fra una decina d'anni saliranno a 40 mila, compreso l'indotto, naturalmente». Gli onirici le hanno viste tutte: «Io sono qui da) 19 novembre 1990, il giorno in cui ò stata posata la prima pietra. E sa chi c'era?». A occhio c'erano Bettino Craxi incoronato, Paolo Pillitteri sindaco, Giovanni Manzi presidente Sea, Roberto Mongini, vice: tutti decollati altrove. «Bravo. E con lo scherzo di Tangentopoli i lavori si sono fermati per 18 mesi». Non un brutto scherzo, però. In era Craxi, Malpensa doveva costare 2300 miliardi; 18 mesi dopo il costo era sceso a 2 mila. «Sì, sì, ma il progetto è nato con lui presidente, legge 4-4-9 anno 1985...». Giusto. Sono passati 4 mila 800 giorni. E solo adesso che ne mancano 38, si fa polvere a tutta velocità. Si inventa Ciampino come scalo alternativo a Fiumicino e a Kinnock. L'Anas asfalta col fiatone. Le Ferrovie Nord promettono consegna rapida e cosi pure le Ferrovie dello Stato. 11 Tecnoporto resta lì, inclinalo nella brughiera. Pronto, ma non del tutto. Plausibile e perù inspiegabile, con le sue valigie vuote che girano a vuoto. E il tassista che ti riporta a Milano - dentro all'autostrada in collasso permanente ti chiede: «Ma lei da che posto arriva?». Da un posto che non esiste, gli dici. E lui: «Vabbè, fanno 200 mila». Pino Corrias Simulazione surreale negli immensi spazi vuoti: 5 mila valigie corrono sui nastri La Sea ha spostato 1700 dipendenti Con l'indotto saranno quasi 40 mila Nel 2008 ogni ora 78 decolli, in totale i passeggeri saranno 24 milioni all'anno Ma sull'autostrada in collasso perpetuo il viaggio in taxi costa 200 mila lire

Luoghi citati: Ciampino, Milano, Trecate