Marta Russo, sul video la condanna di Prodi

Marta Russo, sul video la condanna di Prodi Il premier: non si possono usare metodi per condizionare le indagini. Un'inchiesta anche del Csm Marta Russo, sul video la condanna di Prodi «Gravissima la vicenda dell'interrogatorio registrato» ROMA. «Una vicenda gravissima». Romano Prodi non usa mezzi tèrmini riferendosi all'interrogatorio di Gabriella Alletto, la superteste del processo Marta Russo, avvenuto l'il giugno '97. Dure le accuse del premier: «Le dichiarazioni rilasciate da persone informate sui fatti, da testimoni o imputati devono essere frutto di una scelta libera, cosciente e volontaria». Ed ancora: «Indagheremo a fondo sulle modalità della ripresa televisiva durante l'interrogatorio». Ma la giornata di ieri non registra solo l'ira del presidente del Consiglio. Il video della discordia, infatti, ha scatenato una vera e propria bufera politico-giudiziaria. Dopo l'intervento del ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick, che oggi riceverà una relazione dettagliata sulla vicenda dal procuratore capo di Roma Salvatore Vecchione, ad esaminare il caso ora sarà anche il Consiglio superiore della magistratura. Se ne occuperà la prima commissione, l'organismo competente sui trasferimenti d'ufficio dei magistrati per incompatibilità ambientale o funzionale. Sul «banco degli imputati» il procuratore aggiunto Italo Ormanni, il sostituto Carlo Lasperanza e quel video dato in pasto alla stampa. I due magistrati nonostante la mancata autoriz¬ zazione del gip sistemarono una videocamera (fornita dal Sisde alla Digos) nella libreria dell'ufficio. I metodi dei pm sono stati così ripresi e raccolti in tre nastri: «Lei è colpevole di omicidio...», «Dal carcere non esce più». E la Alletto che dopo tre giorni cambia la sua versione: «Si, è vero, quel 9 maggio '97, io ero nella sala assistenti e c'erano anche Scattone e Ferrara ». Ma, se per i due presunti omicidi non c'è ancora un verdetto di colpevolezza, la prima sentenza l'ha anticipata il governo. Le motivazioni di Prodi sono chiare: «Agli organi inquirenti è vietato usare metodi e tecniche che possono condizionare sotto il profilo psicologico le condotte processuali, alterando le capacità mnemoniche e valutative e incidendo sulla verità». Il premier, nel rispondere in aula alla Camera ad un'interrogazione parlamentare, ha promesso risposte rapide: «Siamo consapevoli del tur¬ bamento creato dall'episodio nell'opinione pubblica e sui dubbi sulla correttezza della condotta degli organi inquirenti». Ironico il commento di Silvio Berlusconi: «Si vede che Ormanni e Lasperanza non appartengono alla parrocchia dei pm di Prodi e della sinistra». Lo scontro sulla giustizia, quindi, si arricchisce di un nuovo capitolo. Ma la questione sui poteri dei pm ora si inserisce nel momento in cui il processo Marta Russo è ancora in corso. E così preferiscono non pronunciarsi i componenti del Csm, chiamati ad intervenire da un'istanza del consigliere laico di area Ccd Michele Vietti inviata direttamente al presidente della Repubblica. Non parlano neanche Francesco Petrelli e Vincenzo Siniscalchi, avvocati di Giovanni Scattone e Salvatore Ferrara. Ad esprimersi è la parte civile («gli interrogatori vanno fatti nel rispetto delle regole e delle norme del codice») e soprattutto il segretario di Magistratura democratica Vittorio Borraccetti: «Le modalità dell'interrogatorio di Gabriella Alletto rappresentano una vistosa anomalia rispetto al modo di procedere dei pubblici ministeri". L'ex presidente della Corte Costituzionale Livio Palladin, invece, si rifa direttamente agli articoli 24 e 27 della Costituzione («E' previsti' il diritto di difesa e anche quello della pre sunzione di non colpevolezza degli imputati per tutelare tutti i soggetti coinvolti nei piocesso»), mentre l'avvocato Carlo Taormina non si ferma alla teoria e promette che presenterà una denuncia alla procura di Perugia contro i due magistrati romani. Dure critiche sono giunte anche dalla Lumi..a penale di Roma: «1 compoi Lanieri ti dei due pm sono minatòri, inammissibili; solo torbide suggestioni inquisitorali». Discussione accesa, quindi. Anche in Parlamento; Durissima la reazione di rizìana tvlaiolo: «Sono cose che fanno tremare le stanze della giustizia. Ora Flick si comporti da buratti naio e non da burattino». Ma il dibattito politico sta relegando sullo sfondi" intei. c gativi importanti (perché quell' 11 giugno nell uffa io non era presente l'avvo< aio dell'Alletto?) e, soprattutto, rischia di influenzare un procèsse he ha già vissuto numerosi i olpi di scena. Testimoni delia difesa che cadono come birilli, la contraddittoria testimonianza a. 1 l'Alletto. Ed ora si aspetta il futuro: la ripresa dell'interi iga torio della superteste. Ma pei adesso la verità e in una sfera di cristallo. Giovanni Lamberti Ironico Berlusconi: si vede Si profila un'azione disciplinare che i due magistrati non sono per i procuratori. Taormina della parrocchia della sinistra annuncia: li denuncio a Perugia fi/ ff 1 t * ti LE RAGIONI DELLO SCONTRO 31 OLI AVVOCATI ACCUSANO 3 Secondo i legali degli imputati il video è la prova delle intimidazioni che hanno costretto la Alletto a dire ciò che voleva la procura. Si evoca il tintinnar di manette e si afferma che la conduzione del interrogatorio rappresenta un fatto gravissimo di mancato rispetto delle garanzie processuali e di indebita pressione su una testimone I PROTAGONISTI GABRIELLA ALLETTO Segretaria dell'istituto di Filosofia del diritto, 45 anni, sposata, 2 figli, viene interrogata in procura l'I 1 giugno '97: dice che non era nell'aula 6 al momento del delitto. Tre giorni dopo cambia versione e accusa Scattone e Ferraro IL FILM CONTESTATO ili iUM t i i i LA PROCURA SI DIFENDE I pubblici ministeri sostengono invece che le immagini accertano come la teste avesse subito ben altre pressioni per non dire la verità. Respingono fermamente le accuse di aver esercitato pressioni indebite. Uno dei magistrati ha anche sbottato: «Ma che credono, che le indagini per un omicidio si fanno con il te' e i pasticcini?» CARLO LASPERANZA E' il pubblico ministero dell'inchiesta. L'interrogatorio dello Alletto si svolge nel suo ufficio, dove sono stati nascosti una telecamera e un registratore per intercettare i colloqui tra la Alletto e il cognato , ITALO ORMANNI Procuratore aggiunto. In un passo dell'interrogatorio dice alla Alletto che nega la sua presenza nell'aula 6: «Ci sono 4 testimoni che lo dicono, lei e colpevole di omicidio o favoreggiamento. Per omicidio va in carcere e non esce più» LUIGI DI MAURO Ispettore di polizia e cognato di Gabriella Alletto. Nel video è seduto al fianco della donna. In più occasioni la invita o raccontare tutto ciò che sa: «Gabrio, fattitene di tutti, pensa solo ai tuoi bambini»

Luoghi citati: Perugia, Roma, Taormina