Salta l'accordo sui pentiti

Salta l'accordo sui pentiti Salta l'accordo sui pentiti Giustizia, maggioranza divisa sul 192 ROMA. Si è conclusa con un accordo fra le forze di maggioranza, la seduta fiume, durata 12 ore, dedicata alla giustizia. Oggi la presentazione del documento politico finale che dovrebbe contenere circa 10 pagine. Al Senato, assieme al ministro Giovanni Maria Flick, i partiti della coalizione hanno tirato le somme del lavoro istruttorio portato avanti in questi giorni. Ma alla fine ò mancato l'accordo sulla riforma della legge sui pentiti e, in particolare, sulle «dichiarazioni incrociate» dei collaboratori di giustizia. Dal documento conclusivo resta così fuori la riforma dell'articolo 192. Il pomo della discordia sono le cosiddette «dichiarazioni incrociate» dei collaboratori di giustizia. Due le proposte sul tappeto. Quella Ppi che stabilisce che i riscontri alle dichiarazioni di un pentito debbano essere di natura obiettiva, non possano dunque essere costituiti dalla semplice conferma che venga da un altro collaboratore. Più articolata la proposta del popolare Follieri, i diessini Senese, Russo e Calvi e l'esponente di Rifondazionc Passone. La soluzione prevede innanzitutto che i riscontri alle dichiarazioni di un collaboratore possano essere costituiti dalle dichiarazioni di mi altro pentito, ma solo a condizione che il giudice abbia tutti gli elementi necessari per affermare che quelle dichiarazioni si sono formate autonomamente. Alla fine al comitato non è rimasto altro che, come spiega il senatore popolare Follieri, «prendere atto dell'esistenza di una questione 192 e differire la questione» per la ricerca di mia «soluzione tecnico-giuridica». «Ci siamo resi conto - ha spiegato Zecchino - che era necessario approfondire alcuni punti sui quali le posizioni erano ancora distanti». E così la questione è stata rimandata a data da destinarsi. «Valuterà il Paese la fondatezza o meno delle varie posizioni - risponde il senatore dei Ds Elvio Fassone - e le responsabilità di chi ha impedito l'accordo. Abbiamo proposto interventi volti a rafforzare sensibilmente le garanzie della difesa. Il di più che si chiedeva e che si clùede non risponde a ragionevolezza e indebolisce la possibilità di una risposta giudiziaria alla criminalità organizzata che pure è ritenuta elemento qualificante per il rilancio dell'occupazione. Il giudizio spetta al Paese». Ma per il resto, c'è grande soddisfazione. «La lunghezza e la complessità del lavoro svolto - dice Fabio Mussi - deriva dal rilievo e la complessità della materia. Avevamo un mandato non di poco conto: riunificare in un solo documento il complesso delle proposte in materia di giustizia, hi sostanza, delineare una strategia per una nuova giustizia del cittadino e una nuova legalità fondata sulla lotta alla corruzione e sulla trasparenza della vita pubblica. Abbiamo naturalmente dovuto superare qualche ostacolo, maneggiare qualche spina e sono quelle che ben conoscete. Su queste sono state raggiunte delle posizioni di mediazione, ma sul grosso mi pare ci sia una convergenza convinta. Siamo molto soddisfatti». Circa il finanziamento dei partiti, spiega Elia, «sarà trattato nelle norme anticorruzione; sarà riesaminato soprattutto l'aspetto sanzionatorio che oggi appare carente. Si tratterà di scegliere le sanzioni adattandole ai comportamenti». Risulta stralciata anche la tematica relativa alle droghe leggere. Particolarmente soddisfatti i deputati «dipietristi», Elio Veltri e Rino Piscitello, per cui l'accordo recepisce la battaglia per la trasparenza e la legalità. «C'è oggettivamente un'impostazione nuova - dice Veltri -. Finalmente l'Ulivo riconosce che la questione della legalità è questione centrale di civiltà. Questo paese non ha avvenire se non ripristina livelli accettabili di legalità e trasparenza». [r. i.] Pietro Folena (Ds)

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