Bertinotti; niente rottura ma non c'è svolta di Fabio Martini

Bertinotti; niente rottura ma non c'è svolta Al vertice di maggioranza sulla Finanziaria il leader Prc apprezza l'opera di risanamento Bertinotti; niente rottura ma non c'è svolta ED'Alema annuncia: altri 5500 miliardi per l'occupazione ROMA. Il vertice preparato da quell'immaginifico aut-aut («O svolta o rottura!») ad un certo punto sembra quasi un seminario universitario. Al «piano nobile» di Palazzo Chigi, hanno già parlato con sapiente prudenza Prodi, Ciampi, Marini, Maccanico. La Malfa e ora tocca a Bertinotti. Fiati sospesi, orecchie tese, ma la suspense dura poco: con la sua erre blesa e il suo periodare avvolgente, Bertinotti spiega che le misure annunciate «sono insufficienti», che la svolta non c'è, che «nel Paese c'è grande malessere», ma va apprezzata «l'oculata gestione» del governo e «l'opera di risanamento». Certo, non mancano gli scossoni («Tra noi c'è un probema di incomunicabilità») e anche un'impennata: «Qui nessuno ha parlato di 35 ore!», rimprovera Bertinotti. E Prodi, ma per una volta sola, lo interrompe: «Ricordo che il governo sta preparando il provvedimento...». Lo straniamento è già finito, i toni tornano soft e dopo tre ore il vertice si chiude secondo un copione collaudato: Bertinotti fa la voce grossa, ma non rompe, ci si rivede tutti insieme martedì prossimo e soltanto allora si comincerà a trattare e soprattutto a parlare di piccoli e grandi numeri, sui quali ieri hanno quasi tutti glissato. Morale della storia: da oggi inizia una lunga, faticosa trattativa sopra e sotto il banco. Bertinotti non ha avuto la voglia di rompere prima ancora di cominciare la trattativa, dimostrando che talvolta anche gli aut-aut più secchi («O svolta o rottura») consentono mia subordinata. Dopo tre ore di vertice, «Fausto il rosso» è uscito, ha annunciato che «la svolta non c'è», ma della rottura non c'era più traccia. Quasi a voler uscire dal suo cui de sac verbale, Bertinotti ha detto testualmente: «La svolta non c'è..., vorrei dire ancora». E così, in un vertice durante il quale Prodi e Ciampi hanno illustrato il quadro e i capitoli della Finanziaria e i leader di partito si sono limitati ai «preliminari», l'unica, corposa novità l'ha fatta trapelare Massimo D'Alema: «La Finanziaria stanzierà ulteriori 5500 miliardi per l'occupazione» e par di capire che alla fin fine è proprio questo gruzzolo di miliardi che costituirà il «prezzo» dell'(eventuale) accordo con Rifondazione comunista. Certo, c'era grande attesa per questo primo vertice di maggioranza sulla Finanziaria. Un'attesa resa più acuta dalle anticipaziom di alcuni giornali, che come spesso accade hanno preannunciato un pacchetto di interventi, anche quelli tra loro alternativi. Proprio per non alimentare aspettative esuberanti, di buona mattina Prodi ha voluto diffondere una formale smentita che gli ha consentito di presentarsi al vertice con le carte ancora da scoprire. E proprio Prodi ha iniziato con un preambolo politico: «La Finanziaria del 1999 segna l'anno della svolta», dopo «il lavoro duro del passato e i sacrifici chiesti agli italiani». Per il Professore dunque «non è il momento di mollare». E' la volta di Carlo Azeglio Ciampi che illustra più i titoli che i numeri della Finanziaria, poi Maccanico, La Malfa («Attenzione - avverte tra l'altro il leader del pri - alle manovre di chi pensa di cambiare la legge elettorale per le europee...»), Marini e finalmente Bertinotti. Le sue parole ricalcano il senso delle ultime interviste sui giornali anche se nes¬ suno gli sente pronunciare la fatidica parola «rottura». Bertinotti finisce per ritrovarsi d'accordo con i socialisti nella proposta «di abolire l'Irpef sulla prima casa», rilanciata nel vertice di ieri da Gianfranco Schietroma. Semmai è Lamberto Dini che pizzica Bertinotti: «Noi viviamo in un contesto europeo, qui invece si fanno discorsi come; se stessimo a Cuba. Anzi, Cuba di qualche armo fa...». E quel richiamo a Cuba piace anche a D'Alema: «Se a Cuba avessero fatto certi accordi, come quello del 1993, probabilmente starebbero meglio». D'Alema accende il semaforo verde per la Finanziaria («Apprezzabile, con alami aspetti da puntualizzare») e poi, più tardi, non evita le telecamere: «Si lancia al Paese un messaggio di fiducia, con una Finanziaria che dà e non toglie». Un vertice «interlocutorio» come hanno ripetuto tutti, ma durante il quale ha l'atto capolino lo spettro che tutti tormenta: le eventuali elezioni anticipate. Prodi lia latto un accenno («Visto quel che è successo a Malta? 1 socialisti hanno voluto andare ad elezioni e hanno vinto i naziona listi») e D'Alema ha chiuso il cerchio con una riflessione agrodolce, sia per Bertinotti che per Prodi: «Alle elezioni si va per raccogliere i frutti positivi». Fabio Martini «Qui nessuno parla di 35 ore!» Ma il presidente del Consiglio rassicura: il governo sta preparando il provvedimento Dini attacca: viviamo in Europa ma qui si fanno discorsi come se abitassimo nella Cuba di Castro Anzi nella Cuba di qualche anno fa

Luoghi citati: Cuba, Europa, Malta, Roma