Sbagli veri sbagli finti di Lietta Tornabuoni

Sbagli veri sbagli finti Sbagli veri sbagli finti EDENDO il presidente Clinton arrampicarsi sugli specchi alla televisione, un po' si prova pena e un po' allarme. Sdegno moralistico, per niente: se ha fatto cose con una ragazza sono faccende private, figurarsi se uno si mette a criticarlo o censurarlo (anche se sarebbe i iù stato magari più corretto e meno inelegante non scegliere proprio la Casa Bianca e l'ufficio presidenziale come luogo degli incontri, non scegliere proprio una giovane dipendente precaria come oggetto delle attenzioni). Ma si prova pena per la natura dell'enorme trappola politica in cui il presidente è caduto; per l'esposizione triviale e ridicolizzante che gli tocca, con tutto il mondo ribaldamente interessato ai suoi comportamenti sessuali e pronto a commentare, condannare o ridergli dietro; perchè l'aggressione politica contro di lui ha preso i caratteri d'una farsa comica e insieme sgradevole, comunque devastante. Si prova allarme per ragioni politiche, invece. Sembra davvero singolare che un uomo politico efficace come Clinton, unanimemente definito un bravo presidente (salvo che dagli avversari repubblicani, si capisce), si sia rivelato tanto incapace di governare una situazione personale imbarazzante ma certo non irrimediabile; tanto incapace di scegliere gli avvocati, i consulenti, i collaboratori adatti ad aiutarlo a venirne fuori senza troppi danni, oppure tanto incapace di dir loro la verità: come i bambini quando nascondono la testa e credono così di diventare invisibili. Questo sì che è un errore politico capace di gettare un'ombra negativa sulla presidenza: perchè non solo Clinton non è stato abile nè scaltro nè furbo (l'ingenuità non è un reato, persino per i governanti), ma perchè ha dimostrato di conoscere poco o male il suo Paese, i suoi concittadini ed elet¬ tori, i media. S'è comportato come un politico degli Anni Cinquanta: sicuro che ammettere un rapporto sessuale extraconiugale, anche mutilato e inconcludente, lo avrebbe rovinato agli occhi degli americani puritani; sicuro che negare l'evidenza (e contare di poter tenere nascosta l'evidenza) sarebbe stato comunque meno peggio che dire la verità. Avesse dichiarato: «Sì,ho avuto una specie di relazione con questa ragazza. La cosa non vi riguarda, nè io intendo discuterla nei particolari», nessuna indagine, nessun rapporto Starr sarebbero stati giustificati, nè realizzati, nè pubblicati. Ma il provinciale Clinton, il politico di professione Clinton, ha dato prova di ignorare i mutamenti del costume americano nell'ultimo tempo, di sottovalutare il potere dei media: per un presidente, le colpe vere sono queste. VOCI I doppiatori hanno sicuramente ragione nella loro battaglia sindacale. E' sicuramente comprensibile che gli spettatori televisivi siano rimasti sconcertati, abbiano faticato a seguire e capire, abbiano protestato: ma le soap operas mandate in onda nell'originale americano tradotto da sottotitoli hanno rappresentato una sorpresa anche piacevole. Finalmente, quei pupazzi dalle voci aliene si sono trasformati in persone. Finalmente, venuta a mancare la discrasia tra il loro corpo e il loro eloquio, sono parsi quasi normali. Finalmente, la loro presenza robotica ha avuto un senso: magari scemo, ma reale. Lietta Tornabuoni

Persone citate: Clinton, Starr