L'AMBIGUITA' COME STRATEGIA di Edmondo Berselli

L'AMBIGUITA' COME STRATEGIA L'AMBIGUITA' COME STRATEGIA QUANTE volte era echeggiato nelle ultime settimane l'aut-aut bertinottiano «svolta o rottura»? Su questa alternativa era appesa, almeno figurativamente, la legge finanziaria, e dunque la sorte del governo e della maggioranza. Ma in conclusione del vertice di ieri la politica ha prevedibilmente compiuto un altro dei suoi minimalisti miracoli in grigio, quelli che stingono le differenze, limano gli opposti, smussano gli angoli senza fornire soluzioni certe. Fatto sta che Bertinotti dice che non ce svolta, e gli altri, D'Alema in testa, rispondono che non c'è neanche rottura. Sicuramente non c'è il clima di dramma politico che si verificò un anno fa, quando il leader di Rifondazione portò la crisi (quasi) sino in fondo. E a differenza di allora i protagonisti di questa fase sembrano tutti attori dimezzati, nessuno dei quali è in grado di tenere una scelta in modo radicale. Prodi e i partiti dell'Ulivo infatti non hanno più nel proprio arsenale il deterrente credibile delle elezioni anticipate; nello stesso tempo non appare praticabile nemmeno l'idea del ribaltino, cioè la sostituzione di Rifondazione comunista con l'Udr di Cossiga, con i rischi conseguenti di rimescolamento politico generale. Dal canto suo, Bertinotti non appare nelle condizioni di poter portare il conflitto all'estremo, pena una lacerazione già serpeggiante nel suo partito. Quindi il negoziato in corso avviene sotto il segno della necessità, delle vie obbligate. E' necessario Edmondo Berselli CONTINUA A PAG. 6 PRIMA COLONNA

Persone citate: Bertinotti, Cossiga, D'alema