Scrittore ti voglio parlare
Scrittore ti voglio parlare Scrittore ti voglio parlare CARO Scrittore ti voglio parlare, siamo un condominio di tuoi lettori in quel di Santa Rita (questo per quanto riguarda l'aspetto «torinese» della tua rubrica) e vorremmo tanto sapere com'è il dietro le quinte di TorinoSette: francamente, non riusciamo proprio ad immaginarcelo. (Seguono ottantadue firme, che non possiamo riprodurre per evidenti motivi di spazio). Cari Ottantadue Condomini da Santa Rita, lavorare a TorinoSette non è cosa da tutti i giorni: difatti si tratta di un settimanale, quindi ci si trova tutti qui una volta la settimana, di solito il giovedì pomeriggio, in moda da riuscire a mettere insieme queste quattro paginette. Il problema della redazione di TorinoSette, intesa come luogo, è che l'acqua della piscina intorno alla quale si svolgono le riunioni di redazione (questa volta quella in carne ed ossa, e cioè, per intenderci, le persone fisiche che la compongono e non il luogo) viene cambiata ogni quattordici giorni, ovvero una riunione sì e una no. Inutile dire che i numeri più brillanti del presente supplemento vengono sformati quando l'acqua è appena stata cambiata, anche perché non c'è niente di meglio che una bella nuotata tra l'ideazione di un pezzo e la sua scrittura e poi tra questa e la successiva composizione: a patto, però, che l'acqua sia pulita. In compenso il bar è sempre aperto, così le settimane in cui l'acqua non viene cambiata ce ne stiamo semplicemente sdraiati sotto gli ombrelloni a sorseggiare i nostri cocktail. Questo, naturalmente, d'estate. D'inverno le cose si fanno un tantino più serie. Anche perché alla piscina si sostituisce una maledetta pista da snow-board indoor, spalmata di neve fatta arrivare ogni giovedì mattina fresca fresca dal Sestrier o Sestriere o Sestriers o come cavolo si scrive, e battere i pezzi sulle tastiere dei terminali con i guanti è meno semplice di quanto non ci si possa immaginare. Comunque con lo snowboard c'è la possibilità di indossare un sacco di altri accessori alla moda (orologi, scarpe, giacconi, berrettini) e scendendo a zig-zag sulla pista ci sentiamo tutti molto fighi. Insomma scrivere sui giornali è piuttosto impegnativo e spesso anche alquanto duro (non avete idea dei lividi che si può procurare tentando di fermarsi con ai piedi la tavola da snow-board), ma il rancio è buono e il morale ottimo. Ciao. Caro Scrittore ti voglio parlare, siamo una coppia di pensionati e mio marito avrebbe voluto indirizzare questa nostra a Gambarotta, per evidenti motivi. Ma io faccio ancora la mia gran bella figura, e soprattutto sono animata da un certo spirito di contraddizione, così ho messo a tacere mio marito e scrivo a Lei. Noi abitiamo da una vita in corso Matteotti, e di recente abbiamo notato che i soliti vandali si sono divertiti (ma mi dica Lei se è un divertimento) a tracciare con vernice bianca gli abituali, incomprensibili «graffiti» (mi pare si dica così) proprio sull'asfalto a pochi passi dalla nostra abitazione, deturpandolo con delle stilizzate biciclette (ammesso che siano biciclette). Mi dica Lei, che è giovane, dove andremo a finire. Con spirito di contraddizione, Sua Giuseppina. Cara signora Giuseppina, temo si tratti di un equivoco: se avesse potuto vedere i cosiddetti vandali all'opera, avrebbe notato che indossavano normali abiti da lavoro; e, come Lei può ben immaginare (ne sono quasi sicuro), di solito i vandali non lavorano. Il che non vuol dire che chi lavora non sia spesso un vandalo, né che chi non lavora lo sia automaticamente. A questo punto, però, la questione si complica. Anche perché quelle che Lei chiama «stilizzate biciclette» in realtà sono delle biciclette stilizzate, e la loro sagoma, dipinta di bianco sul grigio dell'asfalto, sta a significare non solo che la segnaletica urbana della nostra città è particolarmente ben coordinata quanto a scelta delle nuances, ma anche che - finalmente! Torino si sta dotando di piste ciclabili, come qualsiasi metropoli del Nord.Europa che si rispetti. Non so se con suo marito - a proposito: tace ancora? - Lei abbia mai visitato i Paesi al di là del Brennero; nel caso, avrà notato la grande civiltà di piste ciclabili in grado di attraversare in lungo e in largo interi centri urbani. Ovviamente, a quelle latitudini la bicicletta è mezzo di locomozione assai più diffuso, e non ci si limita a disegnare delle biciclette sull'asfalto, ma si costruiscono vere e proprie piste ciclabili, un po' come se si trattasse di raddoppiare i marciapiedi a favore di chi si sposta su due ruote. Essendo Lei pensionata, difficilmente vedrà la realizzazione di tali durature opere; ma, nel caso ne fosse provvista, i suoi nipotini, chissà... Loro forse potrebbero farcela. Stia bene.
Persone citate: Gambarotta
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