LA CONTROCULTURA USA

LA CONTROCULTURA USA RASSEGNA LA CONTROCULTURA USA Le pellicole dal 16 al Massimo L'emblema è Andy Warhol VOLETE assaggiare ancora quella mela del peccato che è la cultura americana degli Anni Settanta? 0 siete già dei cultori di Hendrix, Doors, Warhol, Living Theatre, Candice Bergen e ovviamente di Kerouac e Dennis Hopper? In entrambi i casi, e anche se siete semplicemente curiosi di scoprire come è nata la purissima cultura dell'immagine che sgorga insieme alla musica, la rassegna Controcultura Usa, proposta dal Museo del Cinema a partire da mercoledì 16 settembre, dovrà diventare il vostro pane quotidiano. Potete scoprirci il saggio cinematografico di Jim Morrison che in quindici minuti rimonta i migliori brani dei Doors (lunedì 28), scoprire un capolavoro del cinema indipendente, «Chappaqua» (sabato 26), firmato nel 1966 da Conrad Rooks, regista figlio di miliardari americani osannato dalla critica e poi scomparso, gettarvi nello spazio profondo del documentario musicale (a cominciare da «Monterey Pop», antesignano di tutti i festival), con le riprese di Janis Joplin, Jimi Hendrix e The Wno che interpretano i loro migliori brani, da ricordare come in quegli stessi anni imperversavano in Italia i musicarelli, film con protagonisti come Gianni Morandi, Al Bano e Romina Power, che oggi tornano di moda con gli 883. «Controcultura Usa» è un titolo forse troppo politico per una rassegna che in realtà dimostra come la traccia dell'autodistruzione percorra il Novecento ben più di quanto sospettiamo, a partire dagli Anni Trenta di Fitzgerald per arrivare alla New York Sixties e Seventies, in cui l'intreccio tra amore, rabbia e voglia di cambiare il mondo risente più del peso delle anime dei singoli che di un vero progetto politico con cui cambiare la società in cui si vive. Ma vuole mettere in luce - e ci riesce benissimo - come siano forti le radici di molta nostra contemporaneità, seducente e apprezzata. La figura di Andy Warhol è in tal senso emblematica: dal suo loft di New York partono una serie di intuizioni artistiche e vitali che producono da un lato le musiche con le vocdi Lou Reed e di Nico a celebrare la durezza della sopportazione del proprio io, la necessità di fuga, ma anche la stima e la voglia di pace neconfronti della vita della megalopoli, ma anche le immagini di «Blow Job» e di «My Hustler», girate dallo stesso Warhol tra il 1963 e il 1965nonché il conseguente e più recente (1996) «Ho sparato a Andy Warhol» di Mary Harron. Questi medio e lungometraggi, che verranno proiettati lunedì 21, ben mettono in luce come Warhol sia il punto di svolta di questa generazione, che si trasforma da carnefice del proprio passato, desideroso solo di contemporaneità (cosa altro chiede l'uso di droga, l'annientamento dei corpi nell'uso del sesso, la sfrenata corsa verso la morte in auto o in moto, se non l'annullamento della Storia?) in protagonista del mondo della riproducibilità, avido di denaro e di gloria. La rassegna comprende anche molte altre rarità: il primo Barbet Schroder di «More» (musiche emblematicamente dei Pink Floyd), film in cui il regista di «Barfly» e del «Mistero Von Bulow», già collaboratore di Rohmer ai «Cahiers du Cinema» fin dagli Anni Sessanta, ci presenta una femme fatale (ecco ancora l'ombra di Nico, e quindi di Warhol) che in un'isola deserta cerca la palingenesi con ogni mezzo. Ma anche, tornando alla musica, il mitico «Woodstock», nella versione Director's cut, il documentario girato da Michael Wadleigh che meglio testimonia la semplicità della situazione e il magnetismo che si respirava all'epoca. Da non perdere. Domenica 20. Paolo Verri Prende il via mercoledì 16 settembre al Massimo Tre la rassegna «Controcultura Usa» organizzata dal Museo Nazionale del Cinema. Due i film proposti il primo giorno: «The Last Movie» di Dennis Hopper alle 20,30, «Il pasto nudo» di David Cronenberg» alle 22,30. Si prosegue sino a fine settembre, i biglietti d'ingresso costano 7 mila lire. Ritorna «Il laureato» mitica pellicola di Mike Nichols con Dustin Hoffinan

Luoghi citati: Italia, New York