Fiumi, lo spazio vitale
Fiumi, lo spazio vitale INGEGNERIA NATURALISTICA Fiumi, lo spazio vitale Come evitare frane e alluvioni 1 L territorio del nostro Paese I manifesta gravi e pericolosi I segni di sofferenza con alluvioni ricorrenti, frane e ferite al paesaggio ovunque dal Nord al Sud, risultato di un uso dell'ambiente eccessivamente disinvolto e molto spesso abusivo (gli amministratori conoscono il loro territorio?). La natura è insieme amica e aggressiva: occorre saperne conciliare i due volti, operando una generale riconversione, pena la distruzione dell'ambiente umano. Vent'anni fa il dir varò un progetto finalizzato alla conservazione del suolo, diviso in quattro sottoprogetti: conservazione delle coste, frane, erosione dei versanti e piene. Il progetto, giunto al sesto anno, stava dando ottimi risultati, ma non fu più rifinanziato. Eppure il paesaggio è la storia e la cultura che abbiamo ereditato. Con lo scopo di suscitare un momento di riflessione e di analisi sul rapporto uomo-fiume e sui parchi fluviali è stata recentemente organizzata dalla Scuola di specializzazione in «Parchi e giardini» della Facoltà di Agraria dell'Università di Torino e dal Cnr una giornata a carattere internazionale, ad Asti, città dove la memoria dell'ultima alluvione è ancora viva e dove l'amministrazione sta pensando di trasformare un'area in grave stato di degrado lungo il Tanaro in prossimità dell'abitato, in un parco fluviale sull'esempio di quanto accaduto in altre nazioni. Sono significative, in proposito, le realizzazioni effettuate a Rotterdam, a Vichy, città termale, a Edmonton nell'Alberta (Canada), a East Lansing in Michigan (Usa). L'Ente svizzero per il rifornimento idrico impone che ad ogni corso d'acqua venga assegnato il necessario spazio minimo che gli spetta. Se questo non accade prima o poi se lo riconquisterà: esperienza che in molti Paesi tra cui l'Italia è già stata pagata a caro prezzo. L'insediamento umano ha tolto ai fiumi gran parte delle superfici di sfogo (aree golenali) in caso di eventuali alluvioni; in alcuni casi l'agricoltura ha imposto ai fiumi di scorrere entro argini canalizzati, lo sfruttamento dell'energia idroelettrica ha costretto le acque entro condotte forzate e dighe artificiali, l'acqua potabile viene pompata da falde sempre più profonde, dato l'inquinamento assai grave delle acque di superficie. Dieci anni fa - spiega Helgard Zeh, un ingegnere di Berna - il fiume Enz in Germania era costretto a scorrere entro argini di contenimento antipiena. Il letto del fiume era cementificato, i prati delle aree verdi adiacenti venivano tagliati diverse volte all'anno; gli alberi potevano crescere liberamente solo sulle sponde dei terrapieni. Il Comune di Pforzheim in cui scorre il fiume aveva concentrato tutti gli impianti di depurazione e di rifornimento idrico direttamente a ridosso dei terrapieni. Attualmente l'Enz può scorrere per una lunghezza di 4 km più o meno liberamente entro gli argini di contenimento. Il corso mediano è variabile, si sono for¬ mate isole e sulle sponde si sono insediati alberi ed arbusti. La popolazione può approfittare delle aree di sfogo della piena per le passeggiate nel verde. E' stato un cammino duro, ma ora in Germania, in Austria e in Svizzera si progetta secondo i criteri dell'ingegneria naturalistica eliminando tutto il cemento dal fiume per conferirgli un diverso andamento. L'ingegneria naturalistica, che possiede un'associazione in Italia (Aipin) di cui è presidente Giuliano Sauli, è una disciplina che utilizza le piante vive come materiale da costruzione in abbinamento a materiali inerti tradizionali con finalità antierosive e di consolidamento, di ricucitura con il paesaggio naturale circostante. «Tuttavia - ha affermato Virgilio Anselmo della Facoltà di Agraria dell'Università di Torino - la carenza di informazioni, di personale specializzato e di materiale idoneo rende talora difficile ottenere eccellenti risultati in un quadro normativo che privilegia l'uso di macchinari, minimizzando la manodopera». La città di Torino possiede un ambizioso progetto definito «Torino città d'acque» articolato in otto differenti ambiti con lo scopo di raddoppiare la superficie a verde della città dagli attuali 4 milioni di metri quadrati a ben 8. Gli obiettivi riguardano la riqualificazione ambientale e territoriale delle sponde fluviali tramite la realizzazione di un unico sistema verde attraversato da una rete coordinata di percorsi ciclabili, pedonali, didattico-naturalistici e turistici. Elena Accati Università di Torino Nella foto una recente frana sulla statale che porta da Cesana a Claviere in alta Valle di Susa Uno smottamento che per fortuna non ha provocato vittime
Persone citate: Elena Accati, Giuliano Sauli, Helgard Zeh, Virgilio Anselmo
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