Sciamani artisti

Sciamani artisti PITTURE RUPESTRI Sciamani artisti Immagini frutto di allucinazioni SECONDO lo ricerche iniziate negli Anni 70 in Sud Africa dalla Rock Art Research Unit del Dipartimento di Archeologia dell'Università del Witwatersrand, diretta da Davis Lewis-Williams e Thomas Dowson, tutta l'arte rupestre boscimane è il prodotto di stati alterati della coscienza (Sac), indotti da livelli di trance ottenuta con la danza (iperventilazione, compressione del diaframma, iperossigenazione, stroboscopia del fuoco, alterazione del ritmo cardiaco, battito s livello sonoro...). L'ipotesi è suffragata dal fatto che gli stessi Boscimani superstiti alla fine del secolo scorso erano in grado di dipingere, interpretare e descrivere le metodologie e le credenze che stavano alla base dell'arte rupestre. Il passo successivo della teoria è stato quello di confrontare i risultati ottenuti presso i Boscimani con l'arte paleolitica e con altre culture che avessero nel repertorio artistico pitture e graffiti rupestri. Si è riscontrata una stupefacente similarità di forme espressive di base, di elementi comuni alle differenti culture. Confrontando questi elementi con quelli forniti dagli psicologi cognitivi di numerose istituzioni che si occupavano di allucinazioni o generici Sac, si è notato come le strutture base che caratterizzano l'arte rupestre coincidano con le allucinazioni da Lsd, per esempio, e da altre droghe psicotrope (culture amerinde). L'inizio della sequenza operativa che porta all'allucinazione è analogo e indipendente dalla cultura. E', quindi, un endoprodotto della chimica e dell'architettura cerebrale di Homo sapiens. Dato che tale struttura è comune, evolutivamente parlando, a tutte le popolazioni mondiali, si può perlomeno parlare di correlazione possibile tra il fenomeno allucinatorio, la religione sciamanica (tipica di tutte le popolazioni di cacciatori-raccoglitori e, quindi, probabilmente presente anche nel Paleolitico) e l'arte rupestre. 1 primi fenomeni appaiono davanti all'occhio, a una trentina di centimetri di distanza (a occhi aperti o chiusi, ma la tendenza dei soggetti è quella di concentrarsi a occhi chiusi). Si tratta delle cosiddette endottiche (o fosfeni), autoprodotte all'interno del piano di visione; puntini luminosi (i primi e più numerosi fenomeni), zig-zag, griglie, catenarie (curve ripetute in parallelo, come una collana). A questo punto inizia la fase due: il cervello stenta ad accettare l'astrazione delle endottiche e inizia un lavoro di ricostruzione accettabile. Si arriva così ai construali, fenomeni preallucinatori in cui le endottiche vengono composte a formare figure vagamente familiari: alveari e api (endotti¬ che di catenarie e puntini, oltre al fatto che il soggetto in trance avverte un ronzio all'orecchio); ometti a fulmine; giraffe a griglie (per i cacciatori); pioggia (gocce e fulmini). Il cervello ha ancora ovvi problemi ad accettare tali figure distorte. La fase successiva passa attraverso la visione di una sorta di spirale ruotante, mentre il soggetto sperimenta la sensazione di mancanza del respiro, «come se si affogasse», è il termine usato. Viene da pensare a tutta la tradizione profonda, anche nella nostra cultura fiabesca, in cui l'eroe (per trasformarsi) entra nel vortice, nel tunnel, viene inghiottito dal pesce (Pinocchio come Giona); va, insomma, nell'aldilà del mondo sensoriale comune. Qui incontra le allucinazioni vere e proprie: teriantropi (metà uomo e metà animale, come per i centauri e il diavolo che, ricordiamolo, è altrettanto teriantropo degli angeli con le loro ali da cigno), esseri volanti, donne che emanano lunghissimi fili dal sesso (se ne vedono spesso nell'arte preistorica di Francia, Sahara e Sudafrica), animali con gambe umane (spesso, chi osserva l'arte rupestre non fa caso a questo fatto, o ai numerosi puntini che circondano le figure, o al sangue che zampilla dal naso, o alla distorsione di elementi percettivi, tutti fenomeni tipici del trance), e così via. Lo stato al¬ lucinatorie è così vivido e duraturo, che può facilmente portare a fenomeni eidetici, di permanenza prolungata, cioè, di ciò che si è visto. Il soggetto è spesso in grado di riportare alla mente l'allucinazione con dovizia di particolari. Uno dei meccanismi scatenanti la visione eidetica è il semplice chiudere gli occhi, oppure il fissare una superficie li- scia. Per dei cacciatori-raccoglitori come i Boscimani (e le popolazioni preistoriche di Sahara e Europa), si trattò probabilmente della combinazione trance-pareti di arenaria. L'ambiente di grotta e di riparo sottoroccia avrebbe aggiunto vividezza alle immagini eidetiche, per contrasto. Inoltre, la difficoltà di posizione e la profondità della caverna avrebbe- ro aggiunto meccanismi respiratori allucinatori. Occorre tener conto, in questa ipotesi, del fatto che i pittori non avevano mai sottomano i soggetti della loro arte: antilopi, giraffe, rinoceronti, bisonti (anche se è vero che i felini sono dipinti con minor accuratezza, ma non è che se ne volessero vedere troppi attorno). Mancano i paesaggi, e anche questa è una caratteristica delle immagini eidetiche che sono in genere sottese da un angolo inferiore ai 3° (area della fovea, delegata alla visione più chiara e a fuoco). Questo spiegherebbe come, in molte scene di gruppo, gli elementi sembrino inseriti uno per uno, spesso in punti non naturali e con numerose sovrapposizioni. La facoltà eidetica è ereditaria, e quindi tipica delle singole popolazioni. A quel che pare, in Africa (esperimenti fatti in Sierra Leone, Ghana, Kenya, Zambia e Sud Africa), le popolazioni negroidi, al contrario dei Boscimani, hanno difficoltà a interpretare figure a due dimensioni e risultano praticamente prive di facoltà eidetiche. Il fatto spiegherebbe la preferenza degli attuali africani per la scultura (o il motivo grafico astratto) e la possibile delega ad antiche popolazioni boscimanoidi di tutta l'arte rupestre, dal Natal al Sahara, fino alle recenti epoche neolitiche. Alberto Salza Le raffigurazioni sarebbero tutte il prodotto degli stati alterati della coscienza BOSCIMANI M Vs>7 coso (indiani d'America) W PALEOLITICO FENOMENI ENDOTIÌCI ARTE RUPESTRE DEI BOSCIMANI COSO incisioni pitture ' (Indiani d'America) * ♦ • • o E O 5 g vi Dall'alto in basso nelle serie di figure, come si trasforma la visione SAC (stati alterati della coscienza) in graffito e pittura Immagine di un cane ottenuta congiungendo una serie di puntini. La figura, contornata di stelle, è stata «vista», da un indio dopo l'assunzione di mescalina. .

Persone citate: Alberto Salza, Davis Lewis-williams, Giona, Thomas Dowson