Un'associazione per ricordare il dottor Schweitzer

Un'associazione per ricordare il dottor Schweitzer CON SEDE A TRIESTE Un'associazione per ricordare il dottor Schweitzer L'ospedale di Lambaréné, in tutta l'Africa, fu secondo solo a quello di Nairobi AL di la della affascinante vita avventurosa di Albert Schweitzer (Kaysersberg 1875-Lambaréné 1965), ciò che più conta e l'esempio della sua azione e il rigoroso concetto di «rispetto per la vita» che, nel corso della sua esistenza, ha espresso concretamente intendendo per vita sia quella umana, sia quella della natura. Schweitzer intendeva, in ogni caso, impegnarsi in un servizio direttamente umanitario, volendo diventare medico per poter lavorare senza parlare: per molti anni infatti fu professore di teologia e predicatore. Giunse in Gabon (allora la più povera delle Colonie della pur ricca Francia) il 15 aprile del 1913, con la moglie Hélène Bresslau che gli fu sempre vicina per assistere e curare persone affette da lebbra, malaria, tumori, ernie, e per combattere superstizione, fame. Si propose di raggiungere l'Africa equatoriale perché la presenza di un medico, secondo i missionari, rispondeva al più urgente dei bisogni. «Nel suo lavoro di medico - spiega il dottor Adriano Sancin, fondatore e segretario generale dell'Associazione italiana Albert Schweitzer (sede a Trieste in via dei Soncini 139, tel. 040/27.46.34-81.41.35), e più volte in missione nel Gabon e in diversi Paesi in via di sviluppo Schweitzer non fu un genio e non ha mai inventato nulla; quello che invece è rilevante nella sua personalità non ò tanto la sua capacità geniale quanto la pazienza di apprendere. Una pazienza sostenuta da una straordinaria forza di volontà e favorita, come egli stesso affermava, da una buona dose di fortuna». Ottenuto il titolo di «Approbation als Artz» (l'autorizzazione all'esercizio della pratica medica) l'il febbraio 1912, Schweitzer frequentò a Parigi dei corsi di medicina tropicale, che com¬ pletò a Berlino con imo stage supplementare, dal 1913 al 1917. Nel 1924, sino all'arrivo del dottor Victor Nessmann, si dedicò prevalentemente all'attività medica e chirurgica; dal 1925 fu coadiuvato dal dottor Marc Lauterburg e in seguito dal dottor Frederic Trensz, il più vecchio collaboratore di Schweitzer e suo successore a Lambaréné (il primo, dopo la morte di Schweitzer, fu il dottor Walter Munz). L'ospedale di Lambaréné fu secondo in tutta l'Africa solo a quello di Nairobi in Kenya. Si operavano soprattutto ernie giganti, elefantiasi, fibromi uterini, gozzi e ferite varie causate da incidenti: le fratture venivano trattate con la tecnica di estensione di Kirschner. Nel 1939 gli interventi furono 700 e circa quaranta pazienti erano ricoverati in attesa di essere operati. Mentre per la dissenteria si usavano il cloridrato di emetìna, il yatrene, Vallislatina e la iodalguina; contro la filariosi, la malaria, la malattia del sonno, i tumori, la lebbra (curata con il promine e il diasone, due prodotti che Schweitzer per primo introdusse nell'Africa Equatoriale dagli Usa), l'ulcera fagedemica e contro le affezioni intestinali come la dissenteria, bilharziosi (patologia che risultò sensibile al tartaro stibiato) ed anchilostomiasi, la Tbc polmonare o ossea, la rosolia e le avitaminosi, sia allora, come oggi, venivano usate sostanze biochimiche prodotte dall'industria farmaceutica. In quel periodo Schweitzer scriveva: «La medicine tropicale a fait de grand progrès dans le traitement des splénomégalies qui se produisent dans le paludisme chronique. C'est surtout à la science italienne que la medicine est redevable de ce traitement». Fu anche il primo a sostituire Yatoxyl e Yarseno benzolo (farmaci dagli effetti collaterali peri- colosi e inadatti a distruggere i microrganismi che avevano già invaso le cellule del sistema nervoso centrale) con il germanyl, il moranyl ed il tryparsamide, molecole che, grazie alla scoperta della statunitense Pearce, avevano rivoluzionato la cura della malattia del sonno. Gli ammalati arrivavano da villaggi distanti centinaia di chilometri dall'ospedale, in condizioni pietose, affamati, denutriti, e spesso accompagnati dai familiari. «Evidenti le difficoltà di organizzazione di un ospedale coloniale spiega ancora il dottor Sancin ma Schweitzer nel suo discusso villaggio sanitario accolse gli ammalati assieme alle loro famiglie, agli animali e consentì ai vari gruppi etnici di vivere secondo i loro costumi: tollerò le abitudini tribali, la poligamia, le loro interminabili discussioni... Il villaggio sanitario come concepito da Schweitzer è un'idea deU'awenire e se comparato alle cliniche delle capitali, il villaggio con le sue costruzioni basse e di modeste dimensioni ha un aspetto umile, quasi povero». Tuttavia, nel 1950 furono installati l'energia elettrica e il primo apparecchio radiologico; nel 1954 fu modernizzato il labora- torio analisi, ampliata la rete elettrica e il villaggio dei lebbrosi prese la sua forma definitiva grazie al Premio Nobel. Gli ammalati ricoverati a Lambaréné erano passati da 3800 nel 1958 a 6500 nel 1963, senza tener conto del villaggio dei lebbrosi che ospitava 200 pazienti; gli interventi chirurgici erano passati da 802 a 1003 dal 1961 al 1963; la mortalità nel periodo post operatorio era dell'1,29 per cento nel 1961 e dell'1,17 per cento nel 1962. Nel biennio 1988-1989 vi lavoravano 113 indigeni (di cui uno medico) e 22 stranieri (di cui 5 medici). Nel 1988 sono stati ospedalizzati 2861 pazienti e 36.975 trattati in ambulatorio; effettuati 1364 interventi chirurgici e 45.052 analisi di laboratorio. In pediatria (32 posti letto) dal 1987 al 1992 sono stati effettuati 5163 ricoveri e 42.469 servizi esterni. Ernesto Budini Il villaggio sanitario accoglieva ammalati famiglie, animali II tedesco Albert Schweitzer diventò medico dopo essere stato docente di teologia e predicatore Arrivò nel Gabon nel 1913 dove morì nel 1965 Il suo ospedale gli è sopravvissuto