Le «cineserie» di M. V.

Le «cineserie» Le «cineserie» Nel '600 le prime importazioni UMEROSE specie della flora originale dei Paesi orientali hanno arricchito le collezioni europee, la maggior parte di esse venivano coltivate da centinaia di anni nei giardini cinesi e giapponesi. Ma per i cacciatori di piante occidentali non fu facile entrare in possesso degli esemplari da riportare in patria. Cina e Giappone infatti rimasero quasi del tutto chiusi all'Occidente fino alla metà dell'800, quando con il trattato di Nanchino (1842) l'accesso divenne un po' più libero. Prima di questa data, dopo il viaggio di Marco Polo nel XIII secolo, solo pochissime persone riuscirono a superare i confini del misterioso Oriente. I primi scambi commerciali furono avviati dalla Compagnia delle Indie, che installò alcune basi lungo la costa cinese (Macao, Canton). Fu in una di queste basi che un medico inglese, Cunningham, già verso la fine del '600 riuscì a reperire e spedire in Inghilterra diverse piante locali, anche se non gli era concesso di penetrare nell'entroterra. I francesi invece, pur non avendo privilegi commerciali, riuscirono a inviare in Cina alcuni missionari che si ingraziarono la popolazione insegnando i segreti di arti sconosciute ai cinesi (orologeria, soffiatura del vetro). Fu uno di questi, Padre d'Incannile, che, soggiornando diversi anni a Pechino verso la metà del '700, raccolse ed inviò in Europa numerose piante che furono poi molto utilizzate nei giardini occidentali (ad esempio Ailanthus altissima, Albizia julibrissin, Juniperus chinensis, Koelreuteria paniculata, Sophora, Thuja orientalis). In seguito la cortina si alzò nuovamente per alcuni anni, ma le poche informazioni apprese furono sufficienti a scatenare in Occidente la moda delle «cineserie»; le piante che arrivavano, per lo più molto attraenti, diventarono molto ambite e suscitarono il desiderio di conoscere nuove varietà. Si dovette però attendere fino agli inizi dell'800, con la ripresa degli scambi commerciali tra Cina ed Europa, per poter avere nuovi invìi di piante. In questi anni Kerr, giardiniere a Kew, fu mandato in Cina da Banks alla ricerca di novità; scoprì tra l'altro la Rosa banksiae (chiamata così in omaggio a Banks), la Kerriajaponica (nome dato in suo onore) e il primo giglio tigrino. Nel frattempo in Europa il numero degli appassionati e collezionisti botanici stava aumentando notevolmente e la richiesta sempre maggiore di piante esotiche incrementò la ricerca, che non era più solo a fini scien¬ tifici ma anche a fini economici. Il mercato delle orchidee ad esempio stava diventando piuttosto ricco ed i cacciatori di piante erano disposti ad avventurarsi nella giungla più fitta pur di accaparrarsi una nuova varietà. Alcuni vivaisti inglesi (il più noto fu Veitch), fiutando l'affare, incominciarono a specializzarsi in coltivazioni di piante orientali e a tale scopo assoldarono dei cercatori di piante. Tra questi forse il più bravo fu Thomas Lobb, esperto soprattutto in orchidee. Un altro che merita di essere citato fu lo scozzese R. Fortune, inviato in Cina nel 1843 per conto della ,Royal Horticultural Society; oltre ad essere botanico esperto* Fortune era dotato di un «fiuto» che gli servì per trovare numerose piante nuove come Anemone japonica, Jasminum nudiflorum, Weigela, Clerodendrum, Forsythia, diverse specie di peonie, rododendri, azalee, susini. Fortune andò anche in Giappone verso il 1860 dove la chiusura verso l'Occidente era pressoché identica alla Cina e le restrizioni imposte dal regime agli stranieri erano alquanto severe e durarono a lungo. Nonostante ciò riuscì a spingersi in zone poco conosciute e a trovare numerose specie nuove e pregiate (Primula japonica, Deutzia scabra, Osmanthus fortunei). Prima di lui solo pochi cacciatori di piante erano riusciti a penetrare in Giappone. Ricordiamo lo svedese C. P. Thunberg che introdusse verso la fine del '700 il Berberis thunbergii e il bavarese P. H. von Siebold che, essendo un bravo oculista oltre che botanico, ebbe dai giapponesi particolari permessi per muoversi abbastanza liberamente, tanto che quando ripartì nel 1830 portò con sé un consistente bottino: 458 esemplari di piante, [m. v.]

Persone citate: Anemone, Banks, Berberis, Cunningham, Fortune, Kerr, Thomas Lobb