Il killer delle zanzare

Il killer delle zanzare LA GAMBUSIA Il killer delle zanzare Un pesciolino che si nutre di larve Avederlo nuotare nelle vasche dell'università di Pavia sembra proprio un pesciolino: ha le pinne, le squame, le branchie. Invece ò uno zampirone, un «Vape», insomma uno spietato killer di zanzare. Solo che le ammazza prima che imparino a volare, quando si aggirano ancora inoffensive allo stadio di larva nelle acque ferme di fossi, laghetti e risaie. E' originario della zona a cavallo fra Messico e Stati Uniti. Si chiama «gambusia» e potrebbe rivelarsi l'arma vincente per farci godere di belle stagioni senza più ronzii né punture. 0 meglio, con meno ronzii e meno punture. Perché questa guerra non può essere vinta una volta per tutte», precisa il professor Riccardo Grappali, responsabile con Sergio Frugis della relativa ricerca presso il dipartimento di Ecologia del territorio. Ogni specie, già presente o appena introdotta (anche le zanzare, anche la gambusia) ha infatti un ruolo e un impatto sull'equilibrio ambientale. E a Pavia si studia proprio fino a che punto sia compatibile con questo equilibrio la diffusione nelle nostre acque del piccolo pesce. Un fatto è certo: la gambusia è micidiale. «La femmina adulta mangia fino a 150 larve al giorno, preferibilmente di zanzara» spiega Grappali. Quand'è all'opera fa pau- ra. Appena la preda si avvicina alla superficie per respirare, il pesciolino, che se ne sta acquattato a pelo d'acqua, scatta e non lascia scampo. «Anche la capacità riproduttiva è prodigiosa - dice il ricercatore -. In condizioni ottimali una femmina produce 80 nuove gambusie per volta, a tre riprese ogni anno». Tanta energia è compressa in 6-7 centimetri ricoperti da squame grigie. Il maschio, un po' più piccolo, feconda la compagna con la pinna anale fatta a punta (gonopodio) introducendo lo sperma in una sacca dove le uova se ne stanno al sicuro, anziché essere subito rilasciate (come avviene invece per la maggior parte dei pesci). Ne usciranno piccoli già in grado di nuotare. E anche questo contribuisce al successo della specie. Un altro punto di forza di questo pesciolino col turbo è la resistenza ai prodotti che gli agricoltori versano in abbondanza nelle risaie, in particolare diserbanti. Ma da qui potrebbero nascere controindicazioni: l'organismo della gambusia accumula senza morire sostanze tossiche in alte concentrazioni, e se un airone o altro uccello piscivoro se la mangia, ingoia una polpetta avvelenata. E' importante studiare questi e altri effetti sulla catena alimentare. Ma Grappali tira fuori un asso dalla manica: «Che la gambusia sia compatibile con molti ambienti d'acqua dolce in Italia è dimostrato dal fatto che qui e là si è già ambientata, e da decenni. Negli Anni 20 e 30, l'epoca delle grandi bonifiche, fu introdotta in Maremma e sul litorale laziale. Molti altri Paesi, in Asia e Africa, l'hanno usata per stroncare la malaria. Ma da noi è stata pressoché dimenticata, anche perché ha un aspetto insignificante e nessun interesse per la pesca sportiva». Negli ultimi anni, spiega il ricercatore pavese, la gambusia è stata rilevata a sorpresa in diverse zone del bacino padano. «Adesso stiamo esaminando la sua adattabilità alle sempre mutevoli pratiche di coltivazione del riso, per valutare se espanderne l'habitat, e studiamo come confinarla in un certo bacino una volta introdotta». Luigi Grassìa La femmina ne mangia fino a 150 al giorno Ma ci sono controindicazioni

Persone citate: Sergio Frugis

Luoghi citati: Africa, Asia, Italia, Messico, Pavia, Stati Uniti