Il mercato della fame di Ezio Giacobini
Il mercato della fame LE PILLOLE DEL DIGIUNO Il mercato della fame Gli americani sempre più ciccioni RITIRATA recentemente dalle farmacie (anche in Italia) la fenfluramina a causa di potenziali danni polmonari, poco o nulla rimane per chi cerca una pillola che freni l'appetito. D'altra parte egualmente importante è la richiesta proveniente dal lato opposto per un farmaco che invece lo stimoli. Basta pensare ai pazienti in chemioterapia o a coloro che per motivi di salute non si siedono a tavola con entusiasmo pur avendo bisogno di aumentare di peso. Fallito anche il tentativo con le amfetamine, dannose perché eccitanti del sistema nervoso centrale, non rimane ai ricercatori che rimettersi alla caccia di qualche buona molecola, possibilmente prodotta dallo stesso cervello umano e quindi vicina ai meccanismi fisiologici utilizzati dall'organismo per controllare l'appetito. I candidati non mancano: possiamo risalire a dati di cinquant'anni fa, quando si scoprì un'area particolare del cervello la cui distruzione trasforma gli animali in mangiatori voraci e insaziabili. La regione è localizzata in quella parte del cervello chiamata ipotalamo e il centro nervoso in questione venne chiamato «centro della sazietà». Molto più recentemente ricercatori della Rockefeller University di New York scoprirono una proteina prodotta dal cervello che ha la proprietà di sopprimere l'appeti¬ to che venne chiamata leptina. Si notò in seguito a studi più precisi che il «centro della sazietà» è assai ricco in recettori della leptina che sono necessari affinché essa estrinsechi la sua azione fisiologica. Nello stesso centro ipotalamico si condensano anche i recettori di una piccola molecola, un peptide chiamato sostanza Y che ha l'effetto opposto alla leptina di stimolare l'appetito. Il concetto di un solo centro nervoso formato da molti neuroni con la funzione di coordinare sia l'appetito che la sazietà non è" più valido alla luce delle scoperte moderne e viene ritenuto oggi assai semplicistico. Sappiamo invece che si tratta di una rete nervosa e di numerosi centri collegati tra di loro a formare un sistema di informazione che riceve continuamente dei segnali circa le condizioni di nutrizione dell'individuo. Se ad esempio si verifica una caduta anche minima del tasso di zucchero nel sangue essa viene immediatamente segnalata a vari centri in modo da attivare una immediata risposta. La più recente scoperta in questo campo è quella di un gruppo di ricercatori dell'Università del Texas e dei laboratori di ricerca dell'industria farmaceutica Smithkline Beecham che hanno isolato dal cervello del ratto due nuovi peptidi chiamati orexine (dal nome greco dell'ap¬ petito). Si è visto che anche le orexine come la leptina e la sostanza Y agiscono a livello dell'ipotalamo però in un'area particolare di questo chiamata «zona dell'appetito». Se tale centro viene leso, l'animale rifiuta il cibo e muore letteralmente di fame. Si è pure riusciti ad identificare i recettori sui quali agiscono le orexine. Ciò è assai importante in quanto permetterà in seguito di sviluppare dei farmaci molto selettivi che attivino o sopprimano il senso dell'appetito. Se le orexine vengono iniettate direttamente nel cervello l'animale mangia da tre a sei volte di più e se viene tenuto a digiuno si nota un aumento delle orexme che informa l'animale sulla necessità di nutrirsi. Il fatto che le orexine agiscano su un centro così specifico e limitato dell'ipotalamo fa sperare che il loro effetto sia altrettanto selettivo e mirato (al contrario di quello della leptina e della sostanza Y). L'interesse dell'industria farmaceutica circa lo sviluppo di farmaci anoressici (sopprimenti l'appetito) è molto alto trattandosi di un potenziale mercato di miliardi di dollari. Le statistiche degli ultimi tre anni denunciano un crescente aumento del peso medio degli americani malgrado le numerose cure dimagranti già utilizzate. Ezio Giacobini
Persone citate: Rockefeller
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