Femmine pericolose e irritabili

Femmine pericolose e irritabili IL RISCHIO CALABRONI Femmine pericolose e irritabili / maschi muoiono tutti all'inizio dell'inverno ■ L ronzio di un calabrone che I piomba inaspettato nell'om- ■ bra fresca di casa per sfuggire alla calura dell'estate è sempre inquietante. Sarà per le dimensioni (il calabrone, Vespa cràbro, è la più grande delle nostre vespe), e anche per i colori aggressivi, ma quello che allarma è soprattutto lo zzzzz agitato dell'insetto che si sente in trappola e batte contro i vetri, ostacoli trasparenti e per lui incomprensibili. Tutti hanno una innata paura del ronzio e anche i più freddi possono vincerla con l'autocontrollo solo se lo conoscono e lo sanno accettare. E' un rumore di minaccia, che serve a mettere in guardia, e il fatto che 10 usino anche gli innocui sirfidi, simili a piccole vespe, e altri insetti inoffensivi, non è che un trucco di questi deboli che non hanno altra arma se non l'inganno per intimorire. Il calabrone è uno dei forti, pericoloso davvero, irritabile, fornito di un veleno che può provocare anche la morte. Nella sua composizione chimica entrano istamina, serotonina, acetilcolina e sostanze velenose, per lo più polipeptidi, che formano un cocktail la cui potenza è legata a molti fattori: dalla quantità di punture, alla zona del corpo colpita, alle condizioni fisiche, all'età (le persone soggette ad asma e ad altre allergie sono più a rischio, come i vecchi e i bambini). Rispetto a quello delle api 11 veleno delle vespe e dei calabroni differisce per il \\ suo costituente più origi- \\ naie, la kinina, un peptide che causa sensazioni dolorose ai tessuti in cui è introdotto. E' più potente nei calabroni e nelle altre vespe so- M ciali che in quelle f solitarie, con una Jf tossicità maggiore * durante riparò? do. idell'anno ,,di. maggiore attività. Le più pericolose sono le femmine operaie, più aggressive, più numerose e più attive dei maschi e delle loro sorelle prescelte per l'amore. I calabroni fondano società annue affidate a una sola femmina, unica madre, che inizia la costruzione del nido e continua il lavoro fino al momento in cui le prime fighe operaie sono in grado di alleviarle la fatica e di immolarsi per il bene della famiglia, lasciando a lei sola il compito di continuare a produrre uo- va. Il nido può essere nella cavità di un grande tronco, in una buca, in un solaio, appeso a una persiana o a una grondaia (e allora a volte è meglio chiedere l'intervento dei pompieri, attrezzati per difenderci dai pericoli). Fortunati quelli che si imbattono in un'opera compiuta quando la matriarca non ha trovato un rifugio più nascosto dell'appiglio di un ramo in un cespuglio di nocciolo: ha un fascino un po' sinistro quella leggera costruzione cartacea, fatta di legno sfibrato e impastato con la saliva, partendo da una sferetta grossa come un pisello che la femmina afferra con le mandibole e va a fissare nel punto dove si appenderà il nido. Poi una seconda sferetta si aggiunge alla prima, e una terza e così via, e il tutto viene modellato rapidamente, alternando la preparazione della carta a visite all'acqua per bere. Così con la calma sicurezza che governa le cose che si sanno . fare senza averle mai imparate la madre modella un peduncolo e poi una coppa concava verso il suolo e alla fine costruisce alcune cellette a sezione esagonale con la bocca rivolta verso il basso. A questo punto la fatica si fa quasi insostenibile: mentre la femmina da sola continua a lavorare, aumentando il numero dei vani e deponendo altre uova, deve anche nutrire le prime larve venute al mondo che sono completamente inette. Ma lei accetta la sfida: vola nei dùitorni a caccia di qualsiasi insetto dai tegumenti non troppo duri le capiti a tiro, si posa sui frutti maturi per assorbirne la polpa, arriva a infilarsi nelle amie delle api per uccidere e portare via le operaie. Posa la preda su un ramo, la smembra e la riduce in poltiglia da somministrare alle figlie. Alla fine succede qualcosa che ridimensiona tutto questo immane sforzo: le prime larve in breve tempo raggiungono la maturità, dopo aver subito tre mute, e per la madre c'è finalmente uno spiraglio di luce dopo tutto questo estenuante lavorare: ani va l'aiuto delle vergini. Le nascite si succedono ora per ora e la famiglia comincia a prendere consistenza. Le figlie ingrandiscono e perfezionano il nido, lo rendono più robusto e confortevole con strati di carta un po' discosti l'uno dall'altro, efficaci nel mantenere la temperatura intorno ai trenta gradi necessari per lo sviluppo delle nuove larve. Per fortificarsi si riforniscono di proteine cacciando altri insetti e trovano l'energia degli zuccheri nei frutteti dove ben noti sono i loro attacchi devastanti a pere, fichi, acini d'uva, di cui divorano tutta la polpa. Attenzione agli orti: si può aprire un melone pregu¬ standone la zuccherina bontà e trovarsi faccia a faccia con una buccia vuota da cui proviene un ronzio indispettito e pericolosissimo. A volte queste cose succedono nei giardini di casa, dove tutto matura al sole; altro sono i grandi campi che servono all'industria, in cui la frutta è raccolta acerba, quando i calabroni, buongustai, ancora la disdegnano. Irrobustite le figlie finalmente la madre regina trova un po' di pace e può dedicarsi senza più frenesie a completare il suo compito terreno, quello che fin dall'inizio era per lei l'unico scopo: perpetuare la specie prima di morire. Così verso la fine dell'estate deposita altre uova, in celle un po' più grandi e che nel nido hanno una loro precisa posizione, dalle quali nasceranno le femmine fertili. E in celle normali ne deporrà altre ancora, non fecondate, da cui nasceranno i maschi. L'autunno benedirà le nozze e gli ultimi voli degli individui fecondi e ai primi freddi la prosperosa colonia comincerà a declinare. Moriranno tutti i maschi e quasi tutte le operaie, il nido si raffredderà, si sgretolerà e soccomberà ai rigori dell'inverno. Solo le femmine fecondate, con un disperato attaccamento alla vita, andranno a rifugiarsi in ogni crepa o fessura o angolo riparato alla ricerca della salvezza. Il caso deciderà quali sopravviveranno, e pochissime in primavera saranno pronte a ricominciare la loro storia. Fortificate dagli stenti fonderanno nuove società e superato l'inverno, diventeranno degne di affrontare le sfide del futuro. Caterina Gromis di Trana Il loro veleno è composto da un cocktail di sostanze diverse: può essere mortale Il fascino sinistro dei nidi, fatti di legno sfibrato e impastato con la saliva g \n peptide sazioni i in cui più poroni e so- M elle f a Jf e * . iù numerose e hi dll l. msore

Persone citate: Caterina Gromis

Luoghi citati: Trana