QUANDO COMINCIO A ESSERE PERSONA?

QUANDO COMINCIO A ESSERE PERSONA? QUANDO COMINCIO A ESSERE PERSONA? L'inizio della vita: biologia e teologia a confronto UANDO un embrione può essere considerato già un essere umano? Questa domanda d'interesse per tutti se l'è posta anche un professore di teologia, cattolico, australiano, il professor Norman Ford, che molto correttamente, nel suo libro Quando comincio io? uscito da poco nella edizione italiana della Baldini e Castoldi, riporta una scelta collezione di pareri di esperti sia filosofi che religiosi che embriologi. Il risultato è una teoria che a parere di chi scrive è tra le più corrette esistenti. La premessa che onestamente fa il professor Ford è che lui accetta nei fatti la decisione della Chiesa Cattolica che «nel dubbio» sia da considerarsi già come individuo umano lo zigote, cioè l'uovo appena fecondato; ma che questo non lo esime dal continuare la doverosa ricerca della verità. Così comincia l'affascinante descrizione storica, filosofica, religiosa e biologica, dove apprendiamo ad esempio le teorie formu¬ l i i d il late in proposito da Aristotele, che, mentre riteneva che il primo concepimento avesse luogo sette giorni dopo l'accoppiamento, pensava che solo quaranta giorni dopo si formasse «l'anima razionale», che fa dell'embrione un essere umano. Apprendiamo pure come non dissimilmente San Tommaso pensasse che «l'anima intellettiva» venisse posta da Dio nell'embrione dopo quaranta giorni dall'accoppiamento nel caso di embrioni maschi e novanta giorni dopo, nel caso di embrioni femmine. Anche in conseguenza di queste considerazioni la Chiesa cattolica fino al 1869 assumeva che l'embrione divenisse «essere umano» solo qualche settimana dopo il concepimento, e nell'ultimo pronunciamento in proposito, nel 1974, il magistero della Chiesa cattolica, mentre condannava l'aborto fin dal momento del concepimento, a causa del beneficio del dubbio che deve giocare a favore dell'embrione, dichiarava che la questione della costituzione dell'individuo, o della persona umana, è un problema ancora aperto, che va risolto dai filosofi. Tuttavia, come saggiamente osserva Ford, questi devono prima conoscere i dati di fatto presentati dalla Biologia e, in particolare, osservo io, da quella sua branca che è la Biologia dello Sviluppo. E' qui che Ford dà inizio ad una scorrevole, chiara e corretta descrizione dei dati biologici rilevanti e pertinenti. L'argomento più interessante sollevato dall'autore ò quello che fino allo stadio di sviluppo embrionale cosiddetto di «linea primitiva» cioè circa due settimane dopo la fecondazione l'embrione non possa essere considerato «individuo umano» e quindi persona. Ciò fondamentalmente perché, come si deduce da tutti gli studi sui gemelli umani e da tutti gli esperimenti sugli embrioni di altri mammiferi, fino a quello stadio ogni singola cellula dell'embrione è ancora capace di dare origine ad un individuo intero. Essa dunque fa parte non di un individuo già irreversibilmente costituito, con tutte le sue singole parti funzionali alla realizzazione del progetto di animale o uomo adulto, ma di un agglomerato di cellule, ciascuna ancora, come si dice «totipotente», cioè capace di dare origine ad individuo intero. Ne consegue che non esiste ancora una individualità e dunque fino a quello stadio non esiste ancora l'individuo umano. Se questo infatti esistesse, quando la natura lo modifica, facendone due gemelli si porrebbe il problema logico insolubile di dove è finito l'individuo che ipoteticamente esisteva già. Ben diversa è la situazione dopo lo stadio di linea primitiva, quando l'individuo si è ormai costituito con un suo asse anteroposteriore, per la prima volta fissato irreversibilmente, come per la prima volta è fissata la sua simmetria destra-sinistra. Modificare l'embrione a questo punto non si può più, perché non darebbe origine a gemelli, ma morirebbe: esso è ormai un «individuo» umano. Segue nel libro un'interessante appendice nella quale viene riportato il dibattito mondiale di esperti a vario titolo che ha seguito l'edizione inglese. Io sono per conto mio convinto che è arduo porre un preciso punto di inizio alla nascita dell'essere umano e che il senso comune mi dice che considerare essere umano un uovo fecondato è difficile, così come difficile è non considerare essere umano un feto a termine, e così come sarei portato a dire che prima dello sviluppo di un sistema nervoso, che consente di avere sensazioni prima e di pensare poi, è difficile parlare di essere umano, ma attenzione perché ponendoci su questo terreno scivoloso potremmo rischiare di non considerare essere umano un bambino, perché ancora privo delle fondamentali esperienze che vanno a costituire il pensiero umano. Ed allora benvenuti gli studi multidisciplinari che cercano di vedere se vi sia una cesura in questo continuo divenire che è l'essere umano, per consentire di stabilire quando questo sia da considerarsi tale. L'indicazione suggerita da Ford è tra le più giustificate e consiglio a tutti gli interessati, esperti e non, la lettura di questo libro, perché siano aiutati a formarsi un'opinione e perché con la loro voce arricchiscano il dibattito sull'argomento nella speranza di trovare una soluzione convincente per tutti. Giovanni Giudice QUANDO COMINCIO IO? Norman Ford Baldini & Castoldi pp. 376 L. 28.000 La tesi dell'americano Ford: solo circa due settimane dopo la fecondazione si può considerare l'embrione un «individuo umano» La tesi dell'americano Ford: solo circa due settimane dopo la fecondazione si può considerare l'embrione un «individuo umano»

Persone citate: Baldini, Castoldi, Giovanni Giudice, Norman Ford