AFRICA PATINATA A CIELO SCOPERTO
AFRICA PATINATA A CIELO SCOPERTO AFRICA PATINATA A CIELO SCOPERTO 1 respira largo - per ispirazione, intenzioni e sviluppo - in questo primo romanzo di Francesca Marciano, sceneggiatrice, documentarista e - un tempo - attrice di casa nostra residente in Kenya. Sembra d'esser di fronte al prodotto collettivo di uno staff che mette in cantiere la base per un film hollywoodiano Anni Cinquanta: l'Africa n cerca di sé mai che qualcuno si ritrovi l'amore noir, l'uomo bianco in cerca di sé - mai che qualcuno si ritrovi - l'amore infuocato, il confronto con i bassifondi della vita... Con un po' di fantasia si possono veder spuntare Ava Gardner e Stewart Granger in tenuta da caccia grossa, campo lungo con vista sul Kilimangiaro. Oltretutto il romanzo è stato scritto in inglese, per cui è come se stessimo parlando di un testo straniero, proposto per il lancio internazionale in nove Paesi, Italia compresa, e ci manchereb- be. Ci trova un po' spaesati questa dimensione a largo raggio di un nostro narratore. Chissà perché, il nostro provincialismo emerge hi casi come questo, chiedendoci con qualche diffidenza quale valenza possa avere un prodotto nato ibrido e cresciuto in lingua coloniale. Premessa d'obbligo a parte, occorre subito sottolineare che l'autrice ha confezionato un bel pacco regalo per l'aggiornamento un po' ammiccante della Mia Africa versione patinata Redford-Streep, ovvio - senza contare debiti riconosciuti verso il cacciatore delle verdi colline d'Africa, con una spruzzatina del Graham Greene più coloniale. Siamo a Nairobi, negli eleganti sobborghi abitati da multietnie bianche di stanza o di passaggio: è un mondo falsamente «selvaggio», in cui tutti conoscono tutti - anche biblicamente - e giocano all'avventura disponendo di tempo e quattrini, tra spinelli, alcol e finte nostalgie. Esmè - Esmeralda - è la bella italiana capitata lì per caso dopo la morte del padre Ferdinando, famoso poeta, a cui era legata da un affetto viscerale. Il mal d'Africa la contagia al volo, anche se i suoi rapporti intimi li intreccia con scampoli di generazioni bianche strappate al tessuto nazionale per cercare di vivere l'Africa dall'interno, di farsela amica, di possederla. Adam crea in Esmè la sicurezza di un amore sereno: nei safari da lui organizzati per turisti chiassosi e danarosi, la donna si confronta con le difficoltà di un Paese in cui bisogna guadagnarsi ogni passo, ogni respiro. Conoscendo in seguito Hunter Reed, è invece messa di fronte alle inquietudini più dolenti de! Continente Nero: giornalista d'assalto, Hunter calpesta cadaveri e scrive di massacri e di genocidi, fino a quando il massiccio esodo degli Hutu non lo convince ad arrendersi all'urlo di un Paese in cui i sogni di pace sfumano ad ogni alba. Il romanzo procede a larghe campate, scenografando con cura la bella storia privata - e dolente di Esmè, e mettendo a fuoco paesaggi, usanze, violenze e contraddizioni di un mondo che appartiene solo a se stesso e che i bianchi possono conoscere di sfuggita dal chiuso delle loro oasi refrigerate e rifornite di benessere. L'Africa ideale è quella dei grandi spazi dell'anima, in cui Esmè trova - con fatica - una nuova dimensione di donna. Il resto appartiene alle ipotesi, alle conoscenze superficiali, ai resoconti di guerra. Sotto il «cielo scoperto» dell'Africa c'è posto per ogni esilio: tra tentazioni a grande schermo e analisi psicologiche approfondite con diligenza e con «femminile» dolcezza, la Marciano ha scritto un romanzo intenso e variegato, in cui gli echi dei Grandi Predecessori non sminuiscono le intenzioni, ma offrono un giusto aggancio con l'attualità. Per i nostri occhi di sovraffollati occidentali, infatti, in Africa «tutto accade sempre per la prima volta». Sergio Peni CIELO SCOPERTO Francesca Marciano traduzione di Donata Marciano Mondadori pp. 346 L. 30.000
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