QUESTO LUTERO PROVOCA LO SCISMA DAL LIBRO di Pierluigi Battista

QUESTO LUTERO PROVOCA LO SCISMA DAL LIBRO Parliamone QUESTO LUTERO PROVOCA LO SCISMA DAL LIBRO Ese tra le cause dell'eccezionalmente scarsa propensione alla lettura della gioventù italiana fosse inclusa anche la desolante immagine di sciatteria che le case editrici, anche quelle prestigiose e «di cultura», finiscono per offrire di sé? Proviamo per esempio a raffigurarci un volonteroso adolescente che si fosse messo in testa di conoscere la figura di Martin Lutero e che perciò, fidandosi della notoria affidabilità di un marchio di qualità come quello della casa editrice II Mulino, si accingesse alla lettura di un libro, La riforma protestante, scritto da Luise Schorn-Schùtte e recentemente pubblicato in traduzione italiana dall'editore bolognese. 11 risultato sconfortante;, flìop ;potrebbe che essere la perdita di un giovane lettore e il definitivo abbandono di quell'oggetto deludente che è il libro. Si legge infatti nella prima riga dell'introduzione del libro su Lutero: «Si può essere definire così l'immagine della Riforma che ha dato sinora l'impronta alla comprensione che i tedeschi hanno di sé e della propria storia». Come sarebbe a dire: «si può essere definire» eccetera eccetera? Forse il traduttore dal tedesco, incerto tra «si può definire» e «può essere definita», si è baloccato nell'esitazione fatale scordandosi di offrire una soluzione al dilemma. Ma non è colpa del traduttore (certamente malpagato, costretto a consegnare il lavoro in tempi terribilmente brevi, come avviene oramai nella quasi totalità delle case editrici)) se nella prima riga della prima pagina di un libro si annida uno strafalcione di marchiana evidenza. Si può sbagliare ima traduzione: ma im tempo le revisioni delle traduzioni avviate dalle case editrici servivano appunto per correggere gli errori e verificare il buon uso dell'italiano da parte del traduttore. Quel piccolo ma macroscopico errore sta invece a testimoniare che al Mulino nessuno, ma proprio nessuno, dal direttore editoriale al centralinista, ha avuto l'accortezza di controllare il testo prima del fatidico visto si stampi. Naturalmente non si tratta di prendersela con un singolo editore, non più colpevole di altri: ma quell'orribile «si può essere definire» che campeggia all'inizio di un libro pubblicato da una prestigiosa casa editrice non parla di un banale errore di traduzione ma dell'oramai cronica trasandatezza di un'editoria che non sente più tra i suoi compiti primari quello di rivedere un testo, curarlo, migliorarlo, ripulirlo. E questo è un peccato mortale. Nessuno, ma proprio nessun funzionario della casa editrice bolognese ha avuto un soprassalto leggendo, poche righe più avanti, mio degli innumerevoli passi del testo italiano che suonano come traduzione incommestibile e piattamente letterale dell'originale tedesco: «Un'esposizione della Biforma nello spazio di lingua tedesca del XVI secolo trova perciò la propria legittimazione nel confronto riflessivo con la forza di azione spirituale dell'elemento religioso». Che vorrà mai dire? Non si sa, ma l'immaginario giovane lettore a questo punto è già fuggito. Perché gli editori non tornano a fare gli editori (e a controllare la qualità dei loro libri)? Pierluigi Battista

Persone citate: Luise Schorn-schùtte, Lutero, Martin Lutero