«Brusca, sei un animale. Ti stacco la testa»

«Brusca, sei un animale. Ti stacco la testa» «Brusca, sei un animale. Ti stacco la testa» «Presidente: ci lasci soli due minuti, che lo mangio» «Diamo atto aula Giovanni PRESIDENTE: che entra in Brusca». Entra anche Di Matteo. Di Matteo: «Non sei degno di entrare in quest'aula». Presidente: «Signor Di Matteo, l'ho avvisata...». Di Matteo: «Sono d'accordo con lei, ma questo è un animale e oggi siamo qua per chiarire tutta la verità di quest'uomo». Presidente: «Comprendiamo tutti il suo stato d'animo, ma la invito a fare uno sforzo...». Di Matteo: «Presidente, la prego, lei è pure padre di figli, questo è un mostro, dovrei staccargli la testa perché è uno che ha ucciso una donna incinta e un bambino e tante persone, perché non lo mettiamo in un incrocio. Andiamo avanti, presidente, ne parliamo poi all'ultimo, se il presidente vuole, se questo animale lo permette ci chiudiamo due minuti in quella cella là di fronte». Presidente: «Avete reso delle dichiarazioni, avete avviato un'attività di collaborazione, spero che non possiate proseguire su questo piano». Di Matteo: «Presidente, quello che garantisco è la collaborazione, ma a questo animale non garantisco niente, me lo faccia guardare questo animale che nella sua vita ha fatto uccidere un bambino di dodici anni perché nella sua vita non ha fatto mai niente, mi faccia sfogare, ha fatto solo tragedie perché la sua carriera con Salvatore Riina l'ha fatta con le tragedie e sono arrivati a questo punto, ad uccidere tante persone, hanno ucciso tutte le persone buone Stefano Bontate, Salamone...». Presidente: «La invito a non usare questi appellativi». Di Matteo: «Questo è più animale di suo padrino (Riina, ndr), mi ha cercato per cinque anni, cinque anni, ma a chi ha trovato? Ha trovato mio figlio, un bambino di 12 anni. Perché non cercava me? Se ha coraggio di affrontarmi mi deve affrontare ora, ci chiuda due minuti in cella, me lo mangio come un animale..». Presidente: «Se continua dovrò interrompere il confronto». Di Matteo: «Animale, hai ucciso un bambino, signor presidente mi deve scusare, ha ucciso una donna incinta che non aveva nessuna colpa soltanto perché pensava che potesse sapere qualcosa dal suo fidanzato». Presidente: «Diamo atto che è sopraggiunto Di Matteo difeso dall'avvocato Mario Geraci. Il confronto odierno riguarda soltanto due punti di contrasti relativi ad alcuni appuntamenti di Brusca con altri prima della strage di via D'Amelio. Ma Brusca dice che Di Matteo dopo Capaci fu allontanato. L'altro che il telecomando sarebbe stato nella disponibilità di Di Matteo. Sentiamo il signor Brusca». Brusca: «Di Matteo mi ha accompagnato al feudo del conte Naselli subito dopo l'omicidio di Salvo Lima. Eravamo nel mese di marzo e non mi sono più incontrato con questi soggetti dopo la strage di Capaci». Presidente: «Signor Di Matteo, risponda». Di Matteo: «E' un imbroglione, dice solo quello che gli conviene, quello che non gli conviene non lo dice. Salvo l'hanno ucciso a settembre, lui stava a casa mia, dalla strage di Capaci a settembre stava a casa mìa e s'incontrava con Bagarella e gli altri. Non è vero cruello che dice Brusca. Siccome lui è il responsabile della strage e non se la vuole caricare, lui lo ha ucciso il dottor Boi-sellino e piano piano se la caricherà. La famiglia lo deve sapere che questo è l'autore principale della strage Borsellino. La famiglia lo deve sapere, la corte, lo Stato stanno aspettando. Deve dire la verità, lui dice solo menzogne, ogni tanto se ne esce e dice lo sapete io volevo avvelenare un sacco di persone mettendo droga nelle merendine, ma come'é che il presidente non lo prende e gli dice ma vai.. Lui dice quello che gli conviene, lui ha molte cose da dire perche lui stava sempre con Totò Riina, le sa le cose...». Presidente: «Vogliamo ricostruire questi incontri?». Di Matteo: «Dopo la strage Falcone, fine maggio-giugno. Ho accompagnato lui in via Messina Marine con i fratelli Graviano, c'era anche il dottor Guttadauro. C'era anche Carlo Greco, Pietro Aglieri e altri». Presidente: «Brusca, lei ha ascoltato queste dichiarazioni?». Brusca: «Io ripeto sempre che per me Di Matteo ò pieno di rancore e di l'abbia e cerca in qualsiasi modo di accusarmi per una giustificabile vendetta». Di Matteo: «Ma quale vendetta, questo è un processo e quando sarà ti spremerò come un limone». Brusca: «Presidente io l'ho fatto parlare senza interrompere, ora mi faccia parlare. Voglio fare delle domande a Di Matteo Di Matteo deve fornire fatti precisi ed i Fatti lui li sposta a settembre, invece erano a febbraio-marze e furono per motivi d'appalto di Altofonte...». Di Matteo: «Ma che stai raccontando, a che cosa servono queste cose, devi diro la verità, stai uscendo fuori strada, di come stanno i fatti. Lui stava a casa mia fino a settembre, non è vero che dopo Capaci se n'è andato a Castellammare del Golfo Ogni tanto stu figlio di buttana che giocava con mio figlio...». Brusca: «Signor presidente, io...». Di Matteo si alza dalla sedia, si scaglia contro Brusca, gli lancia il microfono, c'è una gran baraonda. Presidente. «Signor Di Matteo, cosi non posso consentire che vada avanti il processo, possiamo sospendere per qualche minuto». Di Matteo: «Perché questo dice bugie anche davanti a lei, lo chiamava Piccolino a mio figlio, io l'ammazzo, qua davanti a tutti». L'udienza riprende dopo mezz'ora. Sul microfono viene attaccato un | nastro adesivo per evitare che Di I Matteo possa lanciarlo. Presidente: «Signor Di Matteo, è in condizione di proseguire?». Di Matteo: «Presidente, lei mi deve comprendere, le chiedo scusa ma devo capire». Presidente: «Penso che sia comprensibile ma la invito a non eccedere, se ha bisogno di sospensioni per calmarsi me lo dica che sospendiamo. Allora riprendiamo. Si tratta dello stesso incontro». Di Matteo: «L'incontro c'è stato, lui parla di altro perché di incontri ne ha l'atti una marea dopo la strage di Capaci, perché lui stava a casa mia, lui lo sa...». Presidente: «Lui si fermava a casa sua?». Di Matteo: «Si, venivano tutti a trovarlo Biondino, Graviano perché gli dava appuntamenti. Lui sapeva dov'era anche la chiave di casa, se ne andava in campagna, io lavoravo al Comune, lui stava da me, deve dire la verit:> 1 • famiglia Borsellino deve sapere crii ha ucciso suo marito, è lui, ce lo abbiamo qua, che andiamo corcando?». Brusca: «Tu appuntamenti ne hai avuti duemila». Di Matteo: «Stai dicendo un sacco di bugie, sei un falso pentito...». COMO. Santino Di Matteo il suo conto con Giovanni Brusca l'ha saldato. Per fortuna in modo fisicamente non cruento, anche se ad im certo punto del confronto - ricordando che «quel figlio di buttana» aveva «persino giocato con il mio bambino» - ha cercato di mettergli le mani addosso. L'intervento del presidente Piero Falcone e la successiva sospensione sono servili a garantire la conclusione dell'at¬ to giudiziario senza ulteriori incidenti. E' stata - comunque - una udienza drammatica. Si sono fronteggiati l'emotività di Di Matteo e la freddezza ragionieristica di Giovanni Brusca, sempre preciso nel «riempire» la propria testimonianza con dovizia di particolari. Il dissidio tra i due è ovviamente msanabile: Di Matteo ha perso un figlio, Giuseppe, sequestrato, ucciso e disciolto nell'acido. «Ha ucciso un bambino e una donna incinta Perché non lo mettiamo in un incrocio?» fi n i|„, in Tre momenti dello scontro in aula tra Giovanni Brusca e Di Matteo, culminato con un tentativo di aggressione

Luoghi citati: Altofonte, Capaci, Castellammare Del Golfo, Como