Il manager della mediazione

Il manager della mediazione Il manager della mediazione Più vicino a Provenzano che a Riina IL RUOLO DEL BOSS PALERMO ELLA holding-mafia c'è chi mostra i muscoli e chi siede in consiglio di amministrazione con moli felpati per tessere trame in grado di bilanciare le deflagrazioni militaristiche. Tra i «manager» della mediazione, magari non di facciata ma non meno influenti, può essere annoverato Mariano Tullio Troia, detto «Mario», 65 anni, un signor nessuno fino ai primi Anni 90, un'improvvisa quanto corposa visibilità dopo le stragi del '92 e la cattura di Totò Runa (gennaio '93), il tutto, a quel punto, certificato dai giudici con tanto di mandato di cattura. Nelle segnaletiche circolate in questi aimi ima sorta di simmetria fisiognomica tra l'uomo e la vocazione alla ricucitura attribuitagli: nelle immagini distribuite a tutte le polizie compariva un viso caratterizzato da capello azzimato, balletti ben curati, una esteriorità che rimandava al classico «uomo di rispetto» di tanta abusata letteratura sulla mafia rurale, quella spazzata via dai sanguinari corleonesi. L'opposto cioè del capo dei capi Riina, cipiglio sicuramente in sintonia con il terrore seminato durante lo scontro con i reggenti di un tempo. E in questa fase si ripropone il dualismo già noto dentro Cosa Nostra: il condottiero pugnace (Rima) da un lato, il proconsole avvezzo alla diplomazia (Troia), una convergenza d'intenti con l'obiettivo di coniugare il bellicismo di prima linea con, quando è necessario, la guerra di posizione, l'armistizio, finauco la pace. Non belligeranza che - secondo le più recenti analisi - Troia avrebbe adesso perseguito all'ombra di Bernardo Provenzano, il numero uno più che mai dopo lo sfarinamento della stella di Riina e più che mai duttile nella strategia della «disattenzione» sul pianeta mafia. Di Troia i pentiti «storici» di Cosa Nostra, Tommaso Buscetta e Totuccio Contorno, non parlano mai. E fino a qualche anno fa la sua posizione non era del tutto intelligibile nemmeno dagli investigatori. Eppure Troia alla fino degli Anni 80 avrebbe raggiunto dentro Cosa Nostra un molo più che solido. Promosso al rango di capomandamen- to della borgata di San Lorenzo, per un certo periodo si sarebbe ritagliato un ampio spazio accanto a Riina. Figlio di un padrino della vecchia mafia, Troia è riuscito a rimanere indistinto fino a quando pentiti più recenti come Gaspare Mutolo e Giuseppe Marchese lo hanno indicato come il subentrante del boss Giacomo Giuseppe Gambino (Gambino è morto suicida in cella l'anno scorso). Come componente della commissione, dall'ottobre del '92 è indicato tra i mandanti dell'omicidio di Salvo Lima (marzo '92) e nella successiva operazione por catturare i responsabili di dieci anni di terrore mafioso, ordinato dalla procura di Palermo nel marzo '93, il nome di Troia compare nell'elenco dei mandanti delle uccisioni di Mario Prestifilippo e Giovanni Fici, assassinati ncll'87 e nell'88 per evitare che vendicassero, a loro volta, l'eliminazione del killer Pino Greco «Scarpa», di cui erano alleati. Ma c'è un altro collaboratore che parla del boss di San Lorenzo da¬ vanti al quale Totò Riina avrebbe mostrato cautela e deferenza. E' Alberto Lo Cicero, suo autista personale. Lo Cicero, che ha cominciato a collaborare nel'91, subito dopo essere sfuggito ad un agguato, ha raccontato che nella villa del suo padrino a «Chiusa Grande», la borgata di San Lorenzo, si svolgevano summit di mafia ai quali partecipava lo stesso Riina con altri boss della commissione per decidere gli «affari» e le «condanne». Lo Cicero ha fornito anche una mappa degli interessi mafiosi che gravitavano attorno a Troia. Rivelazioni che hanno fatto scattare, all'inizio del marzo '93, il blitz denominato «Operazione in serra» contro i fedelissimi di Riina. «I Nicoletti, i Prestigiacomo e il fratello Vincenzo Troia - ha scritto nell'ordinanza di custodia cautelare il gip Alfredo Montalto - permettono a Troia di gestire attività economiche di notevole livello e di avere il monopolio della zona di Capaci-Punta Raisi attraverso il sistema dei subappalti». [g, mir.] Cresciuto nell'ombra Di lui i pentiti Buscetta e Contorno non hanno mai parlato ■ WÌM Totò Riina

Luoghi citati: Capaci, Palermo, Troia